R. – Sono 35 anni che facciamo questo pellegrinaggio ed è nato proprio dentro l’esperienza della tendopoli di San Gabriele: da 35 anni c’è questo movimento giovanile che vive nel Santuario di San Gabriele, e che è diffuso in tutta l’Italia. Da allora quel gruppo inizia questo pellegrinaggio. Il pellegrinaggio è una scuola educativa, perché il pellegrinaggio ci educa alla vita ed al cammino; ma soprattutto facciamo questo pellegrinaggio perché San Gabriele lo ha fatto, per ripercorrere le tappe e il cammino del Santo, quando venne da Morrovalle, passò per Teramo e poi venne al Santuario. Quindi il pellegrinaggio è come educare i giovani a camminare, a uscire fuori da sé per cercare un senso alla vita.
D. – Cosa spinge un giovane a partecipare a questa iniziativa, secondo lei?
R. – Quello che mi impressiona è vedere che partecipano convinti! La motivazione che io cerco di capire sono i ragazzi che si trovano dinanzi a problemi seri esistenziali, concreti, che non trovando risposte intorno a loro – penso al lavoro, penso ai problemi dei matrimoni che falliscono – c’è gente che viene lì a chiedere di pregare per la propria moglie, per il proprio marito. L’incapacità a risolvere i problemi concreti che abbiamo li spinge a mettersi in un cammino penitenziale per domandare aiuto, per domandare la grazia e la forza per rispondere e affrontare la realtà che a volte è dura e difficile.
D. – Perché i giovani sono così attirati dalla figura di San Gabriele?
R. – Lo sentono molto vicino a loro: è morto a 24 anni, era un brillante studente, aveva più o meno gli stessi problemi dei ragazzi di oggi in termini diversi. Gli piaceva un certo tipo di vita, di teatro, di vita di mondo. Quindi c’era una similitudine di comportamento che hanno molti ragazzi di oggi. E quindi questo sicuramente spinge i giovani a seguirlo e ad imitarlo. Quindi chiedono la forza: come lui è riuscito a rispondere al Signore sperano che ci possano riuscire anche loro.
D. – Cosa portano a casa secondo lei i ragazzi da questo pellegrinaggio?
R. – Il tema del pellegrinaggio di quest’anno è “Camminiamo con un religioso che è vissuto in una famiglia santa”. Ricordiamoci che San Gabriele era undicesimo di tredici figli. Il papà aveva una forte esperienza cristiana di preghiera, di testimonianza e di carità. Quindi che cosa riportano i ragazzi: questo! Che è necessario avere i piedi gonfi dalla fatica, si riportano che la necessità che la vita, se non è fatica, non serve a niente! Si riportano a casa una consapevolezza che solo una vita donata è una vita ritrovata. Il pellegrinaggio di notte, 30 chilometri, è per loro un motivo di forte maturazione e di scelta.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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