Un’avemaria per tutti i detenuti del mondo, con un pensiero particolare alla tragedia avvenuta a Manaus, in Brasile: ecco il momento che ha contrassegnato mercoledì mattina, 4 gennaio, la prima udienza generale del nuovo anno. Nella preghiera il Pontefice ha voluto ricordare anche i familiari dei carcerati e tutto il personale che presta servizio nei penitenziari, rinnovando inoltre l’appello — lanciato il 5 novembre scorso in occasione del giubileo — «perché gli istituti penitenziari siano luoghi di rieducazione e di reinserimento sociale, e le condizioni di vita dei detenuti siano degne di persone umane». Le carceri, ha insistito il Papa parlando a braccio, «siano per reinserire e non siano sovraffollate».
Mettendo poi subito in atto i suggerimenti sull’atteggiamento davanti all’esperienza del dolore proposti nella catechesi, con un abbraccio e una carezza il Pontefice ha accolto Matteo Gamerro, trentotto anni, torinese, appassionato sportivo fino a che nel 1999 gli è stata diagnosticata la sclerosi multipla, che lo «ha reso sempre più disabile» costringendolo dal 2008 sulla sedia a rotelle. Matteo però non ha «mai rinunciato a vivere veramente», decidendo di «non sopravvivere e basta»: per questo, oltre al lavoro, ha iniziato anche «l’avventura della scrittura, non solo attraverso un blog» ma anche pubblicando due libri. In particolare, Si può fare racconta il suo pellegrinaggio lungo lo storico cammino di Santiago de Compostela. E all’udienza lo ha donato a Papa Francesco, raccontandogli anche che quest’estate ha percorso i centottanta chilometri della via Francigena tra San Gimignano a Roma avendo come «compagna di viaggio» la sua innovativa sedia a rotelle chiamata Joelette. In cammino con lui anche un gruppo sempre più numeroso di amici podisti che lo accompagnano nelle maratone in giro per l’Italia, spingendo la sua carrozzina. «Sono esperienze bellissime che mi fanno sentire ancora e sempre vivo» confida Matteo.
A parlare con il Papa dei «veri valori dello sport» sono venuti dal Canada i giovanissimi calciatori della squadra nazionale under 14. In questi giorni infatti la Canadian academy of futbol, guidata dall’allenatore Dwayne Anthony De Rosario, ha affrontato le compagini di pari età della Roma e del Napoli. Con particolare affetto il Papa ha abbracciato Simon Shahabi Nezhad, uno dei giovani calciatori canadesi che sta vivendo un’esperienza di dolore, insieme alla mamma di un altro componente della squadra, anch’essa alle prese con una grave malattia. «L’incontro con Francesco ci aiuterà nel nostro impegno a vivere il calcio nella giusta dimensione, sviluppando non solo le capacità tecniche, atletiche e professionali dei ragazzi ma cercando di puntare sull’educazione» spiega il presidente Phil Ionadi. Ad accompagnare la squadra, monsignor Melchor Sánchez de Toca y Alameda, sotto-segretario del Pontificio Consiglio della cultura.
Per presentare a Francesco le più recenti pubblicazioni di carattere spirituale erano presenti nell’aula Paolo VI i responsabili del gruppo francese Bayard che edita anche il quotidiano La croix: il direttore Georges Sanerot e il direttore generale André Antoni, religioso agostiniano assunzionista.
Tra i doni più significativi presentati al Pontefice — per lui molti disegni di bambini e persino un canguro di pelouche con tanto di cucciolo nel marsupio — un quadro raffigurante san Francesco, opera di Ottavio Mazzonis, uno dei più importanti pittori torinesi del Novecento. A consegnare l’opera Silvia Pirracchio, presidente della fondazione Mazzonis che ha per vice presidente il vescovo di Aosta monsignor Giuseppe Anfossi.
Fonte: L’Osservatore Romano Edizione 4-5 dicembre 2016
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