Quando ricevettero le prime visioni, il 13 luglio 1917, i tre bambini non cambiarono: continuarono a svolgere le mansioni che svolgevano prima. Solo in un altro luogo. Forse per non far crescere le chiacchere ma certamente anche perché quel luogo miracoloso era un luogo che generava un turbamento particolare inesplicabile e incomunicabile. Ecco perché Maria come prima cosa disse loro: “Non abbiate paura, non voglio farvi del male”. Sapeva che come per Lei la rivelazione al Tempio di chi fosse Gesù era stata una lancia che le aveva trapassato il cuore così l’esperienza delle visioni che Lei donava sarebbe stato un viaggio nello Spirito. E lo Spirito non è solo amore che porta la vita ma anche fuoco che arde e consuma, ombra che dà turbamento.
Al contrario di come pensano editori, registi ed autori, i veggenti non sono star. Non c’è un pallone d’oro di chi ha visto di più, prima e per più tempo. I veggenti, come ci insegnano i due santi bambini di Fatima, non sono dei privilegiati, con personalità carismatiche, con un “di più” morale o spirituale. Sono persone pervase da un’intensa coscienza di inadeguatezza, immersi in qualcosa il cui significato rimaneva ai loro occhi largamente ignoto ed oscuro ma che non per questo però, al contrario di quanto capita a noi, hanno pensato di tirarsene fuori o indietro. Perché i bambini vivono la vita che Dio dà loro. Non se ne allontanano come facciamo noi adulti che la sottoponiamo al vaglio della nostra intelligenza – della nostra mancanza di intelligenza – e la scartiamo se non ci soddisfa. Forse la Chiesa, indicandoci quei due bambini, ha qualcosa da dirci.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da IlSussidiario.net
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