Risale al 1949 il primo documento che accenna ai gruppi di preghiera come “gruppi di fedeli che si sono proposti di pregare insieme”. Il documento proviene dalla Casa Sollievo della Sofferenza ed indica già quella che è la fisionomia dei “gruppi”: “Una volta o due al mese si riuniscono; assistono alla santa messa, si accostano ai santi sacramenti e recitano in comune il santo rosario…
“Saremo ben lieti – si legge nel periodico “La Casa” – se questi gruppi si moltiplicassero, possibilmente sotto la guida di un sacerdote” (La Casa, settembre 1949, p.6 in , numero di settembre 1949, in Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. Padre Pio, S.Giovanni Rotondo, pag. 350).
Ma sarà il 5 maggio 1966, due anni prima della sua morte, che Padre Pio parlerà ai gruppi di preghiera giunti a S.Giovanni Rotondo da ogni parte d’Italia e del mondo. invitandoli solennemente ad affiancarsi alla “Casa del Sollievo” ed indicandoli come “le posizioni avanzate di questa Cittadella della carità, vivai di fede, focolai d’amore, nei quali Cristo stesso è presente ogni qual volata si riuniscono per la preghiera e l’Agape eucaristica, sotto la guida dei loro pastori e direttori spirituali […..]
E’ la preghiera – dirà solennemente Padre Pio – questa forza unita di tutte le anime buone, che muove il mondo, che rinnova le coscienze, che sostiene “La Casa”, che conforta i sofferenti, che guarisce i malati, che santifica il lavoro, che eleva l’assistenza sanitaria, che dona forza morale e la cristiana rassegnazione alla umana sofferenza, che spande il sorriso e la benedizione di Dio su ogni languore e debolezza” ( Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. Padre Pio, S.Giovanni Rotondo, pag. 350-351).
STORIE QUASI INVEROSIMILI SE NON SI TRATTASSE DI PADRE PIO
Siamo nella seconda guerra mondiale e l’epilogo è già alle porte. L’esercito Americano comincia ad Avanzare dal sud Italia verso nord. La Puglia è una delle prime regioni ad essere liberata dagli Alleati ed a S.Giovanni Rotondo cominciano ad arrivare i soldati inglesi ed Americani, attirati dalla fama di Padre Pio.
Ad accoglierli nella cittadina del Gargano è Mary Pyle, figlia spirituale di Padre Pio. La sua grande Casa, costruita poco lontana dal convento, è l’unico luogo dove i pellegrini che giungono a S.Giovanni possono mangiare e riposare. Non ci sono ancora alberghi e Mary l’Americana, come viene chiamata, accoglie tutti in un un clima di evangelica fraternità. L’interesse dei militari alleati per Padre Pio è ingigantito da alcune storie che circolano nelle basi Alleate di Foggia e Bari. Alcuni piloti raccontano che, “durante le loro missioni nei cieli del Gargano, avevano visto di fronte al loro aereo la figura di un frate con le braccia aperte, quasi a voler impedire che passassero per bombardare la zona del promontorio Garganico. Ed i loro aerei, senza che nessuno fosse intervenuto sui comandi, avevano cambiato rotta. Tornati a terra spaventati, quei piloti avevano riferito la loro incredibile esperienza e qualcuno aveva parlato loro di Padre Pio. Recatisi a San Giovanni Rotondo e, vedendo il Padre, avevano riconosciuto in lui il misterioso frate che aveva fatto cambiare rotta ai loro aerei.
Questi racconti, fatti da più piloti, avevano impressionato. E tanti soldati, di varie nazioni e di religioni diverse, accorrevano a S.Giovanni Rotondo.” (Renzo Allegri, A tu per tu con Padre Pio, Mondadori Editore, pag. 130)
Sembra strano, incredibile, immaginare Padre Pio librarsi nell’aria a braccia aperte di fronte ad un aerero, per impedirgli di bombardare il Gargano. Ma a parte che questi episodi sono raccontati su varie, autorevoli, biografie su Padre Pio, Il fatto che il Padre possa pararsi di fronte ad un aereo in volo, va certamente attribuito a quel fenomeno della bilocazione che, in maniera così straordinaria, ha segnato la sua vita.
Di questo fenomeno se n’è accennato, ed i libri dedicati a Padre Pio ne hanno parlato molto, Ma è bene ricordarlo ancora una volta che con la bilocazione il Padre si trova nello stesso tempo in due luoghi diversi. “In un luogo è presente con il proprio corpo; in un altro è operante, assumendo una figura aerea del tutto simile al proprio corpo” (Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. omonime, S.Giovanni Rotondo, pag. 191).
Ma nessuno può parlarci con cognizione di causa all’infuori di chi vive la bilocazione. E, nel nostro caso è lo stesso Padre PIo che in una lettera scritta l’11 dicembre 1918 a Rosinella Gisolfi, così accenna brevemente, con la consueta discrezione ad una sua bilocazione di cui ha beneficiato proprio questa sua figlia spirituale: “E’ per amore che Egli , [Dio] ti prova, è per amore che Egli permise al suo indegno ministro di esserti d’accanto in una di queste notti scorse. Ed il tutto fu permesso da Lui per confortarti, per sollevarti, per animarti alla durissima prova” (Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario, III, p.526).
Anche il dono delle lingue fa parte della straordinaria ricchezza di carismi e doni mistici che Iddio ha elargito abbondantemente in quest’umile frate del Sannio. Nello stesso periodo in cui circolano gli strani racconti degli aerei sul Gargano, “Quattro ufficiali americani, di religione protestante, arrivano da Foggia accompagnati da un interprete. Il Padre passando accanto a loro, si ferma a parlare. Si esprime, come sempre, in dialetto napoletano, ovvero Beneventano, formulando domande a cui i soldati rispondono nella loro lingua. Al termine della conversazione i militari si chinano riverenti e gli baciano la mano. Quando il Padre si allontana, si rivolgono al loro interprete dicendo: “Ma come parla bene la lingua americana, Padre Pio”. E l’interprete lì guarda stupito perché aveva sentito dal Padre soltanto espressioni dialettali” (Renzo Allegri, A tu per tu con Padre Pio, Mondadori Editore, pag. 130).
Nelle vicende che accompagnano la liberazione del Sud dell’Italia da parte degli Alleati, la Puglia si trasforma in zona di rifugio. Giungono ogni giorno a S.Giovanni Rotondo i rifugiati del nord italia ed i soldati dell’esercito di liberazione. Non solo i cattolici, ma anche i protestanti, per autorizzazione speciale di Pio XII possono assistere alla messa di Padre Pio. Molti di quest’ultimi si convertono al cattolicesimo, facendosi battezzare da Lui.
Tra i tanti militi americani e di altre nazioni, sono logicamente migliaia i fedeli italiani che accorrono da Padre Pio per chiedere una preghiera, una grazia, delle assicurazioni sui loro congiunti in guerra. Trattandosi di notizie riguardanti persone che il Padre non conosce e che si trovano nei luoghi più disparati d’Italia e del mondo, si può intuire come l’aspettativa della gente è sempre quella di avere una risposta profetica, una rassicurazione che il familiare, il parente è vivo. Ma non sempre Egli dà una risposta esauriente, non sempre sà o è al corrente. Non se la sente, a volte, di dare sempre una risposta che plachi il turbamento e l’inquietudine di coloro che gli si rivolgono. Nella sua schiettezza e semplicità dice quello che sà. Per il resto invita sempre a pregare e sperare. “Si, è vivo”, “Tornerà”, o ancora:”Aspettate e sperate”. “Pregate, pregate” oppure: “Non so nulla” (Yves Chiron, Padre Pio, Una Strada di misericordia, Edizioni Paoline, pag. 243). I santi, anche i più grandi, quelli che vivono pienamente immersi nel soprannaturale e quindi nella comunione mistica con Dio, hanno degli sprazzi di profezia, dei momenti di luce nei quali il Signore permette loro di comunicare quello che Lui vuole, per il bene delle anime, e quindi anche delle profezie, dare delle risposte a chi, nell’ansia e nel dolore, aspetta un parola di consolazione, di speranza o di certezza. Ma non sempre è così. Ci sono dei momenti in cui i santi non possono dare alcuna risposta. Solo chi vuol barare può permettersi di dire di sapere tutto. Padre Pio, invece, quello che sà lo dice, quello che ignora non lo dice, sollecitando a pregare e sperare, perché Dio può veramente tutto.
Ma più che parlare, padre Pio agisce, opera laddove la sua presenza viene invocata. Anche lontano o lontanissimo da
S.Giovanni Rotondo. Tantissime persone, tra cui molti soldati, hanno testimoniato di essere scampati a un pericolo grazie alla sua protezione. C’è un episodio avvenuto durante i bombardamenti di Pescara. Un gruppo di persone si rifugia al pianterreno di un edificio di quattro piani e qui, con il cuore in tumulto per le continue esplosioni, piange e prega tenendo in mano una foto di Padre Pio e gridando:”Padre Pio salvaci!”. Improvvisamente una bomba prende in pieno l’edificio, sfondando il quarto piano e poi il terzo, il secondo, il primo, arrivando come un rombo di tuono a pianterreno, proprio dove si trova questo gruppo di persone che prega. “Padre Pio salvaci!” le parole di tutti sembrano precedere l’esplosione. Ma l’ordigno non esplode (cfr . Yves Chiron, Padre Pio, Una Strada di misericordia, Edizioni Paoline, pag. 244).
Qualcuno potrebbe storcere il muso di fronte a queste invocazioni rivolte a Padre Pio. E’ Dio che opera: questo lo sappiamo tutti. Ma Dio vuole operare anche nel nome di quei suoi figli che, nell’umiltà e nella semplicità di cuore, si affidano totalmente a Lui e per Lui vivono “Oblati”, “OFFERTI” per tutta la vita, corrispondendo al suo Amore infinito con l’amore ardente del loro cuore. Padre Pio ottiene tanto da Dio perché dà tanto. Egli ama Dio con tutto l’amore con cui è possibile ad un uomo amare Dio. Ed il suo amore è reso ancora più credibile dalle sofferenze di ogni tipo che accetta fino a sublimarle nell’abbandono totale a Cristo.
Un ulteriore motivazione delle mirabilie operate da Dio nel nome di Padre Pio ci viene da alcune testimonianze di Padre Agostino da S.Marco in Lamis suo Direttore spirituale, che nel convento di Venafro, assistette ad alcune estasi del giovane Padre Pio, nel periodo che va da fine ottobre – primi di dicembre del 1911.
Qui, nella località del Molise, Padre Pio cadde ammalato e per 21 giorni non poté fare niente né mangiare niente. Solo la comunione riusciva a fare. E qui i superiori arrivarono a scoprire per la prima volta i fenomeni straordinari che accompagnavano la sua vita. Si trattava non solo di assalti furibondi e tentazioni del maligno, ma anche di apparizioni di Gesù, Maria, l’Angelo custode, S.Francesco ed altri santi.
Durante le estasi padre Agostino poté ascoltare “le invocazioni, i lamenti, le gioie dell’estasiato, che dialogava con l’Invisibile” (Diario, pp.35-55 in: Padre Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ediz. omonime S.Giovanni Rotondo, pag. 83).
“O Gesù, ti raccomando quell’anima…devi convertirla…O Gesù converti quell’uomo…T’offro per lui tutto me stesso.” e ancora: “O gliela fai la grazia o ti debbo stancare… Tu devi dir di sì… Se si tratta di castigare gli uomini castiga me… I sacerdoti devi aiutarli….finché si tratta di me fa pure, ma degli altri no…”. In un’altra estasi avvenuta il primo dicembre del 1911: “Lo vuoi castigare?… No, Gesù, castiga me… Non devi castigarlo!… Non ho detto che voglio offrirmi per tutti?”. Infine due giorni dopo, il 3 dicembre: “Quante profanazioni nel tuo santuario… Gesù mio, perdona, abbassa quella spada… e se deve cadere, si trovi solo il mio capo… si, io voglio essere la vittima… Dunque punisci me e non gli altri… mandami anche all’inferno, purché ti ami e si salvino tutti, si tutti… Punisci me, Gesù mio… Salva tutti… Gesù mio, io mi offro vittima per tutti” (Cfr Agostino da S.Marco in Lamis, Diario, pp.35-36 in Padre Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ediz. omonile S.Giovanni Rotondo, pag. 83).
Alcune di queste espressioni di Padre Pio, rivolte verso il suo interlocutore invisibile, sono state registrate dallo stesso Padre Agostino nel suo Diario, e danno un idea, una risposta agli interrogativi che riguardano la straordinaria attività taumaturgica di Padre Pio, la potenza invincibile della sua preghiera e del suo dolore, la fecondità straordinaria della sua Missione, il fatto che Dio ascolta ed esaudisce quasi sempre le sue preghiere. In quel “quasi” c’è il confine pressapoco impercettibile tra l’Amore paterno di Padre Pio per i suoi figli spirituali con il desiderio di esaudirli sempre, ed il Progetto di Dio che molte volte sceglie altre vie diverse dai desiderio degli uomini. A tutto Padre Pio si inchina adorando la Divina volontà. Come quando il 7 ottobre 1946 perde papà Grazio. Anche qui, come nella perdita dell’adorata mamma Peppa, il suo dolore si stempera e si fonde nell’amore totalizzante al Padre Celeste. Amore che che tutto accetta e tutto ama.
Negli anni Quaranta e Cinquanta la fama di Padre Pio da Pietrelcina raggiunge il suo apice, anche perché l’Italia del dopoguerra cerca di risorgere dalle macerie materiali e morali del conflitto. Il frate stigmatizzato del Gargano diviene così un faro di luce e di spiritualità, un “umile ministro di Dio” nel quale il cielo e la terra sembrano toccarsi. E’ in questi anni che il numero dei pellegrini aumenta a dismisura favorito anche dallo straordinario sviluppo dei mezzi di comunicazione sociale. La reputazione di questo “santo” del duemila arriva dappertutto e da tutto il mondo giungono quotidianamente a centinaia le lettere dirette a lui.
Il 13 settembre 1949, padre Agostino da S.Marco in Lamis, da sempre amico e confidente di Padre Pio, annota così sul suo diario: “Le lettere arrivano a centinaia. Ci sono lettere commoventi che implorano grazie e si scrive di Padre Pio come di un santo che sarebbe potente presso il Signore. Molte sono le lettere che parlano di grazie ricevute”(Yves Chicon, Padre Pio, una Strada di Misericordia, Ed.Paoline, pag. 261).
Fin dalle due del mattino, i fedeli si accalcano alle porte del convento per avere qualche opportunità di confessarsi da Padre Pio in giornata”. Perciò, A partire dal 1950 per le donne e dal 1952 per gli uomini, si deve ripristinare nella chiesa del convento il sistema della prenotazione per le confessioni. La stessa chiesa è divenuta ormai troppo stretta per le folle che a centinaia, se non a migliaia, invadono il Gargano. Sarà nel 1954 che i cappuccini decideranno di costruire un nuovo tempio a fianco del vecchio.
Del ministero sacerdotale esercitato nel confessionale, si è detto molto. Ma molto di più c’è da manifestare. Padre Pio si mostra apparentemente burbero, rude, duro. Ma dentro il suo cuore c’è un grande amore a Dio ed alle anime che, a prezzo del suo sangue, cioè delle sue sofferenze, egli vuole riconciliare con il “Padre misericordioso”. Se a volte Padre Pio nega l’assoluzione c’è un motivo preciso e va cercato nel fatto che egli vede nei penitenti un’indifferenza al peccato grave e la perseveranza nel male.
Don Alessandro Lingua è un penitente di Padre Pio. Un giorno un suo amico, che è sposato, va dal frate per confessarsi. Ma invece di confessare la relazione con una donna, comincia a parlare di una sua “crisi spirituale”. A questo punto Padre Pio balza in piedi e gli dice:”Ma che crisi spirituale. Tu sei un porcaccione e Dio è adirato con te. Vattene” (A. Lingua, o.c. p.33 in Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. omonime, pag. 222).
I cuori di molte anime sono uno specchio per Padre Pio. Egli vi legge tutto quello che il Signore vuole. Un carisma, quello della scrutazione dei cuori che si collega direttamente al ministero della Confessione, che è una delle attività primarie, con la preghiera, del frate di Pietrelcina. Un giorno Padre Pio accompagna i giovani fraticelli del seminario serafico, di cui è Direttore, a passeggio per la strada rotabile S.Giovanni Rotondo – Borgo Celano. Il Padre è triste e improvvisamente scoppia a piangere dicendo: “Uno di voi mi ha trafitto il cuore….Proprio questa mattina uno di voi ha fatto una comunione sacrilega! E dire che sono stato io stesso a fargliela durante la messa conventuale”. A questo punto uno dei giovani fraticelli cade in ginocchio e piangendo dice:”Sono stato io”. Qualche istante dopo il Padre lo fa alzare e, chiedendo a tutti di allontanarsi, rimane col giovane seminarista che gli confessa il gravissimo peccato. Inutile dire che il Padre assolve subito questo fraticello dal peccato sacrilego e lo riconcilia con Dio.
Padre Pio è non solo “Colui che conobbe il patire”, non solo il “taumaturgo”, lo “Stigmatizzato”, il “Sacerdote apostolo del confessionale” e di una straordinaria “catechesi silenziosa” sulla Santa Messa, ma è un mistico di straordinaria grandezza, un “prete che prega” (M. WINOWSKA, Il vero volto di Padre Pio, Ed. Paoline, pag.178), come si definisce egli stesso rispondendo al giornalistia Attilio Crepas di Stampa Sera.
La spiritualità di Padre Pio affonda le sue radici nella vita religiosa del popolo Pietrelcinese, di cui egli è il Fiore più bello e santo. Gente semplice, quella del Castello, il borgo natale del frate stigmatizzato. Gente che frequenta la chiesa per la recita del rosario e la benedizione Eucaristica vespertina, seguita dalla preghiera a Maria Santissima. Sono gesti e parole che restano impresse nella mente e nel cuore del piccolo Forgione. L’Amore all’Eucaristia ed alla Madonna, sono le colonne portanti della sua vita interiore. E poi la devozione all’Angelo Custode che segna dei momenti di straordinaria delicatezza e di reciproco affetto. Ma Padre Pio si sente anche molto devoto a S.Giuseppe, S.Francesco, S. Domenico e S.Caterina da Siena. Basta leggere le sue lettere scritte ai Direttori e figli spirituali. Ognuna di esse è introdotta da una sequela di lettere puntate: I.M.G.I.D.F.C. che sono le iniziali di Gesù, Maria,Giuseppe, Domenico, Francesco, Caterina, i santi di cui invoca la benedizione e la protezione. Ma al centro dei pensiero, dei sentimenti e delle preghiere ardenti di Padre Pio ci sono soprattutto loro: Gesù e Maria. Un culto Eucaristico e Mariano che trova quotidianamente, nel convento di S.Giovanni Rotondo, dei momenti di intensa esplicitazione attraverso la semplice liturgia verspertina: la recita del Rosario e le Benedizione Eucaristia accompagnata dalle Visite al Santissimo Sacramento ed a Maria Santissima. Le parole vibranti di ardente amore con cui ogni giorno Egli rivolge la sua preghiera a Gesù Eucaristico, trovano la loro significazione in quell’unione mistica col Cristo che presuppone nel cappuccino stigmatizzato la consapevolezza di trovarsi davanti ad un Mistero di Amore infinito e misericordioso. Così scrive Padre Pio ad Assunta De Tomaso il 4 gennaio 1922: “Nel corso del giorno, quando non ti è permesso di fare altro, chiama Gesù, anche in mezzo a tutte le tue occupazioni, con gemito rassegnato dell’anima ed egli verrà e resterà sempre unito con l’anima mediante la sua grazia ed il suo santo amore. Vola con lo spirito dinanzi al tabernacolo, quando non ci puoi andare col corpo, e, là, sfoga le ardenti brame e parla e prega ed abbraccia il Diletto delle anime meglio che se ti fosse dato di riceverlo sacramentalmente” (Padre Pio, Epistolario I, pag. 448).
E come dinanzi a Gesù Eucaristico la recita della Visita a Gesù Sacramentato, da parte di Padre Pio si fa ardente, così si fa vibrante la sua preghiera a Maria, prima di impartire la benedizione Eucaristica “La Santissima Vergine ci ottenga l’amore alla croce, ai patimenti, ai dolori ed ella che fu la prima a praticare il vangelo in tutta la sua perfezione, in tutta la sua severità, anche prima che fosse pubblicato, ottenga a noi pure ed essa stessa dia a noi la spinta di venire immediatamente a lei d’appresso. Sforziamoci noi pure, come tante anime elette, di tenere sempre dietro a questa benedetta Madre, di camminare sempre appresso ad ella, non essendovi altra strada che a vita conduce, se non quella battuta dalla Madre nostra: non ricusiamo questa via, noi che vogliamo giungere al termine”(Padre Pio, Epistolario, pag.601), Così aveva scritto a Padre Agostino il 1° luglio del 1915.
Sulla spiritualità di Padre Pio e sul suo intenso rapporto affettivo con Gesù e Maria, abbiamo la testimonianza di uno che l’ha frequentato molto: il Gesuita Padre Domenico Mondrone: “Padre Pio “fu altissimo nell’unione con Dio. Io vorrei ritenerlo tra i più grandi mistici dei nostri giorni. Modello eccezionale di devozione al Mistero eucaristico e alla Passione, ottenne che la sua messa fosse il centro di attrazione delle anime venute a S.Giovanni Rotondo. Devotissimo della Madonna, la onorava ogni giorno con la recita di rosari senza numero. .”(D. Mondrone, la vera grandezza di Padre Pio, o:c: pp.25-26 in Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, Ed. omonime).
Siamo nel 1952 e le ferite e le cicatrici della guerra si vanno gradualmente rimarginando. La società italiana vive proiettata verso una nuova stagione storica, non più fatta di ideologie totalitarie, ma di un umanesimo cristiano arricchito e fecondato dalle sofferenze causate dalla guerra. La gente cerca di conquistare quel benessere civile ed economico che avrà il suo pieno boom negli anni sessanta. Al pari dei grandi santuari dello Spirito, S.Giovanni Rotondo diviene luogo di rifiugio,di preghiera, di spiritualità, di accoglienza e di confronto ideale tra la dimensione di fede ed una realtà sociale che è alla ricerca di nuovi riferimenti etici, morali e spirituali, per un futuro di speranza e di pace.
Nel suo convento Garganico Padre Pio continua a vivere quotidianamente “assorbito” dalla sua Missione sacerdotale e profetica. E come da una parte si mostra severo verso coloro che con superficialità si avvicinano al sacramento della Confessione, così dall’altra, con tenerezza straordinaria, si volge verso i bambini. Abbiamo al proposito, una testimonianza oculare: “Due amici di Benevento decidono di andare a confessarsi a S.Giovanni Rotondo. Uno di loro pensa di portare con sé il nipote di sette anni che frequenta la seconda elementare. Prima di intraprendere il viaggio il bambino viene sollecitato dalla mamma e dal nonno a chiedere la benedizione al frate stigmatizzato: “Appena ti troverai di fronte a Padre Pio – gli ricorda la mamma – digli:”Padre, voglio la vostra santa benedizione”. Non te lo dimenticare. Ricordati:”Padre, voglio la vostra santa benedizione”. I tre si mettono in viaggio per Foggia. Poi prendono la corriera per il Gargano. Arrivati a S.Giovanni Rotondo si recano nella minuscola chiesa di S.Maria delle Grazie. Il bambino insieme col nonno aspetta di vedere questo frate barbuto di cui tanto ha sentito parlare. Il profumo di santità è percettibile da tutti, soprattutto dai bambini. Essi, più degli adulti, avvertono il fascino di un uomo di Dio. E quando arriva il turno del nonno, il nipote lo accompagna nel separé dove Padre Pio sta confessando. “Da quando tempo non ti confessi?”, domanda il Padre all’uomo venuto da Benevento. E lui:” Padre, sono sette, otto anni”. A questo punto Padre Pio sbotta:”Sette, otto anni che non ti confessi! Vai via, fatti prima l’esame di coscienza, e poi ritorni”. Poi al bambino:”E tu che vuoi?” Timoroso il bambino non riesce a pronunciare parola. Allora il nonno, ancora mortificato per il rimbrotto, risponde:”Padre, è mio nipote. Vuole la vostra benedizione”. “Stemperando. allora, la sua severa espressione in un dolce sorriso, padre Pio pone dolcemente la sua mano piagata sul capo di quel bambino e dice:”Vai, vai, che ti benedico” (Testimonianza diretta manifestata a Donato Calabrese).
Un avvenimento importante della vita di Padre Pio ricorre nel 1953. Il 22 gennaio ricorda il Cinquantesimo anniversario di vestizione religiosa. Un giorno che vede salire sul Gargano tantissima gente, figli spirituali e pellegrini che vogliono festeggiare i suoi cinquanta anni di vita francescana. Nella chiesetta di S.Maria degli Angeli gremita di fedeli, Padre Pio rinnova ancora una volta, nelle mani del superiore provinciale, i suoi voti di povertà, castità e ubbidienza. Dal diario di Padre Agostino da S.Marco in Lamis leggiamo che la rinnovazione dei voti viene fatta dal Padre “con tutto il trasporto del suo serafico ardore, compreso solo dal Signore… La Chiesina non conteneva la folla di popolo… In mezzo a tante dimostrazioni di ammirazione, di amore, padre Pio rimane nella sua semplicità ed umiltà, attribuendo il tutto alla gloria di Dio, Autore di ogni bene” (Padre Agostino da S.Marco in Lamis, Diario p.215 in Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, ed. omonime S.Giovanni Rotondo, p.366).
In questo giorno di festa è presente a S.Giovanni Rotondo anche il superiore generale dell’Ordine cappuccino, padre Benigno da S.Ilario Milanese (Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, ed. omonime S.Giovanni Rotondo, p.366). Con l’occasione viene preparata anche un’immaginetta-ricordo con sul retro una preghiera composta dallo stesso Padre Pio. E’ la sintesi della sua Missione e del suo ministero di Amore: “Cinquant’anni di vita religiosa / cinquant’anni confitto alla Croce / cinquant’anni di fuoco divoratore / per te, Signore, per i tuoi redenti. / Che altro desidera l’anima mia / se non condurre tutti a Te / e pazientemente attendere che questo fuoco divoratore / bruci tutte le mie viscere nel cupio dissolvi?” (Cronistoria, ms I, ff. 306-309 in Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina, ed. omonime S.Giovanni Rotondo, p.366).
Redazione Papaboys
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