Tripoli, ma anche Bengasi e Misrata. Le principali città della Libia sono ormai piombate nel caos. A Bengasi, nell’est, combattenti jihadisti hanno conquistato il quartier generale delle forze speciali, vicine al generale Haftar, da maggio impegnato in un’offensiva contro i miliziani islamici. Almeno 75 militari sono morti nei violenti combattimenti che andavano avanti da 48 ore. La situazione nella città è fuori controllo tanto da costringere il nuovo Parlamento, eletto in giugno, a spostare lontano da Bengasi la sua prima sessione, anticipandola al 2 agosto. Nella capitale sembra invece raggiunta una tregua nella zona dell’aeroporto, per tentare di spegnere l’incendio che ormai da giorni sta divorando un immenso deposito di carburante, con gravissimi rischi umanitari e ambientali, mentre continua la fuga non soltanto dei cittadini occidentali ma anche dei libici che si stanno riversando a migliaia alla frontiera tunisina.
Da Tripoli, arriva anche la testimonianza del vicario apostolico, mons. Innocenzo Martinelli, raggiunto telefonicamente in città da Davide Maggiore della radio Vaticana:
R. – Per quanto riguarda la comunità cristiana, devo sottolineare che molti cristiani sono partiti un po’ perché hanno paura. Coloro che sono rimasti sono in prevalenza filippini che operano soprattutto negli ospedali. Quindi, la loro opera è quanto mai preziosa in questo momento. Diciamo che ringraziamo il Signore per questa comunità che è molto presente, molto attiva e molto fervente. Noi confidiamo anche nelle loro preghiere, perché la Libia si trova in una situazione particolare. Non si è mai verificata una cosa del genere nel Paese. Noi abbiamo fiducia che il buon senso e soprattutto la pace possano prevalere.
D. – C’è un appello che lei vuole fare da Tripoli a coloro che ci ascoltano attraverso la Radio Vaticana?
R. – Il mio appello, pressante, è quello della preghiera. Credo realmente che la preghiera sia potente, al di là di tutte le diplomazie e di tutti gli incontri di ordine pacifico. Quindi, invito la comunità cristiana che ci ascolta a pregare per noi: pregare perché la gente, i capi, i responsabili possano essere disponibili a questo invito alla pace.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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