Profughi cristiani nel corpo e nell’anima senza umanità e dignità
Il ringraziamento alla Chiesa del Kurdistan
“Grazie a Dio – ha affermato la religiosa – la Chiesa nella regione del Kurdistan si è fatta avanti e ha curato in prima persona i cristiani sfollati, facendo davvero del proprio meglio per far fronte al disastro. Gli edifici appartenenti alla Chiesa sono stati aperti e messi a disposizione per fornire un riparo agli sfollati; hanno fornito loro cibo e altri generi di prima necessità, per far fronte ai bisogni immediati della gente; hanno anche fornito assistenza sanitaria gratuita. Inoltre, la Chiesa ha lanciato appelli cui hanno risposto molte organizzazioni umanitarie, le quali hanno fornito aiuti alle migliaia di persone in situazione di estremo bisogno. Oggi siamo grati per tutto ciò che è stato fatto, con la maggior parte delle persone che hanno trovato un riparo in piccoli container prefabbricati o in alcune case”.
Lo Stato islamico vuole il genocidio umano e culturale dei cristiani
“La persecuzione che la nostra comunità si trova oggi a fronteggiare – osserva suor Diana – è la più brutale della nostra storia. Non solo siamo stati derubati delle nostre case, proprietà e terre, ma è stato distrutto anche il nostro patrimonio. L’Is ha distrutto e continua a demolire e bombardare le nostre chiese, i reperti archeologici e luoghi sacri come Mar Behnam e Sara, un monastero del quarto secolo e il monastero di San Giorgio a Mosul. Sradicati e cacciati a forza, abbiamo capito che il piano dello Stato islamico è di svuotare la terra dai cristiani e ripulire il terreno di ogni minima prova che testimoni la nostra esistenza nel passato. Questo è un genocidio umano e culturale. I soli cristiani che sono rimasti nella piana di Ninive sono quelli che sono stati trattenuti come ostaggi”.
Misure urgente per la comunità cristiana irachena
”La perdita subita dalla comunità cristiana nella piana di Ninive ha portato l’intera regione sull’orlo di una terribile catastrofe. Oggi per ripristinare, riparare e ricostruire la comunità cristiana in Iraq – ha concluso la religiosa irachena – bisogna adottare con la massima urgenza le seguenti iniziative: liberare le nostre case dalla presenza del sedicente Stato islamico e favorire il nostro rientro; promuovere uno sforzo comune e coordinato per ricostruire ciò che è stato distrutto – strade, acqua, forniture elettriche, ivi compresi i nostri monasteri e le nostre chiese e incoraggiare le imprese per contribuire alla ricostruzione dell’Iraq e del dialogo interreligioso. Questo può essere fatto attraverso le scuole, le accademie e progetti pedagogici ed educativi mirati”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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