R. – Credo che per capire l’importanza di questo viaggio, che è il più lungo del Pontificato, forse dobbiamo riferirci alle stesse parole del Papa: quelle parole da lui pronunciate in San Pietro, nella Basilica di San Pietro, il 12 dicembre dello scorso anno, in occasione della solennità di Nostra Signora di Guadalupe. Il Papa riprendeva la famosa espressione del suo predecessore, San Giovanni Paolo II, quando definiva l’America Latina il continente della speranza. E spiegava così, cito le sue stesse parole: “Perché il continente della speranza? Perché da essa si è attendono nuovi modelli di sviluppo che coniughino tradizione cristiana e progresso civile, giustizia ed equità con riconciliazione, sviluppo scientifico e tecnologico con saggezza umana, sofferenza feconda con gioia speranza”. Questa è un po’ la fisionomia dell’America Latina e anche dei tre Paesi che il Santo Padre si appresta a visitare.
D. – Il Documento di Aparecida ha in sé i punti salienti del Magistero di Papa Francesco: il primato della grazia, la misericordia, il coraggio apostolico… Quale ruolo gioca o può giocare questa parte di mondo nella Chiesa e quali impulsi può offrire alla politica mondiale?
D. – In Ecuador, la Chiesa gioca un ruolo fondamentale nella formazione della società civile, soprattutto ponendosi come coscienza critica di fronte ai sempre ricorrenti tentativi di minare l’istituzione della famiglia e la sacralità della vita. Quali sono le difficoltà che incontra oggi la Chiesa ecuadoriana e cosa si aspetta da questo viaggio?
D. – In Bolivia, Papa Francesco sarà accolto dal presidente Evo Morales, con il quale condivide diverse preoccupazioni: pensiamo – ad esempio – all’attenzione ai poveri, in un contesto mondiale dominato dalla finanza; e alla tutela ambientale. Sarà l’occasione per ribadire le responsabilità della comunità internazionale?
R. – Il Papa lo ha già espresso in molti suoi interventi e soprattutto nell’ultima Enciclica, Laudato si’. Ed allora quali sono questi inviti? L’invito alla salvaguardia del creato, della ‘casa comune’, come la chiama il Papa; l’invito alla giustizia sociale; l’invito a ricercare una pace che sia rispettosa dei diritti di tutti; l’invito a una società che sia più inclusiva dei poveri, alla lotta contro le forme estreme di povertà perché sia riconosciuta la dignità di ogni persona; e poi anche il rispetto di quella che è l’identità culturale di ogni Paese, contro questa tendenza della globalizzazione a uniformare tutto; e di evitare che anche i rapporti sociali siano commercializzati, ma rimangano con la loro caratteristica di ricchezza di ogni partecipante.
D. – Infine, la terza tappa del viaggio, il Paraguay, dove Papa Francesco sarà un pellegrino – un “missionario” hanno detto i vescovi del Paese annunciando la visita – che desidera accompagnare il popolo nel suo triennio dedicato all’evangelizzazione della famiglia. Dunque, la famiglia torna a essere al centro dell’attenzione…
R. – In questo caso ritorna proprio questa centralità della famiglia. Il Papa si inserisce nel cammino delle Chiese locali. Anche qui vuole mettersi al fianco della Chiesa del Paraguay nel suo itinerario catechetico e missionario, che in questo triennio sarà centrato soprattutto sulla famiglia. Una famiglia che rispecchia la famiglia latinoamericana, quindi che ha tanti valori. Per esempio, in Paraguay le famiglie sono ancora solide e numerose, è uno dei paesi più giovani del mondo. E poi vorrei sottolineare anche l’impegno del Paese proprio a livello costituzionale per il rispetto della vita, dal suo inizio alla sua fine, ma che naturalmente presenta anche tante debolezze. Per esempio, le famiglie unigenitoriali, dove la mamma è sola e praticamente porta tutto il peso della famiglia; il tema della disoccupazione o della sottoccupazione, che evidentemente compromette la stabilità e la vita normale delle famiglie; il tema anche della droga, che destabilizza molte famiglie. Ebbene, di fronte a questa situazione, il Papa vuole essere una presenza di vicinanza a tutte le famiglie, soprattutto a quelle che soffrono per uno di questi motivi e di incoraggiamento per andare avanti.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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