Categorie: Pax et Justitia

Per un mondo senza catene

Oggi più che mai, la globalizzazione dell’indifferenza pesa sulle vite di tante sorelle e di tanti fratelli; per questo Papa Francesco chiede a tutti noi di farci artefici di una globalizzazione della solidarietà e della fraternità. Solo così anche noi potremo essere i nuovi samaritani del terzo millennio.

Sin dall’inizio del suo Pontificato Papa Francesco ha ripetutamente condannato tutte le forme di nuove schiavitù e sfruttamento che distruggono la vita, la dignità e il futuro di milioni di persone, in maggioranza donne e bambini, vittime di povertà, guerre, ingiustizie, soprusi e inganni. Il suo primo grido, in piazza San Pietro, il giorno di Pasqua del 2013, ha aperto sentieri di speranza, sia per chi è vittima di schiavitù, sia per coloro che, in modi diversi e da molti anni, lottano e operano per un mondo più giusto, fraterno e senza catene. In quell’occasione, Papa Francesco denunciava un “mondo ferito dall’egoismo che minaccia la vita umana e che continua la tratta di persone, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo!”.

Messaggi e denunce contro i trafficanti di esseri umani come pure contro le cause che favoriscono la vendita, l’uso e l’abuso delle persone per ingenti guadagni o interessi personali hanno trovato posto in molti interventi di Papa Francesco. In particolare il messaggio per la 48esima Giornata mondiale della Pace 2015 è tutto incentrato sulle molteplici forme di schiavitù. Questo messaggio è un grande dono non solo per la Chiesa universale, ma per tutta l’umanità, bisognosa di riscoprire la dignità, la libertà e il valore non commerciabile di ogni persona.

Questo messaggio porta la data dell’8 dicembre 2014, festa dell’Immacolata che in modo particolare ci ricorda la bellezza, la grandezza e la dignità di Maria, Madre di Gesù, ma ci parla pure del valore e del ruolo di ogni donna, chiamata a offrire vita in abbondanza e amore vero e libero da ogni forma di sottomissione o manipolazione.
Il tema centrale su cui ruota tutta la riflessione del Papa è: “Non più schiavi, ma fratelli”. Nel testo, si ripercorrono tutte le realtà di sfruttamento e i sistemi di corruzione: lavoro forzato, prostituzione, matrimoni forzati, ma anche – parlando in particolare dei minori – si fa riferimento a quanti sono fatti oggetto di traffico e di mercimonio per l’espianto di organi, per essere arruolati come soldati, per l’accattonaggio, per attività illegali come la produzione o vendita di stupefacenti, o per forme mascherate di adozione internazionale. Allo stesso tempo, si stigmatizza il ruolo dei trafficanti e le responsabilità di tutti coloro che sostengono questo vergognoso commercio.
Il fatto che il Santo Padre abbia scelto un tema così specifico rappresenta un forte richiamo per tutti al rispetto, alla fratellanza e alla solidarietà. Il Papa ci aiuta a capire il progetto di Dio sull’umanità e ci chiede di metterci in ascolto della sua parola per riscoprire la bellezza e la nobiltà dell’essere fratelli e sorelle, membri della stessa famiglia umana, pur con ruoli diversi, ma per il bene e lo sviluppo armonico della società.
Ma quali rimedi o misure di contrasto occorre mettere in campo per debellare questa terribile piaga della tratta di esseri umani? Prima di tutto bisogna scoprirne le cause che facilitano questo sfruttamento che sono la “povertà, il mancato accesso all’educazione e le scarse, se non inesistenti, opportunità di lavoro”. La corruzione è un’altra grave causa che produce schiavitù, sfruttando spesso situazioni di povertà e ignoranza.
Di fronte a tanta sofferenza e povertà materiale e morale, ci sono anche segni di speranza, dedizione, accoglienza e recupero delle vittime. Il Papa le menziona con riconoscenza. In particolare, non ha mancato di riconoscere ed elogiare il servizio di tante religiose che da anni in tutto il mondo si prodigano a fianco di questi nuovi schiavi e schiave, per offrire una mano amica e di madre e accompagnarli nel loro cammino di liberazione e riconquista della loro dignità.
Il Papa ricorda pure ai governi e a quanti hanno compiti di responsabilità la necessità di implementare misure adeguate per combattere tutte le forme di schiavitù e di sfruttamento.
Termina con il ricordo di Santa Giuseppina Bakhita, piccola schiava sudanese che, dopo il suo riscatto, è diventata cristiana e religiosa, nonché santa. Oggi, il Papa ci ricorda che lei è testimone esemplare di speranza per le numerose vittime della schiavitù e può sostenere gli sforzi di tutti coloro che si dedicano alla lotta contro questa “piaga nella carne di Cristo”.

Oggi più che mai, la globalizzazione dell’indifferenza pesa sulle vite di tante sorelle e di tanti fratelli; per questo Papa Francesco chiede a tutti noi di farci artefici di una globalizzazione della solidarietà e della fraternità. Solo così anche noi potremo essere i nuovi samaritani del terzo millennio.

Fonte. Agenzia SIR

 

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