Papa Francesco aveva rivolto loro l’invito stamani da Betlemme, al termine della S. Messa celebrata nella piazza della Mangiatoia: «In questo Luogo, dove è nato il Principe della pace, desidero rivolgere un invito a Lei, Signor Presidente Mahmoud Abbas, e al Signor Presidente Shimon Peres, ad elevare insieme con me un’intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera».
«Tutti desideriamo la pace – ha concluso il Pontefice – tante persone la costruiscono ogni giorno con piccoli gesti; molti soffrono e sopportano pazientemente la fatica di tanti tentativi per costruirla. E tutti – specialmente coloro che sono posti al servizio dei propri popoli – abbiamo il dovere di farci strumenti e costruttori di pace, prima di tutto nella preghiera. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento. Tutti gli uomini e le donne di questa Terra e del mondo intero ci chiedono di portare davanti a Dio la loro ardente aspirazione alla pace».
Dapprima Nabil Abu Rdeneh, portavoce del presidente Mahmoud Abbas, aveva dichiarato che l’incontro si sarebbe potuto tenere prestissimo, probabilmente già nel corso del mese di giugno, poi è giunta anche la conferma del portavoce di Peres: «Il presidente accetta l’iniziativa del papa e ha detto di apprezzare ogni sforzo per raggiungere la pace tra Israele e i suoi vicini». Anche Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha confermato che:«Il presidente palestinese Abu Mazen e quello israeliano Shimon Peres saranno in Vaticano in tempi molto rapidi
».«L’incontro – ha dichiarato Padre Lombardi – si svolgerà in tempi molto rapidi dato che dovrà avvenire prima della fine del mandato di Peres, che decorrerà a luglio. Un gesto creativo, religioso e non politico del Papa – ha osservato ancora il portavoce – ma che potrebbe avere conseguenze importanti. Un’iniziativa simile alla giornata di digiuno e preghiera per la Siria convocata da Francesco nel settembre 2013».
In mattinata Papa Francesco aveva invocato «pace e convivenza» nel Medio Oriente: «Gerusalemme deve essere sempre la capitale delle tre religioni monoteistiche; là devono convivere cristiani, musulmani e anche ebrei». Al suo arrivo in Israele Papa Francesco ha aggiunto parole forti al suo appello di pace: «Tutti noi sappiamo quanto sia urgente la necessità della pace, non solo per Israele, ma anche per tutta la regione. Si moltiplichino perciò gli sforzi e le energie allo scopo di giungere ad una composizione giusta e duratura dei conflitti che hanno causato tante sofferenze. In unione con tutti gli uomini di buona volontà supplico quanti sono investiti di responsabilità a non lasciare nulla di intentato per la ricerca di soluzioni eque alle complesse difficoltà, così che Israeliani e Palestinesi possano vivere in pace. Bisogna intraprendere sempre con coraggio e senza stancarsi la via del dialogo, della riconciliazione e della pace. Non ce n’è un’altra. Pertanto rinnovo l’appello che da questo luogo rivolse Benedetto XVI: sia universalmente riconosciuto che lo Stato d’Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto ad una patria sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente». Di Alessandro Ginotta
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