Fu Pio XII a compendiare nell’Enciclica “Ad Coeli Reginam”, nel 1954, venti secoli di devozione che dalle origini del cristianesimo avevano colto nella Madre di Cristo i tratti di una divina regalità. Grazie in particolare a Papa Pacelli, dunque, la Chiesa celebra e venera ogni anno Maria col titolo di “Regina”, inizialmente il 31 maggio e, dopo la riforma del calendario liturgico, il 22 agosto, otto giorni dopo l’Annunciazione, a significare uno stretto legame tra la regalità mariana e la sua Assunzione. Il servizio di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana:
La vita di fede è come un viaggio del quale si conosce la geografia iniziale – luoghi, vette, gole tortuose – ma non si sa nulla in anticipo della geografia che si scoprirà lungo il cammino. La storia della devozione mariana somiglia a questo itinerario. I mille titoli con i quali oggi si venera la Madre di Dio possono apparire ovvi e doverosi, e invece sono in maggioranza frutto di un lungo – non di rado tortuoso, per l’appunto – percorso di spiritualità e intelletto. Proprio la maternità divina di Maria per esempio fu definita ufficialmente nel 431 durante il Concilio di Efeso, dopo un’acre disputa con Nestorio che la riconosceva madre del Cristo Uomo, ma non del Cristo Dio.
Regina da sempre
Teologicamente meno problematico fu lo sviluppo della comprensione di Maria come Regina. Sin dall’alba cristiana, la Madonna prima ancora che descritta viene ritratta – nelle catacombe di Priscilla, ad esempio – come una Imperatrice. E Sant’Efrem, alla fine del quarto secolo, è il primo Padre della Chiesa a conferirle questo titolo regale. Esattamente come un territorio via via ritratto nei dettagli da un esploratore cartografo, secoli di alto magistero e di devozione di popolo si coagulano nel Novecento e il paesaggio della regalità di Maria appare definito in tutte le direzioni.
Pio XII e l’“Ad Caeli Reginam”
Il Papa e la Regina
E appena un mese dopo la pubblicazione dell’Enciclica, Papa Pacelli pronuncia in San Pietro un infervorato discorso in onore di Maria Regina. Distillando le sue parole dall’enfasi tipica dell’epoca, le parole di Pio XII sono un’affettuosa preghiera con cui, viene da dire, il Papa incorona la Vergine a nome della Chiesa universale, dedicandole alla fine una lunga e intensa preghiera:
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“Lungi dall’essere fondato sulle esigenze dei suoi diritti e la volontà di un altero dominio,
il regno di Maria non conosce che un’aspirazione:
il pieno dono di sé nella sua più alta e totale generosità (…)
Regnate, o Madre e Signora,
(…) sugl’individui e sulle famiglie, come sulle società e le nazioni;
sulle assemblee dei potenti,
sui consigli dei savi, come sulle semplici aspirazioni degli umili (…)
e accogliete la pia preghiera di quanti sanno
che il vostro è regno di misericordia,
ove ogni supplica trova ascolto,
ogni dolore conforto,
ogni sventura sollievo,
ogni infermità salute,
e dove, quasi al cenno delle vostre soavissime mani,
dalla stessa morte risorge sorridente la vita”.
(Pio XII, primo novembre 1954)
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Con la costituzione apostolica Munificentissimus Deus, nel 1950, il Papa Pio XII proclama solennemente come verità di fede che «l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». La Vergine Maria, spiega il Papa, «per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo». Il 1^ novembre di quell’anno, in occasione della proclamazione solenne del “nuovo” dogma in Piazza San Pietro, Pio XII recita questa preghiera, consegnata per sempre alla devozione dei fedeli.
O Vergine Immacolata, Madr
e Madre degli uomini!
Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e in corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi;
e noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra tutte le altre pure creature, e per offrirvi l’anelito della nostra devozione e del nostro amore.
Noi sappiamo che il vostro sguardo, che maternamente accarezzava l’umanità umile e sofferente di Gesù in terra, si sazia in cielo alla vista della umanità gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell’anima vostra nel contemplare faccia a faccia l’adorabile Trinità fa sussultare il vostro cuore di beatificante tenerezza;
e noi, poveri peccatori, noi a cui il corpo appesantisce il volo dell’anima, vi supplichiamo di purificare i nostri sensi, affinchè apprendiamo, fin da quaggiù, a gustare Iddio, Iddio solo, nell’incanto delle creature.
Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio;
e noi, che vi invochiamo nostra Madre, noi vi prendiamo, come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale.
Noi abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgono ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei deboli;
e noi, fra le tenebre di questa valle di lacrime, attendiamo dal vostro celeste lume e dalla vostra dolce pietà sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra Patria.
Noi crediamo infine che nella gloria, ove voi regnate, vestita di sole e coronata di stelle, voi siete; dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi;
e noi, da questa terra, ove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guardiamo verso di voi, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza; attraeteci con la soavità della vostra voce, per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del vostro seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
L’Anno Mariano 1954
La tradizione di onorare la statua della Madonna a Piazza di Spagna, il giorno dell’8 dicembre, per poi recarsi a venerare la Salus Populi Romani a Santa Maria Maggiore – tradizione rispettata da Giovanni XXIII in poi, fino a Papa Francesco oggi – risale in realtà a Pio XII, che compì per la prima volta quell’omaggio, per inaugurare l’anno mariano, nel 1953.
Racconta Suor Pascalina: «Il Santo Padre aveva una profonda e filiale fiducia nell’intercessione della Madonna, ed appunto per questo proclamò l’Anno Mariano. L’apertura di questo Anno Mariano ebbe luogo nella basilica di Santa Maria Maggiore l’8 dicembre 1953, e questo fu per lui un giorno di intensa gioia. Il pellegrinaggio sostò in Piazza di Spagna e poi il Santo Padre, nel rispettoso silenzio di una immensa folla di fedeli, recitò la preghiera per l’Anno Mariano, da Lui stesso composta. Il corteo proseguì, quindi, verso la Basilica, ove, innanzi all’immagine di Maria Salus Populi Romani, ripetè la preghiera, alla quale, tra la commozione generale, seguì la Benedizione Urbi et Orbi» (Positio, pag. 90).
8 dicembre 1953
Benché avviliti dalle colpe e sopraffatti da infinite miserie, ammiriamo e cantiamo l’impareggiabile ricchezza di eccelsi doni, di cui Iddio vi ha ricolmata al di sopra di ogni altra pura creatura, dal primo istante del vostro concepimento fino al giorno, in cui, Assunta in cielo, vi ha incoronata Regina dell’universo.
O Fonte limpida di fede, irrorate con le eterne verità le nostre menti! O Giglio fragrante di ogni santità, avvincete i nostri cuori col vostro celestiale profumo! O Trionfatrice del male e della morte, ispirateci profondo orrore al peccato, che rende l’anima detestabile a Dio e schiava dell’inferno!
Ascoltate, o prediletta di Dio, l’ardente grido che da ogni cuore fedele s’innalza in quest’Anno a voi dedicato. Chinatevi sulle doloranti nostre piaghe. Mutate le menti ai malvagi, asciugate le lagrime degli afflitti e degli oppressi, confortate i poveri e gli umili, spegnete gli odi, addolcite gli aspri costumi, custodite il fiore della purezza nei giovani, proteggete la Chiesa santa, fate che gli uomini tutti sentano il fascino della cristiana bontà. Nel vostro nome, che risuona nei cieli armonia, essi si ravvisino fratelli, e le nazioni membri di una sola famiglia, su cui risplenda il sole di una universale e sincera pace.
Accogliete, o Madre dolcissima, le umili nostre suppliche e otteneteci soprattutto che possiamo un giorno ripetere dinanzi al vostro trono, beati con voi, l’inno che si leva oggi sulla terra intorno ai vostri altari: Tutta bella sei, o Maria! Tu gloria, Tu letizia, Tu onore del nostro popolo! Così sia.
A cura di Redazione Papaboys fonti: Radio Vaticana / Sito Ufficiale Papa Pio XII
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