L’ALTRO MONDIALE – La finale delle finali, il match più giocato, perfino un derby in Vaticano, Germania – Argentina si presenta così. Superate Italia e Brasile che si erano affrontate per due volte (1970 e 1994) con doppia vittoria dei verde oro, Germania e Argentina approdano alla terza finale. Situazione in perfetto equilibrio, vittoria dell’Argentina di Maradona nel 1986 e vittoria della Germania di Brehme nel mondiale italiano del 1990. Adesso resa dei conti. Con un simpatico e significativo richiamo extracalcistico, che sta suscitando un fiume di articoli presso gli organi di stampa e molteplici richiami nei vari social network, il “derby” Vaticano tra il Papa emerito, Benedetto XVI e Papa Francesco. Situazione di una “tale criticità” da richiedere l’intervento del Direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi che si è premurato di precisare che i due pontefici sono super partes e probabilmente non vedranno insieme l’incontro, salvo improvvisazioni alle quali papa Bergoglio ci ha ormai abituati.
E poi in un Mondiale che ha perso gli Azzurri alle prime battute, l’Italia arriva comunque fino in fondo al torneo grazie a Nicola Rizzoli, designato per dirigere la finale al Maracanà tra Germania e Argentina.
Per non ripetere il già detto, diremo che una finale con queste due contendenti è un bel segnale di comunione. Andando ad un’analisi più tecnica è possibile affermare che in base alle indicazioni fin qui maturate sul campo il team tedesco si presenta più solido e organizzato, con un calcio divertente, veloce, in grado di verticalizzare in modo rapido, efficace e incisivo, mentre l’Argentina nella fase post eliminatoria ha offerto un calcio difensivo, prudente, spezzando le trame di gioco degli avversari e affidandosi ai lampi dei suoi fuoriclasse.
La Germania viene da una semifinale stravinta e riesce a coniugare freddezza e lucidità in zona goal con solidità difensiva, mentre l’Argentina ha messo tanto agonismo in campo nella gara di semifinale ma non è riuscita ad esprimere un calcio convincente. Detto così, il pronostico sembrerebbe scontato, ma ogni finale ha una storia particolare e irripetibile. C’è una componente psicologica che può fare la differenza e un aspetto morale che non è da meno. Si tratta di leggere e interpretare le potenziali motivazioni che possono orientare le due squadre. La Germania arriva fin qui dopo anni di organizzazione ferrea e indefettibile, favorita e disciplinata da leggi statali che promuovendo il pareggio di bilancio annuale per tutti i club hanno di fatto consentito un più massiccio investimento nei vivai e nei settori giovanili, fattore al quale si aggiunge un processo culturale aperto all’inserimento e valorizzazione degli stranieri. Si prendano per esempio i vari Ozil, Khedira, Boateng, Schweinsteiger tutti nati in Germania ma di origini turche, i primi due, ganesi e polacche gli altri.
Vedremo come questo bagaglio motivazionale si trasferirà sul campo: leggerezza che può offrire un morale a mille per i tedeschi e volontà di voler stupire degli argentini; sicurezza e autostima teutonica ed esperienza e maturità argentina; ritmi velocissimi contro ritmi cadenzati, verticalizzazioni contro ragnatele imbriglia gioco. Inizia la partita a scacchi tra Loew e Sabella. Vincano il bel calcio e la correttezza, dentro e fuori dal campo. di Giovanni Chifari