Perché il Signore non permette contatti con i nostri cari defunti? Una bella e importante domanda posta al padre domenicano Angelo; che risponde in maniera esaustiva su un tema delicato.
Quesito
Caro Padre Angelo,
da poco tempo conosco il vs sito web ed ho già un cumulo di domande che vorrei fare, ma per ora ne porrò una sola. Mi chiamo E., sono medico e vivo a …
In breve chiedo: perchè il Signore non permette contatti con i nostri cari defunti?
La ringrazio in anticipo per la risposta.
Risposta del sacerdote
Carissimo E.
1. il Signore è contento che noi abbiamo contatti con i nostri cari defunti, ma nel modo giusto.
Il modo giusto è quello della preghiera, del suffragio, della visita ai cimiteri.
2. Il Catechismo della Chiesa Cattolica riserva due punti alla nostra comunione con i defunti:
Il 958: “La comunione con i defunti.
La Chiesa di quelli che sono in cammino, riconoscendo benissimo questa comunione di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana ha coltivato con una grande pietà la memoria dei defunti e, poiché “santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati” (2 Mac 12,45), ha offerto per loro anche i suoi suffragi. La nostra preghiera per loro può non solo aiutarli, ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore.
E il 959: “Nell’unica famiglia di Dio.
Tutti noi che siamo figli di Dio e costituiamo in Cristo una sola famiglia, mentre comunichiamo tra di noi nella mutua carità e nell’unica lode della Trinità santissima, corrispondiamo all’intima vocazione della Chiesa”.
3. Ma la tua domanda probabilmente chiede se non vi possano essere altre comunioni con loro, ad esempio mediante rivelazioni, locuzioni, apparizioni…
In poche parole se si possa entrare in comunione con loro attraverso mezzi sensibili.
4. Di fatto però questi mezzi non ci sono. Come potrebbero i nostri morti usare mezzi sensibili se il loro corpo è disfatto ed è cadavere?
L’unico mezzo potrebbe essere quello di attuare qualche loro apparizione o di sentire le loro voci attraverso la vibrazione dell’aria.
Ma le anime non hanno questo potere.
Ce l’hanno invece i demoni.
5. Allora perché noi non cadiamo nelle loro mani Dio proibisce questi contatti sensibili attraverso riti particolari.
Nella Sacra Scrittura si legge (1 Sam 28,7-25) che Saul volle evocare lo spirito di Samuele e per questo andò da una negromante. Dal fondo della caverna comparve una figura che predisse a Saul che avrebbe perso la battaglia.
S. Agostino senza mezzi termini dice che quello non era lo spirito di Samuele, ma frutto dell’intervento del demonio.
6. Di fatto, evocando gli spiriti, si invocano i demoni.
Dio non può permettere che le anime dei defunti compaiano quando ha severamente proibito di attuare simili contatti.
Questa è anche la persuasione di San Tommaso il quale scrive: “Tutte le divinazioni fatte con l’invocazione del demonio sono illecite per due motivi.
Primo per l’origine di queste divinazioni, che consiste in un patto stabilito col demonio col fatto stesso della sua invocazione. E questo è assolutamente illecito… Sarebbe poi anche più grave se uno offrisse sacrifici in onore del demonio invocato.
Secondo, per le conseguenze che ne derivano. Infatti il demonio, il quale mira alla perdizione degli uomini, anche se in questi responsi dice qualcosa di vero, tende ad abituare gli uomini a credere in lui: e così mira a condurre a cose che sono dannose per la salvezza. … Infatti è peccato farsi istruire dal demonio, quando è sempre pronta per noi la Sacra Scrittura” (Somma teologica, II-II, 95, 4).
La volontà del diavolo è di sua natura confermata nel male, e “anche se talvolta compie un atto buono, tuttavia non lo compie con rettitudine, ma per ingannare (ut decipiat)” (Ib., I, 64, 2, ad 5).
7. È vero che Cristo una volta interrogò Satana chiedendogli quale fosse il suo nome (Lc 8,30). “Ma una cosa è interrogare il demonio che spontaneamente si presenta, il che talora può essere lecito per l’utilità che altri ne traggono, specialmente quando si può costringere per virtù divina a dire la verità, e altro è invocarlo per ottenere da lui la conoscenza di cose occulte” (Ib., II-II, 95, 4, ad 1).
8. Tutte le informazioni che i nostri morti potrebbero comunicarci sono già tutte contenute nelle Sacre Scritture. Non hanno nulla di nuovo da dirci. Lì c’è già tutto.
9. Nella parabola evangelica il ricco epulone domanda ad Abramo di mandare qualcuno dall’aldilà per avvisare che l’inferno c’è e che i suoi si ravvedano in base a tali rivelazioni.
Ma conosciamo bene la risposta e il prosieguo del Vangelo: “Abramo rispose: «Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro». E lui replicò: «No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno». Abramo rispose: «Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti»” (Lc 16,29-31).
10. Credo che se i morti potessero comunicare sensibilmente con noi ci direbbero: fidatevi dei divieti di Dio perché in tutte le varie comunicazioni non siamo noi a comunicare con noi, ma i vostri nemici, i vostri avversari, che sanno travestirsi da angeli di luce (2 Cor 2,14).
11. Mentre dunque le comunicazioni di carattere sensibile ci portano nella direzione della soggezione ai demoni, la preghiera e i comuni suffragi invece ci portano a cercare i nostri morti in Dio, attirandoci così, la sua e la loro benedizione.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo
Fonte www.amicidomenicani.it
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