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Parolin: ‘Fermare l’aggressore ma lavorare per il dialogo’

Sui tragici attentati di Parigi è intervenuto il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, ai margini del convegno organizzato dall’Opera Romana Pellegrinaggi sulla Misericordia nelle tre grandi religioni monoteiste. Ascoltiamo le sue parole nel servizio di Michele Raviart:

Parolin

Il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, ribadisce la condanna agli attentati di Parigi, definiti strazianti e al di là di ogni comprensione umana, e auspica una mobilitazione generale della comunità internazionale attraverso “tutti i mezzi di sicurezza necessari” per difendersi dal terrorismo:

“La Santa Sede afferma, come ha fatto anche Papa Francesco varie volte, la legittimità di fermare l’ingiusto aggressore. Poi, sulle modalità, è la comunità internazionale che deve trovarsi d’accordo e trovare le forme per farlo. Uno Stato ha il dovere di difendere i suoi cittadini da questi attacchi e nello stesso tempo però continuare a lavorare perché veramente si crei un clima di intesa, di dialogo e di comprensione. Io credo questo. Forse non sono soluzioni immediate, però sono le uniche che pongono le basi per un mondo riconciliato e un mondo pacifico.”

Nessuna interruzione per i preparativi per il Giubileo, anche se dopo Parigi “tutti ci sentiamo più minacciati”:

“Finora, io non ho visto nessun cambiamento. Certamente dopo quello che è successo a Parigi penso che non ci sia nessuno che possa sentirsi completamente tranquillo, neanche il Vaticano. Però, pur tenendo conto di questa minaccia, di questo pericolo, però lo si affronta. Credo che l’importante sia non cedere alla paura in questi casi.”

Il Giubileo, ha detto in un’intervista al quotidiano cattolico La Croix, può essere poi un evento aperto anche ai seguaci dell’Islam, e un’occasione per il dialogo interreligioso attraverso il denominatore comune della Misericordia:

“Si, uno degli attributi di Dio anche da parte dei musulmani, quello di Dio misericordioso, quindi penso ci possa essere un punto di contatto con la visione cristiana della vita e io credo appunto che ci sono anche tanti musulmani che rifiutano questo tipo di violenza. Ho fatto il nome di Dio proprio perché il nome di Dio è Misericordia e la Misericordia si manifesta con la pace e la bontà nei confronti delle persone, non certamente con la violenza”

Invariata poi l’agenda di Papa Francesco, che il prossimo 25 novembre partirà per Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana:

“Rimangono le tre tappe. L’ultima si vedrà in base alla situazione sul terreno”.




Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)

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