Inizia oggi il triduo di preparazione alla Solennità del Perdono di Assisi. Migliaia i fedeli che in questi giorni si recheranno alla Porziuncola per ottenere l’indulgenza plenaria. Sulla storia del “Perdono” voluto da San Francesco, ascoltiamo fra Michael Perry, ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, intervistato da Alberto Goroni per la Radio Vaticana:
R. – In primo luogo dobbiamo tenere presente il contesto in cui San Francesco ha chiesto questa grazia. Il contesto era quello di un mondo in guerra, in conflitto, in cui i ricchi cercavano di mantenere il potere; c’era poi la guerra fra la Francia e la Germania, c’erano le Crociate in Terra Santa tra i cristiani e i musulmani; ma c’erano anche conflitti all’interno delle famiglie e anche conflitti all’interno della Chiesa. Questo è il contesto importante da tenere in mente per capire meglio il significato di questa Festa del Perdono di Assisi. Guardiamo poi anche l’esperienza di Francesco: in una notte del 1216, Francesco era immerso nella preghiera alla Porziuncola, come sempre faceva; ha visto una luce, una luce molto forte. Francesco vide sopra l’altare il Cristo e alla sua destra la Madonna e gli angeli, che gli chiesero cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta immediata fu: “Benché io sia misero e peccatore, ti prego di concedere ampio e generoso perdono”. Francesco ha chiesto e ha ricevuto dal Papa Onorio III il 2 agosto 1216 questa grazia di celebrare la Festa del Perdono a Santa Maria degli Angeli. In tutte le parrocchie francescane, ovunque nel mondo, è concessa l’indulgenza a chi si comunica, si confessa e prega per il Papa. Credo che questa festa esprima il desiderio di ricevere la grazia della liberazione interiore e della liberazione a livello relazionale, perché non essendo più schiavi del nostro passato e dei nostri limiti umani possiamo entrare nel Regno dei figli e delle figlie di Dio. Credo sia diventare un po’ una benedizione e portatori della misericordia spirituale e materiale verso tutta l’umanità e anche verso tutto il Creato. Questo è secondo me il significato di questa festa del Perdono di Assisi.
D. – Nei giorni della solennità migliaia di persone si recano alla Porziuncola per confessarsi. Ecco, come vivere oggi la confessione in modo maturo?
R. – Prima di tutto vorrei dire che ci sono diverse dimensioni di questa Confessione. Prima di tutto, questo percorso comincia a livello personale, quindi la dimensione personale. Vediamo che le persone cercano sempre la misericordia di Dio nella propria vita e fanno in qualche modo una confessione personale nel cuore, nella profondità del loro cuore e della loro esperienza umana. Questo è il primo passo verso una vita riconciliata. Poi c’è una dimensione ecclesiale. La Chiesa offre sempre la possibilità ai cristiani di confessarsi nel Sacramento della Riconciliazione, quindi la Chiesa riconosce la dimensione sociale e sacramentale dell’atto o meglio del movimento interiore della persona che vuole avvicinarsi di nuovo a Dio e che vuole anche ricevere questa grazia del Sacramento della Riconciliazione. Poi c’è la Chiesa che serve come strumento di questa grazia tramite la Confessione. In tutte le parti del mondo i francescani vedono un aumento numerico dei cattolici che vogliono ricevere questa grazia del Sacramento. Infatti, sono stato qualche giorno fa a Chicago e prima in Asia e ho sentito che ci sono più cristiani adesso, rispetto agli ultimi 5, 10 anni, che stanno riprendendo questa pratica di andare a confessarsi chiedendo la benedizione, il perdono e la possibilità di riprendere la propria vita. Però per questo ci vuole anche una conversione matura. La Chiesa deve formare i cristiani a superare la pratica tradizionale di confessarsi o presentare un elenco superficiale di fatti e cercare di identificare le radici del loro peccato, dell’esperienza di vivere come schiavi. E poi credo sarebbe importante presentare il Sacramento come una vera esperienza di liberazione, di conversione, di riconciliazione, di gioia. E infine aiutare i cristiani a fare quello che Papa Francesco ci ha detto nella sua indizione del Giubileo della misericordia, cioè di confessarsi e poi di agire e produrre i frutti della carità e della giustizia nel mondo di oggi.
D. – Papa Francesco ha detto che questo è il tempo della misericordia, cosa significa per la Chiesa?
R. – Tutto il tempo della storia della nostra vita è il tempo della misericordia. Allora, noi siamo veramente molto contenti che Papa Francesco abbia indetto quest’anno. Però mi sembra, secondo quello che lui ha detto già in diversi luoghi, che questo tempo della misericordia non è solo limitato a quest’anno di grazia, quest’anno del Giubileo: il senso di questo tempo è diventare una persona che viva della misericordia di Dio e che condivida questa misericordia con tutte le persone con cui viviamo, che incontriamo, ed estendere questo al mondo: di diventare missionari della misericordia e approfondire questa esperienza del perdono nella nostra vita, di sentirsi amati, accolti, abbracciati da Dio, così come il Figliol prodigo. E poi possiamo diventare segno concreto per il mondo di oggi che sta cercando questa riconciliazione e questa misericordia. Questo mi sembra un po’ il senso di questo tempo della misericordia.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana