Due persone incrociano lo sguardo per la prima volta. Si piacciono, si sorridono, si mandano un bacio… “L’utente si è disconnesso”. Resta solo un pugno di smiley. Così sbocciano e sfioriscono storie d’amore e incontri nelle chat casuali: Omegle, Chatroulette, porte aperte sul mondo da varcare per incontrare persone di ogni latitudine e aspetto, in un vortice di comunicazioni dove tutto si decide in uno sguardo sotto la scure incombente del “next”, il passaggio all’utente successivo. L’amore corre in rete e sono molti a inseguirlo.
Land of opportunities. Dalle rapidissime chat casuali ai siti di incontri, all’uso improprio dei social network, alle app per smartphone che rintracciano la persona disponibile a un incontro più vicina, il web 2.0 è la terra delle opportunità. “Non c’è soluzione di continuità – afferma Giovanni Boccia Artieri, docente di Sociologia dei new media all’Università di Urbino – tra online e offline. Sono sempre più le persone che si conoscono in ambienti differenti, dal bar a Twitter”. La differenza sostanziale è che in rete ci si incontra per interposta persona, tramite il filtro di un profilo costruito, non spontaneo. “Negli ambienti digitali – conferma Boccia Artieri – viene meno la corporeità, sostituita da artifici comunicativi, e si ha una maggiore disponibilità a far cadere le barriere, con il crescere di fenomeni contrapposti quali il dating (l’incontro online) e il flaming (l’insulto online)”.
Senza filtri. La presenza mediata da un lato amplia le possibilità di contatto nei contesti spaziale, sociale e culturale, dall’altro apre a comportamenti sconvenienti nell’ambiente analogico e leciti nell’ambiente digitale, senza il rischio di compromettersi. È il caso del sexting (variante del texting, con scambio di contenuti erotici), del sesso virtuale e degli incontri occasionali, indici di un cambiamento sostanziale nelle relazioni umane prodotto dal web 2.0. “C’è una massa critica – spiega Piermarco Aroldi, ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – oltre la quale la quantità diventa qualità: dal sexting alla pornografia, quantità e varietà di materiale accessibile non sono più in continuità col passato, ma costituiscono una variazione significativa”. Che interessa soprattutto i giovani: la ricerca europea “Netchildrengomobile”, basata su un campione di 2.500 intervistati, rivela che il 13% dei ragazzi tra gli 11 ai 16 anni ha sperimentato il sexting ed il 29% (23% in Italia) tra i 9 e i 16 ha visto nell’ultimo anno contenuti espliciti. “Gli adolescenti alle prese con le prime prove sessuali – dichiara Aroldi – devono costruirsi un immaginario e lo fanno più facilmente su Ask.fm o sulle pagine dei siti porno che non chiedendo a un compagno o un adulto. Il retroterra così costruito è irrealistico e pone problemi in termini di autostima e di controllo di un genere sull’altro attraverso la visione della donna come possesso”.
Adulti a rischio. Non che chi ha già raggiunto l’età della ragione sia in salvo, come pare attestare il proliferare di siti e app che si offrono come canale specifico per incontri. “L’impressione – commenta Boccia Artieri – è che l’uso del web per incontri occasionali sia più diffuso tra gli adulti. Meno uno ha familiarità con il social network, più diventa mezzo per il dating, viceversa più si vive all’interno della dimensione social e più questo diventa un ambiente”. Tinder, Pure e “NoLove.org” sono solo tre degli alfieri di un mondo che va dai pc agli smartphonhe e mette da parte il sentimento per concentrarsi sul solo aspetto erotico. Il primo, celebre per essere stato usato da molti atleti durante le Olimpiadi di Sochi lo scorso febbraio, si basa sulle fotografie e sul reciproco gradimento tra le due persone, il secondo è attivo su invito, il terzo sembra avere ben poco di spontaneo (solo la registrazione è gratuita). Chi rifugge registrazioni e teme di lasciare tracce, tenta la fortuna su chat come Omegle, che tramite webcam collegano in maniera casuale e in tempo reale due degli utenti online. Il meccanismo è semplice e in teoria dovrebbe permettere di conoscere nuove persone, ma nella pratica la maggior parte degli utenti non cerca una chiacchierata. “Mancano dati certi – dichiara Aroldi – ma ho l’impressione che questo fenomeno sia abbastanza diffuso, per certi aspetti più fra gli adulti che non fra i ragazzi. I ragazzi hanno ancora delle radici dentro la vita quotidiana, che non è ancora sclerotizzata, i giovani adulti a contatto con lo stress della vita, con tempi e ritmi sempre più innaturali, mi sembrano più inclini a praticare queste forme di incontro occasionale”. In cui l’incontro si riduce a contatto e la solitudine resta immutata.
Di Giuseppe Del Signore per Agensir