È come se fosse crollata la chiesa di San Damiano ad Assisi: il «ponticello di padre Pio», dove nel settembre del 1910 il giovanissimo Francesco Forgione ricevette le stimmate, non c’è più. La furia dell’acqua l’ha devastato e le antiche pietre sono finite nelle acque del torrente Quadrielli, sempre pulite e ora torbide.
Le secolari spallette di quercia del «ponticello di padre Pio» appaiono come reliquie e se nella chiesa antica e diroccata delle campagne umbre Francesco ascoltò la voce del Crocefisso, qui sul «ponticello» di Piana Romana, il 7 settembre del 1910, al giovanissimo padre Pio «successe una cosa – avrebbe raccontato ad un suo confratello – che non so né comprendere, né spiegare. In mezzo alla palma delle mani è apparso un pò di rosso, grande quanto un centesimo, accompagnato anche da un forte ed acuto dolore… Anche sotto i piedi avverto un po’ di dolore…». Sono le stimmate «invisibili» quelle di Pietrelcina, non meno importanti di quelle «visibili» che sarebbero comparse il 20 settembre del 1918 a San Giovanni Rotondo. Da quel giorno su quel ponticello milioni di persone, da una sponda all’altra, sono passate per pregare, chiedere grazie. Venti metri di pietra, ora sono scomparsi per il maltempo, che erano l’ultimo tratto del «cammino del Rosario».
Per arrivare sulla sponda dove si ferma anche la preghiera bisogna percorrere la stessa stradina di pietre che da quel 1911 è rimasta com’era al confine del torrente che era «solitaria musica dell’anima» per padre Pio. Domenico Masone, sindaco di Pietrelcina, parla guardando quel che resta del ponte sapendo che è crollato un pezzo della «Betlemme» di San Padre Pio. Domenico Masone è dalle ore dell’alluvione al telefono con i tecnici della Protezione Civile ma anche con i fedeli del Santo chiamano dopo la notizia del crollo. Molti conoscono a menadito la relazione che il grande scienziato Enrico Medi dedicò a Pietrelcina.
«Perché Padre Pio – disse nell’agosto del 1969 il fisico innamorato di Dio – questo che un giorno sarà uno dei più grandi santi della Chiesa ha respirato la prima aria, il primo ossigeno, il primo azoto, il primo latte, il primo sorriso, la prima luce, il primo canto di uccelli qui a Pietrelcina». Ecco perché, qui si sentono qualcosa in più della pur rispettata San Giovanni Rotondo, tra la casa dove nacque il Santo, i luoghi della preghiera, ed ora anche per quel «ponticello delle stimmate» che non c’è più.
Redazione Papaboys (Fonte www.ilmattino.it/Antonio Manzo)
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