Anche i nostri parlamentari hanno perso la testa, e purtroppo non per causa del caldo. Di fronte alla terribile situazione che vive la gioventù nel nostro paese, e di fronte ai testimonial di disonestà, corruzione e lobbismo che la politica ‘ci ispira’, cosa propongono un gruppo di parlamentari trasversale? ‘La legalizzazione di alcuni tipi di droga!’. Lor Signori, sempre più drogati, cosa vogliono fare? Far sballare anche chi ha diritto a qualcosa di diverso.
Ecco, lo sfascio totale della politica è raggiunto: invece di pensare al vero futuro ed al bene della generazione avvenire, si pensa a sballarla legalmente. Ma i giovani, va ricordato a lor signori, non vogliono questo!
Condivido perfettamente, come responsabile dell’Associazione dei Papaboys, il parere dei fratelli della comunità Giovanni XXIII a tal proposito e vi riporto la nota che hanno appena inviato.
«Incredibile che di fronte ad una generazione giovanile che chiede opportunità di studio, di lavoro e abitative per costruirsi un futuro i nostri parlamentari si trovino uniti nel rendere più agevole e legale l’uso di droghe» è l’amara constatazione di Giovanni Ramonda di fronte alla notizia dei 218 parlamentari di diversi schieramenti che hanno presentato una proposta di legge per la legalizzazione della cannabis.
«Pensare di controllare l’uso di droghe legalizzandolo è un’assurdità. Proporre che lo Statolegalizzi e magari tragga profitto dall’uso di droghe per poi finanziare percorsi di recupero è perversione ideologica – prosegue Ramonda –. L’esperienza con il gioco d’azzardo ci indica che le dipendenze aumentano e i costi sociali sono altissimi. Legalizzare l’uso di droghe, o la prostituzione come vorrebbe Salvini, significa rendere socialmente accettate e condivisibili attività che creano danni enormi alla persona e alla società».
«Chi ricorre alle droghe esprime un disagio che va colto in profondità e non può essere banalizzato per ottenere qualche voto in più – conclude Ramonda –. Anziché offrire cannabis, i nostri parlamentari offrano un modello coerente: rinuncino ai privilegi, cerchino davvero il bene comune a partire dai più deboli, agiscano con onestà e trasparenza anche quando c’è da pagare di persona. Allora si spezzerà quel clima di disillusione che aleggia tra i giovani e si offriranno opportunità di impegno e di speranza anziché addormentare le coscienze con la cannabis».
di Daniele Venturi