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Per il piccolo Charlie questo 13 luglio è il giorno della vita o della morte. Sosteniamolo con la nostra preghiera

L’udienza per il piccolino nel primo pomeriggio di questo giovedì. I genitori devono provare che il neonato potrebbe migliorare con eventuali nuove cure.

AGGIORNAMENTO DEL 13 LUGLIO ALLE ORE 14. DA LEGGERE 

‘Se ci sono prove importanti cambierò la mia decisione’. Il giudice di Charlie si sente padrone della vita

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In attesa che l’Alta Corte di Londra decida il destino di Charlie Gard, forse già giovedì durante l’udienza fissata nel primo pomeriggio, ai genitori Chris e Connie è stato imposto dal giudice Nicholas Francis l’arduo compito di produrre in poche ore le prove che dimostrino che il piccolo potrebbe migliorare se sottoposto a nuove cure.



Il rapporto tra i genitori e il Great Ormond Street Hospital, l’ospedale londinese che ha in cura il piccolo di 11 mesi dallo scorso ottobre, è ormai compromesso, con i medici persuasi che non ci sia cura in grado di far migliorare Charlie. «Mi sentirei in colpa tutta la vita – fa sapere la mamma del piccolo su Oggi 

– se non provassi tutte le strade per salvarlo. Se questa terapia non dovesse funzionare allora, solo a quel punto, saremo pronti a lasciar andare Charlie».

Come ricorda il Daily Mail, quotidiano inglese che sin dall’inizio ha spalleggiato la famiglia, sono tutt’altro che chiare le questioni sulle quali la corte londinese dovrebbe pronunciare una sentenza di morte. Ecco i punti decisivi.

1. Si dice: «Charlie sta soffrendo».

Ma non ci sono evidenze univoche in questo senso. Le condizioni sono stabili, il battito normale, segni secondo i genitori che il bimbo non starebbe soffrendo. Indubbiamente, ricorda l’ospedale, il ventilatore (e le cannule nel naso inspiegabilmente mai sostituite da una tracheotomia) provoca dolore.

2. Si dice: «I genitori non fanno che prolungare le pene di Charlie».

Ma la terapia proposta non è invasiva, diluita come sarebbe nel suo latte. I genitori propongono un tempo di osservazione di tre mesi per verificare se Charlie risponde al trattamento.

3. Si dice: «La qualità della sua vita non può migliorare e non migliorerà».

Ma se il trattamento dovesse funzionare, la qualità della vita del bambino migliorerebbe significativamente.



4. «Il danno cerebrale di Charlie è irreversibile».

Ma anche questa affermazione non è stata provata, neppure con le ecografie del cervello, che non sarebbe spacciato. Se il trattamento dovesse funzionare – sostengono i genitori – potrebbe riparare le cellule danneggiate. Il dissenso dell’ospedale su questo punto è assoluto.

5. Si dice: «Charlie è cieco».

Mamma e papà ribattono che il loro bimbo apre gli occhi tutti i giorni, e li ha tenuti sempre aperti quando è stato portato all’aria aperta. Il responso dei medici londinesi invece è senza appello: Charlie – dicono – è cieco, sordo e non può respirare se non aiutato dal ventilatore.

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6. Si dice: «Charlie sta occupando un posto in terapia intensiva che andrebbe lasciato a un bambino con più chance di lui».

Su questo punto i genitori hanno gioco facile: da settimane chiedono di poter trasferire il figlio, a loro spese, in un altro ospedale tra quelli che si sono detti disponibili a tentare la nuova terapia.

7. Si dice: «I genitori non possono farcela a prendersi cura di lui».

Ma la mamma di Charlie è infermiera, e sull’impegno di entrambi i genitori per far crescere il piccolo nessuno può avanzare più alcun dubbio.



8. Si dice: «Il trattamento è solo sperimentale».

Ma i sette medici e ricercatori di tutto il mondo che firmano il protocollo terapeutico sono una garanzia di serietà scientifica e di affidabilità clinica. E solo perché non è mai stato provato non significa che un metodo non debba funzionare.

Fonte: Avvenire on line
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