Nella sua recente visita a Bartolomeo I (28-30 novembre 2014), papa Francesco ha sottolineato l’ecumenismo del sangue, capace di superare le difficoltà dei teologi; ha mostrato vicinanza a Kirill, il patriarca ortodosso di Mosca; ha proposto nuove vie di unità superando l’uniatismo. Per il Patriarcato russo è tempo di fare dei passi oltre lo stallo.
Mosca (AsiaNews) – “Non si può aspettare”, così titolava il 4 dicembre un lungo articolo sul sito ortodosso russo bogoslov.ru, a firma dello Hieromonaco Ioann (Giovanni Guaita), in cui – dopo aver riassunto i punti salienti della visita del Papa al Patriarca di Costantinopoli – si riflette sull’urgenza anche per la Chiesa ortodossa di superare lo “stallo”, in cui versa il dialogo ecumenico. Lo hieromonaco Ioann, che per anni ha lavorato al Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, fa notare come il capo della Chiesa cattolica stia da tempo lanciando segnali a Mosca per superare gli ostacoli, che dividono le due comunità. Tanto che anche sulla questione degli uniati (i greco-cattolici in Ucraina, con rito orientale ma fedeli al Papa) “per la prima volta un romano pontefice ha espresso un’opinione che coincide con la posizione degli ortodossi”. L’articolo lancia l’interrogativo sulla risposta della Chiesa russa all’appello di Francesco: “Non si può aspettare: l’unità è un cammino, un cammino che si deve fare, che si deve fare insieme”.
Riproponiamo di seguito, in una traduzione dal russo, alcuni passi dell’articolo:
Nel suo discorso pronunciato alla fine della liturgia nella cattedrale patriarcale di San Giorgio al Fanar, sede del Patriarcato di Costantinopoli, il pontefice…in modo estremamente semplice e chiaro, ha collegato il dialogo teologico tra cattolici e ortodossi, che negli ultimi tempi sembra trovarsi in una situazione di stallo, con la componente carismatica, personale e spirituale della ricerca dell’unità tra la tradizione cristiana d’Oriente e quella d’Occidente.
“Voglio assicurare a ciascuno di voi – ha poi dichiarato il Papa con convinzione – che, per giungere alla meta sospirata della piena unità, la Chiesa cattolica non intende imporre alcuna esigenza”. È qui opportuno notare che Papa Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato… si è presentato “alla città e al mondo”, non come pontefice o papa, ma come il “vescovo della Chiesa di Roma, che presiede nella carità”.
A opinione di chi scrive, il primo, improvvisato saluto del nuovo pontefice ai romani dalla loggia di San Pietro, non soltanto mostra chiaramente le sue doti umane e spirituali, ma contiene in nuce la sua ecclesiologia… Le parole del primo discorsetto dalla Loggia delle Benedizioni della basilica vaticana rappresentano qualcosa di più che la sola espressione dell’umiltà cristiana di Jorge Mario Bergoglio: esse riflettono la sua comprensione del primato come servizio nella carità. Difficilmente nella storia della Chiesa cattolica degli ultimi secoli si potranno trovare altri esempi di pontefici romani che in maniera così esplicita si siano qualificati esclusivamente come “vescovo di Roma”.
Durante il volo di ritorno a Roma, rispondendo alla domanda di un giornalista russo sulle prospettive di dialogo col Patriarcato di Mosca, Papa Francesco ha detto, con la sua solita, sorprendente semplicità: “Prima dirò qualcosa su tutta l’Ortodossia, e poi “arriverò” a Mosca. Io credo che con l’Ortodossia siamo in cammino… Che cosa dobbiamo aspettare? Che i teologi si mettano d’accordo?”…
Sempre nella conferenza stampa in aereo, il Papa ha detto “che forse qualcuno non può capire, ma… Le Chiese cattoliche orientali hanno diritto di esistere, è vero. Ma l’uniatismo è una parola di un’altra epoca. Si deve trovare un’altra strada”. In tal modo, colloquiando con i giornalisti il Papa, con una sola frase, si potrebbe dire, ha rimosso la pietra d’inciampo tra ortodossi e cattolici, esistente già da molti secoli (la prima Unione, di Lyon, risale al 1274), e che era divenuto negli ultimi tempi l’ostacolo maggiore al dialogo. Per la prima volta un Romano Pontefice ha espresso su questa diatriba un’opinione che coincide con la posizione degli ortodossi. Negli ultimi tempi la Chiesa ortodossa russa insiste sempre più spesso sul fatto che in avvenire la questione del primato, nel quadro della Commissione mista per il dialogo teologico, dovrà essere affrontata parallelamente alla valutazione del fenomeno dell’uniatismo. Si può dire che il 30 novembre 2014 la Chiesa cattolica non soltanto ha accettato le condizioni poste dalla Chiesa russa, ma il suo capo supremo con la propria inattesa dichiarazione ha disapprovato il fenomeno dell’uniatismo.
Dopo una dichiarazione del genere, senza precedenti, Papa Francesco ha proseguito la conversazione con i giornalisti e in tutta sincerità, ha detto sull’incontro con il Patriarca Kirill: “In questi ultimi tempi, con il problema della guerra, il poveretto ha tanti problemi lì, che il viaggio e l’incontro con il Papa è passato in secondo piano. Ma tutti e due vogliamo incontrarci e vogliamo andare avanti”. Il Papa ha mostrato di aver coscienza del problema dell’opposizione interna da parte degli ultraconservatori, che esiste in entrambe le Chiese, e ha sottolineato l’importanza che ortodossi e cattolici si mettano d’accordo circa la data della Pasqua e la festeggino insieme. In ogni Chiesa, secondo Papa Francesco, i conflitti interni nascono in conseguenza di una certa “introversione” spirituale, quando la Chiesa è autoreferenziale, ripiegata su se stessa e i propri problemi.
Dunque: “Non si può aspettare: l’unità è un cammino, un cammino che si deve fare, che si deve fare insieme”, dice il vescovo di Roma Francesco. Reagirà la Chiesa ortodossa russa a queste parole? Oppure la voce dei problemi interni risuonerà per noi più forte della preghiera del Salvatore per l’unità dei suoi discepoli e dei loro seguaci nei secoli a venire?
di Hieromonaco Ioann (Guaita)