In maniera sconcertante questa notizia, diffusa da tutti i media mondiali con tanto di numeri precisi e stigmatizzata da molteplici denunce prima fra tutte quelle di Amnesty International, qui da noi in Italia viene fatta passare da alcuni siti come “bufala”. Lo fa, per esempio, ImolaOggi.it che titola “La bufala di Putin che vuole legalizzare la violenza in famiglia”. È una bufala perché per loro quella che avviene in Russia sarebbe in realtà una semplice “equiparazione”: prima degli attuali emendamenti, se chi schiaffeggiava il bambino era un vicino di casa, quest’ultimo se la cavava meglio che se la medesima violenza fosse stata perpetrata dal padre; ora invece sarebbe tutto okay perché la pena del padre viene ridotta visto che viene trattato come se fosse un estraneo non come se fosse quello che è, cioè il papà.
Ma cosa ci sta accadendo, mi chiedo? A parte che, in italiano, il termine “bufala” indica una notizia falsa – tipo che il terremoto di Amatrice ha fatto cadere il Colosseo – e qui invece la notizia c’è tutta con tanto di numeri legali, testi legislativi e dichiarazioni, a parte questo, non sanno, quelli che parlano di “bufala”, di cosa stiamo parlando quando stiamo parlando di “violenza in famiglia”? Come si fa a gioire perché non si valuta come pessimo che il padre o il marito, cioè colui che dovrebbe amare e proteggere, venga trattato come se fosse estraneo? Non è un aggravante che chi dovrebbe custodire moglie e figli li attacchi? Come si fa a non sapere che la violenza in famiglia – perfino al di là della materialità dell’atto – è terrore puro? Davvero non si riflette su quanto spesso la violenza tra le mura domestiche – che non di rado diventa femminicidio e pedofilia – non venga denunciata? Violenza è, sì, marito che ti prende per i capelli, quelli dietro la nuca e ti trascina per il corridoio ma violenza è soprattutto che tu non urli per non spaventare i bambini. Violenza è marito che entra in bagno e ti dà un cazzotto sull’orecchio e tu cadi con la faccia sul bidet e rimani là perché la cosa migliore è non muoversi, è dare la schiena perché anche solo il tuo sguardo può irritarlo e allora ricominciano le botte. Violenza è che poi il marito esce dal bagno, va in cucina a bere e dice ai figli: che c’è da guardare? Mamma sta bene. E poi lei arriva e fa il caffè e sorride ai bambini. Violenza è bozzi, orecchio gonfio, segni viola sulla schiena e labbro che sanguina ma soprattutto violenza è quella cosa schifosa che sei tu che ti vergogni delle botte che hai preso, perché tu di vergogni di averle prese. E per questo non vai a farti fare il certificato al Pronto Soccorso. E poi violenza è quella strana cosa che pensi sempre che tu lo cambierai e che lui migliorerà e che per questo non vai all’ospedale. E poi violenza è quella pessima cosa che pensi che fa così perché è comunque una forma di amore. Ed ecco un altro motivo per non farti vedere da nessuno, perché poi, dopo che ci sei andata, dove puoi andare? Dove ti rimane da scappare? E se poi ti levano i figli? Quella è violenza. Perché tu sai che i bozzi passano, i lividi se ne vanno, le labbra si sgonfiano e tu non potrai far vedere niente a nessuno che poi lui finge pure di essere dolce e nessuno ti crederà.
La notizia della depenalizzazione della violenza domestica promossa da Putin – perché di questo stiamo parlando, o c’è ancora chi crede che in Russia possa cadere foglia che Putin non voglia? – non è affatto una bufala ma è una notizia disgustosa e rivoltante. Perché il motivo per cui le campagne contro la violenza domestica si ripetono con drammatica cadenza è che sortiscono un effetto pari quasi a zero perché la violenza è diffusa e riguarda tutte le famiglie. È un fenomeno che non conosce limiti di classe, cultura, società. Nelle famiglie nascono e vivono i mostri perché è nella famiglia che nasciamo e viviamo, e tutto il bene e il buono che siamo e tutto il male e il brutto che siamo, lì si vede o si nasconde.
Fate attenzione ad una cosa che hanno in comune queste campagne. Accanto al viso pesto e gonfio della donna che fa da testimonial a questa violenza, c’è sempre l’invito pressante a denunciare subito, a denunciare tutto. A non aspettare la seconda scarica di botte. A non aspettare che da “un solo schiaffo” si passi ad un pestaggio. E invece la depenalizzazione in Russia spingerà proprio a questo. Il motivo per cui la nuova legislazione russa sarebbe “una bufala” è che se il fatto violento “è unico e occasionale” non va sanzionato, sarebbe meritevole solo di una multa.
Anzi, e questo è l’infinito peggio, ci sarebbero violenze “che fanno famiglia”. La rafforzano.
Ma se c’è una cosa che ho capito con l’etá, è che sono diventato più forte solo nel momento in cui ho conosciuto e riconosciuto le mie debolezze. Una famiglia in cui si picchia, una famiglia in cui c’è violenza psicologica, è una famiglia fragile, malata, pericolosa. E la società che si fonda sulla forza della violenza è una società fragile malata e pericolosa. No, la depenalizzazione della violenza domestica in Russia non è una bufala. È una cosa terribile. Ed è un grande male nasconderlo.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da IlSussidiario.net
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