A fianco dei problemi legati alla presenza di migliaia di richiedenti asilo nel Cara di Mineo, vi sono anche situazione eccellenti di accoglienza. È il caso dei centri gestiti a Piazza Armerina, Aidone e Catania dall’Associazione Don Bosco 2000, costola dei salesiani. Realtà che però stanno risentendo fortemente di quanto sta accadendo e che vedono deteriorarsi il clima sociale nei confronti dei migranti.
Sta salendo, in Sicilia, la tensione tra profughi e popolazione. Nella meravigliosa isola accogliente e generosa per natura e per carattere, la prima regione, seguita da Lazio e Lombardia, ad accogliere il più alto numero di profughi, da un paio di anni qualcosa sta cambiando. Complici le tv che fanno da megafono ai professionisti nazionali dell’odio, i social network e i blog che danno voce ai piccoli aizzatori locali, per fomentare la guerra tra poveri a fini strumentali. La percezione, nella terra degli sbarchi quotidiani, è quella dell’invasione, perché spesso non vengono dette le notizie successive, cioè che tutti i migranti non vogliono vivere in un paesino siciliano ma desiderano tutti spostarsi nel Nord Europa. Dopo l’omicidio in casa dei due anziani coniugi Vincenzo Solano e di Mercedes Ibanez a Palagonia per mano di un ivoriano ospite nel dibattuto Cara di Mineo, che accoglie 3-4.000 profughi in provincia di Catania, si rischia che il gesto orribile di uno abbia ripercussioni sulla vita di tutti. Nei funerali celebrati ieri nella chiesa di San Giuseppe a Palagonia il vescovo di Caltagirone, monsignor Calogero Peri, ha più volte ribadito che “male e bene non hanno colore, non sono bianchi o neri, stanno nel cuore dell’uomo, di qualunque razza sia”. Ma i facinorosi sono ovunque e non perdono tempo. Tre ragazzi armati di pistola hanno infatti poco dopo rapinato, insultato e picchiato due giovani del Gambia sulla strada provinciale che conduce a Mineo, innocenti capri espiatori di un clima di odio che si va diffondendo sempre di più. Certo, il Cara di Mineo, istituito dal governo Berlusconi e dall’allora ministro leghista Maroni, non è certo un modello di accoglienza, visto che ospita in un unico spazio migliaia di richiedenti asilo che, per la lentezza delle Commissioni territoriali, si trovano a trascorrere anche 18 mesi facendo poco o nulla (invece dei 35 giorni previsti), in una zona isolata e senza possibilità di integrazione. Non a caso, dopo l’efferato duplice omicidio, è stato deciso il commissariamento della struttura, e il nome di Mineo è uscito anche durante le inchieste di “Mafia capitale”. Ma in Sicilia ci sono modelli di accoglienza che funzionano bene. Come i centri gestiti a Piazza Armerina, Aidone e Catania dall’Associazione Don Bosco 2000, costola dei salesiani. Realtà che però stanno risentendo fortemente di quanto sta accadendo.
In fuga verso una terra che non li vuole. “Sono preoccupato per i ragazzi perché la tensione nei loro confronti sta salendo – racconta Agostino Sella, presidente dell’Associazione Don Bosco 2000, con sede a Piazza Armerina -. Sono fuggiti dai loro Paesi, arrivano qui e trovano lo stesso problema. Non sono pronti per la seconda volta”. Sono africani sub-sahariani, pakistani, afgani, bangladesi, tutti giovani in fuga da “una terra che li odia ad un’altra che non li vuole”, per dirla alla Ivano Fossati. L’Associazione, attiva dal 1997, ha cominciato ad accogliere i profughi – circa 600 fino ad oggi – nel 2011, in seguito alle primavere arabe e all’emergenza Nord Africa. Attualmente circa 70, in maggioranza uomini e nuclei familiari, sono ospiti in una antica, bella e organizzata struttura dei salesiani a Piazza Armerina – un Centro di accoglienza straordinario e il servizio Sprar per i richiedenti asilo -, altri 70 sono suddivisi in gruppi di 6/8 persone in una quindicina di appartamenti nel vicino paese di Aidone, famoso per gli scavi antichi e la statua della Venere di Morgantina. L’associazione gestisce anche un centro di primissima accoglienza per chi è appena sbarcato, in una ex colonia salesiana a Catania, iniziativa attivata dopo l’appello di Papa Francesco ad aprire le case dei religiosi ai migranti.
Redazione Papaboys (Fonte www.agensir.it/Patrizia Caiffa)
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