Papa Pio XII si trovò al governo della Chiesa nel terribile periodo del nazismo esasperato e degli stermini di massa di Hitler; il Pontefice riteneva il dittatore un invasato, “un indemoniato” e per questo operò su di lui diversi esorcismi “a distanza”.
È una vicenda davvero interessante questa, rivelata da Padre Gumpei, relatore da trent’anni della causa di beatificazione di Pio XII. Gumpei avrebbe appreso il fatto durante l’istruttoria canonica, raccogliendo le testimonianze di chi visse accanto a Papa Pacelli.
Sebbene il gesto papale di esorcizzare “a distanza” non fosse conforme all’uso, Pio XII invocò Dio «affinché liberasse questa persona (Hitler) dall’impulso diabolico che subiva e in base al quale agiva». Sembrerebbe così avvalorata la tesi di coloro che per anni hanno giudicato il silenzio del Papa come un’abile mossa politica che aveva il solo scopo di non peggiorare ulteriormente la situazione internazionale.
L’ultimo atto pubblico del Papa risale infatti al 20 ottobre 1939 quando condannò con l’enciclica Summi Pontificatus l’invasione della Polonia ad opera di Hitler. Neppure in occasione della tragica rappresaglia tedesca a Roma, dopo l’attentato di via Rasella che portò all’eccidio delle fosse Ardeatine il 25 marzo 1944, il Santo Padre ritenne utile interrompere il silenzio.
di Francesco Rossi per la Redazione Papaboys