Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Invocazione. – Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
Intenzione. – Pregare per il Papa, per i Vescovi e per i Sacerdoti.
IL PENSIERO DEL PARADISO
Gesù ci dice di tenere i nostri cuori fissi là, dove sono i veri gaudi. Ci esorta a stare distaccati dal mondo, a pensare spesso al Paradiso, a tesoreggiare per l’altra vita. Siamo su questa terra, non per restarvi sempre, ma per un tempo più o meno lungo; da un momento all’altro può scoccare per noi l’ultima ora. Dobbiamo vivere ed abbiamo bisogno delle cose del mondo; ma è necessario servirsi di queste cose, senza attaccarvi troppo il cuore.
La vita deve paragonarsi ad un viaggio. Stando in treno, quante cose si vedono! Ma sarebbe pazzo quel viaggiatore che vedendo una bella villa, interrompesse il viaggio e si fermasse lì, dimentico della sua città e della sua famiglia. Sono anche pazzi, moralmente parlando, coloro che si attaccano troppo a questo mondo e pensano poco o niente al fine della vita, alla beata eternità, alla quale tutti dobbiamo aspirare.
I nostri cuori, dunque, siano fissi al Paradiso. Fissare una cosa significa guardarla attentamente ed a lungo e non dare soltanto uno sguardo fugace. Gesù dice di tenere i nostri cuori fissi, cioè applicati, ai gaudi eterni; sono perciò da compatire coloro che pensano raramente ed alla sfuggita al bel Paradiso.
Purtroppo le sollecitudini della vita sono altrettante spine che soffocano le aspirazioni al Cielo. A che cosa si pensa di continuo in questo mondo? Che cosa si ama? Quali beni si cercano? … I piaceri corporali, le soddisfazioni della gola, l’appagamento del cuore, il denaro, le comparse vane, i divertimenti, gli spettacoli … Tutto ciò non è vero bene, perché non soddisfa pienamente il cuore umano e non è duraturo. Gesù ci esorta a cercare i veri beni, quelli eterni, che i ladri non possono rapirci e che la ruggine non può corrompere. I veri beni sono le opere buone, compiute in grazia di Dio e con retta intenzione.
I devoti del Sacro Cuore non devono imitare i mondani, che possono paragonarsi agli animali immondi, i quali preferiscono il fango e non sollevano lo sguardo in alto; imitino piuttosto gli uccelli, che toccano la terra appena appena, per necessità, per cercare un po’ di becchime, e subito spiccano il volo in alto.
Oh, com’è sordida la terra, allorché si guarda il Cielo!
Entriamo nelle vedute di Gesù e non attacchiamo soverchiamente il cuore né alla nostra abitazione, che dovremo un giorno lasciare, né alle proprietà, che poi passeranno agli eredi, né al corpo, che andrà a marcire.
Non portiamo invidia a coloro che hanno molta ricchezza, perché vivono con più preoccupazione, morranno con più rincrescimento e daranno a Dio stretto conto dell’uso che ne avranno fatto.
Portiamo piuttosto una santa invidia a quelle anime generose, che ogni giorno si arricchiscono di beni eterni con molte opere buone ed esercizi di pietà ed imitiamo la loro vita.
Pensiamo al Paradiso nelle sofferenze, memori delle parole di Gesù: La vostra tristezza sarà cambiata in letizia! (Giovanni, XVI, 20).
Nelle piccole e momentanee gioie della vita solleviamo lo sguardo al Cielo, pensando: Ciò che si gode quaggiù è nulla, in paragone ai gaudi del Paradiso.
Non lasciamo passare un solo giorno, senza aver rivolto il pensiero alla Patria Celeste; ed alla fine della giornata domandiamoci sempre: Oggi cosa ho guadagnato per il Paradiso?
Come l’ago magnetico della bussola è di continuo rivolto al polo nord, così il nostro cuore sia rivolto al Cielo: Ivi sia fisso il nostro cuore, dove sono i veri gaudi!
Un’artista
Eva Lavallièrs, orfana di padre e di madre, dotata di molta intelligenza e di animo ardente, fu attratta fortemente dai beni di questo mondo ed andò in cerca di gloria e di piaceri. I teatri di Parigi furono il campo della sua giovinezza. Quanti applausi! Quanti giornali la esaltavano! Ma quante colpe e quanti scandali! …
Nel silenzio della notte, rientrando in se stessa piangeva; non era sazio il suo cuore; aspirava a cose maggiori.
La celebre artista si era ritirata in un paesello, per riposare un poco e per disporsi ad un ciclo di recite. La vita silenziosa la portò alla meditazione. La grazia di Dio le toccò il cuore ed Eva Lavallièrs, dopo una grande lotta interna, decise di non fare più l’artista, di non aspirare più ai beni terreni e di mirare soltanto al Cielo. Non poté essere smossa dai solleciti pressanti di persone interessate; perseverò nel buon proposito ed abbracciò generosamente la vita cristiana, con la frequenza ai Sacramenti, con le opere buone, ma più di tutto sopportando con amore una grande croce, che doveva portarla alla tomba. La sua condotta edificante fu un’adeguata riparazione agli scandali dati.
Un giornale di Parigi aveva proposto un questionario ai suoi lettori, diretto a conoscere i vari gusti, specialmente delle signorine. Quante risposte vane a quel questionario! Volle rispondere anche l’ex artista, ma nel seguente tenore:
« Qual è il vostro fiore preferito? » – Le spine della corona di Gesù.
« Lo sport più preferito? » – La genuflessione.
« Il luogo che più amate? » – Il Monte Calvario.
« Qual è il gioiello più caro? » – La corona del Rosario.
« Qual è la vostra proprietà? » – La tomba.
« Sapete dire cosa siete? » – Un verme immondo.
« Chi forma la vostra gioia? » – Gesù. Così rispondeva Eva Lavallièrs, dopo aver apprezzato i beni spirituali ed avere fissato lo sguardo sul Sacro Cuore.
Fioretto. Se c’è qualche affetto disordinato, troncarlo subito, per non mettersi in pericolo di perdere il Paradiso.
Giaculatoria. Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia!
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