Categorie: Sancta Sedes

Parolin al Bambino Gesù: dal Signore forza per accettare ogni croce

La presenza del Signore dona la forza di accettare ogni croce. Questo il senso delle parole del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in visita oggi al “Bambino Gesù”, per portare gli auguri di Natale ai piccoli pazienti, alle famiglie e agli operatori dell’ospedale pediatrico della Santa Sede. Ad accoglierlo, il presidente del nosocomio, Giuseppe Profiti, la duchessa Maria Grazia Salviati, della famiglia fondatrice, e il direttore sanitario, Massimiliano Raponi. Percorrendo i corridoi dei reparti, il porporato ha ricordato che “il rumore non fa il bene e il bene non fa rumore”: per questo è “inutile aggiungere rumore al bene che fate. Soltanto vi dico: sono fiero di voi! Permettetemi di dirlo come segretario di Stato del Papa”. Il servizio di Giada Aquilino per la Radio Vaticana:

Le parole, le carezze, l’ascolto delle storie, delle malattie, ma anche delle speranze. Non è stata soltanto uno scambio di auguri per Natale la visita del cardinale Pietro Parolin al “Bambino Gesù”. Un anno fa, il 21 dicembre, fu Papa Francesco a visitare l’ospedale pediatrico e a ricordare il “legame speciale” tra Gesù e i bambini. Oggi l’ha fatto rivivere il segretario di Stato, incontrando i bimbi, dai più piccoli nel reparto di chirurgia neonatale, a tutti gli altri ricoverati a terapia intensiva cardiochirurgica e patologia metabolica. Nell’ospedale che – ha detto – “tanto è caro al Papa” e alla città di Roma, il porporato ha ricordato che “laddove c’è una persona bisognosa di attenzioni e di cure, non può mancare la presenza del Signore”:

“È una presenza silenziosa e potente che accompagna e infonde speranza, che benedice e guarisce e che dona la forza di accettare la Croce, perché Gesù la porta insieme a ciascuno di noi, trasformandone in tal modo il significato, facendola diventare misterioso strumento di collaborazione per la redenzione del mondo”.

Nella ludoteca il cardinale Parolin ha incontrato le realtà delle associazioni e del sistema di accoglienza, coi rappresentanti del volontariato e delle case famiglia, perché obiettivo primo dell’ospedale è curare i propri pazienti e – assieme – prendersi cura dei loro familiari. I bambini gli hanno donato un presepe in stoffa da loro realizzato.

Poi la visita, l’omelia e la benedizione alla cappella storica, risalente al 1500, appena restaurata e riaperta oggi, che conserva le reliquie dei Papi Santi Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, un’ampolla contenente il sangue di Karol Wojtyla, prelevato negli ultimi giorni della sua malattia, e la “papalina” di Angelo Giuseppe Roncalli. Qui ha incontrato i dipendenti. Proprio il restauro della cappella, ha aggiunto, ricorda che “nel Battesimo siamo stati restaurati e resi capaci di ospitare in noi la presenza di Cristo”. Quindi un auspicio a riscoprire il vero significato del Natale:

“Riscoprire il senso profondo del mistero dell’incarnazione, che significa Dio con noi e per noi, il Dio che porta la pace agli uomini di buona volontà, poiché la presenza in mezzo a noi di Gesù, dell’Emmanuele, Dio con noi, ha portato per sempre al pace tra gli uomini e Dio”.

Prima di lasciare l’ospedale, un augurio per i più piccoli:

“Ho lasciato l’augurio che non si sentano mai abbandonati dal Signore. Ecco, è il mistero del Natale questo: il Dio con noi, che è presente, è una realtà – come dire – oggettiva e fa che questa realtà oggettiva diventi soggettiva, cioè che ciascuno senta veramente che il Signore, con l’Incarnazione, è diventato il Dio con lui, che lo accompagna in ogni momento e soprattutto nei momenti più difficili e dolorosi dell’esistenza”.

Una testimonianza ad andare avanti, anche nel dolore, a Natale e non solo, è venuta dal cappellano del “Bambino Gesù”, padre Mario Puppo:

“Sarebbe troppo facile trovarla a Natale. Noi dobbiamo trovarla ogni giorno. Questo vuol dire che ci vuole una relazione con Dio: bisogna entrare in relazione con questo Dio che si fa bambino, che si fa piccolo, proprio per facilitarci il compito, proprio per parlare il nostro linguaggio, proprio per essere il più possibile adeguato alle nostre capacità di entrare in relazione con Lui. E poi bisogna giocarci tutto sull’amore. L’amore che lega i genitori di questi bambini, i coniugi: in questo amore che il più delle volte è un Sacramento e quindi in esso c’è la presenza di Dio”.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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