LA RUSSIA SCONFINA – Parla Aldo Ferrari, direttore della ricerca su Russia, Caucaso e Asia Centrale dell’Ispi di Milano: “Si arrivi ad una trattativa tra Russia, Ucraina, Unione europea e Stati Uniti per trovare una soluzione globale. Tutti seduti ad uno stesso tavolo, avendo però ben chiaro che tutti devono concedere qualcosa”. La federalizzazione potrebbe essere “la chiave migliore di soluzione della situazione”. In questi mesi “la questione ucraina è stata gestita molto male da Ue e Usa”.
L’avanzata delle truppe russe in Ucraina, più volte denunciata da fonti locali, è adesso confermata dalle immagini diffuse dalla Nato e le diplomazie sono in fermento. A Bruxelles si terrà un summit straordinario degli ambasciatori permanenti dei Paesi membri della Nato. Il presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha annullato la visita in Turchia mentre l’Onu ha convocato una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza. La Russia continua a negare un suo coinvolgimento diretto e militare in Ucraina: “Fa parte del gioco che sta facendo”, prova a spiegare Aldo Ferrari, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore della ricerca su Russia, Caucaso e Asia Centrale dell’Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano. “Si tratta – aggiunge – di un gioco pericoloso ed estremamente rischioso. È chiaro che il governo russo non può ammettere la sconfitta militare. Non può perdere la faccia”.
A costo di negare verità ormai accertate?
“Certo. E tutto questo prevede un uso sistematico delle disinformazione. Fermo restando però che quando parliamo di disinformazione, dobbiamo anche dire che questa pratica non è esclusiva della sola parte russa. Possiamo fare mille altri esempi di disinformazione anche in Occidente: andammo tutti in Iraq perché c’erano le armi di distruzione di massa e poi una volta lì scoprimmo che non c’erano. La propaganda è una parte considerevole dell’iniziativa politica e la Russia ne fa sta facendo un uso spudorato con omissioni pesanti e falsificazioni”.
Le mamme dei soldati russi stanno manifestando per chiedere al governo le ragioni della morte dei loro figli. Comincia a sgretolarsi il consenso interno?
“No, direi proprio di no. Questa associazione delle madri dei soldati russi esiste da molti anni, in particolare dal tempo della guerra di Cecenia. Rappresentano una forma di opposizione che non ha mai avuto una grandissima ricaduta. È chiaro che di fronte alle lacrime delle madri neanche Putin può far finta di niente. Ma questo non cambierà la sua politica e il corso degli eventi. Allo stato attuale la popolarità di Putin è altissima”.
Quanto è importante per la Russia la Regione del Donbass? A cosa mira Putin?
“È una domanda che ci stiamo ponendo tutti. Bisogna partire dal fatto che la Russia ha annesso la Crimea e la sua annessione è un dato ormai irreversibile. La Crimea è però isolata dal territorio russo, per cui creare un corridoio di collegamento terrestre tra la Russia meridionale e la Crimea è ovviamente un obiettivo importante. Non dichiarabile ma importante. È però un tipo di ragionamento ottocentesco. La Russia si sta comportando come gli Stati dell’Ottocento, combattendo per acquisizioni territoriali e contraddicendo lo spirito della politica contemporanea. Oltre a queste acquisizioni territoriali è prevalente l’aspetto psicologico, vale a dire: per Putin perdere l’influenza sull’Ucraina è un trauma inaccettabile. Ciò che sta avvenendo trova la sua origine profonda nel fatto che Kiev sta uscendo, probabilmente per sempre, dall’orbita russa. Questo trauma va quindi ricompensato con alcuni passi, magari limitati, come l’annessione della Crimea e la conquista delle regioni orientali. Acquisizioni che consentono, almeno in parte, di salvare la faccia”.
E a questo punto, come agiranno Europa e Stati Uniti?
“Un conflitto aperto con la Russia non è possibile. È una potenza nucleare e le potenze nucleari non sono attaccabili. Bisogna però tenere presente una cosa: se l’Europa e gli Stati Uniti non avessero sostenuto eccessivamente il nuovo governo ucraino, armando e finanziando la guerra all’Est, non saremmo arrivati a questo punto. C’è stato un eccesso di sostegno all’Ucraina laddove si sarebbe dovuto spingere il Paese ad una soluzione negoziata del conflitto, lavorando ad esempio su quella forma di federalizzazione che a molti, me compreso, pare la chiave migliore di soluzione della situazione. E invece il sostegno intransigente dichiarato sin dall’inizio a Kiev ha fatto sì che l’Ucraina abbia intrapreso una politica di scontro anche militare con i separatisti. La mia opinione è che in questi mesi tutta la questione ucraina sia stata gestita molto male anche dall’Europa e dagli Stati Uniti commettendo errori colossali di cui oggi ne paghiamo le conseguenze. Fermo restando le responsabilità di Mosca. Non sto assolvendo il Cremlino per quella che è una vera e propria aggressione”.
Come uscire dall’impasse?
“La mia speranza è che l’aggravamento della situazione e lo scontro che sembra stia arrivando, facciano ragionare le parti e facciano arrivare ad una trattativa tra Russia, Ucraina, Unione europea e Stati Uniti per trovare una soluzione globale. Tutti seduti ad uno stesso tavolo, avendo però ben chiaro che tutti devono concedere qualcosa”. Di Maria Chiara Biagioni per Agensir