«Chissà se riesco a farla camminare. Mi sembra che manchi poco, lei si alza sempre in piedi, si appoggia ma ogni tanto si lascia. È un attimo». Domenico Magini fa il papà a tempo pieno ormai, e della sua piccola Eleonora, di un anno, osserva ogni minimo dettaglio.
La loro è una convivenza particolare. Solo loro due, sempre insieme da giorni, in una stanza della struttura alberghiera del Marriot, vicino al Policlinico Gemelli. Sono in convalescenza, sotto stretta assistenza dei medici, perché entrambi ancora positivi al coronavirus. Insieme, ma separati dal mondo. E Domenico, 46 anni, commesso, è diventato tutto il mondo di Eleonora. «La giornata per me è tutta dedicata a lei, è fatta di una routine un po’ straordinaria, di piccole cose semplici, in cui cerco di intrattenerla, di inventare giochi per lei, di colmare la nostalgia della sua casa e della mamma. Mi ritrovo a fare cose che di solito fa mia moglie, non me l’aspettavo, e per me è diventato un modo nuovo di essere papà». A casa, a Fiumicino
, li aspettano la moglie e l’altra figlia di due anni e mezzo.La loro lotta contro il coronavirus è cominciata l’11 aprile quando Domenico ha scoperto di essere positivo. Aveva da giorni i sintomi di febbre e tosse. Anche sua mamma era stata ricoverata alla Columbus, anche lei con il tampone positivo. Prima si è messo in malattia, poi è iniziata la quarantena, a turno tutta la sua famiglia ha fatto il tampone, fino ai risultati. Sua moglie e la prima figlia erano negativi. La piccola Eleonora era contagiata. Era il 18 aprile. «È stato il momento più brutto
: ci dicevano di stare tranquilli, che ai bambini non prende, poi è arrivato il risultato. Un colpo al cuore». Il 22 aprile Domenico e Eleonora sono stati ricoverati al Bambino Gesù di Palidoro. Poi, dopo pochi giorni, sono stati trasferiti al Marriot. Sempre loro due insieme, assistiti dai medici e dagli operatori sanitari del Gemelli. Come la canzone di Gino Paoli, Domenico avrebbe voglia di aprire ad Eleonora «il cielo in una stanza». Niente pareti ma alberi infiniti, dice. Ci prova almeno.«Eleonora è una bimba vivace, di solito a casa era una gran giocherellona, soprattutto con la sorella, con cui magari si litigavano i giocattoli. Qui con me è diventata più calma, cerco di non farla intristire, di farle trascorrere il tempo in modo sereno, di darle tranquillità». Domenico l’accudisce in tutto. Le cambia i pannolini, le fa il bagnetto la sera, la veste, la fa mangiare. Il personale sanitario gli porta tutto il necessario, brodo, pastina, omogeneizzati e lui prepara le pappe. Fa anche il bucato a mano. «Lavo tutto io, e stendo al bagno tra termosifone e stampelle». Si è inventato dei giochi da fare con lei, le racconta favole, e cerca di farla muovere: «La faccio camminare tanto, tenendola per le mani. Lei ormai sta in piedi dritta. A casa aveva un carrellino per muoversi. Qui ci sono io. Si appoggia, poi si lascia. Aspetto che faccia qualche passetto da sola. Magari la vedo camminare per la prima volta». Il 14 maggio Eleonora compie un anno. «Vorrei tanto festeggiarla a casa».
Fonte: Il Messaggero Roma
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