Cecilia Seppia – Città del Vaticano
“Tutti vogliamo la pace. E, più di chiunque altro la vuole chi ne patisce la mancanza”. Esordisce così il Papa nel suo video sull’intenzione di preghiera per il mese di novembre. La pace dunque è ancora al centro dei pensieri di Francesco convinto che si possano “pronunciare parole splendide”, ma se nel cuore dell’uomo manca la pace, essa non ci sarà neppure nel mondo.
La preghiera è fondamentale per scardinare i meccanismi malati della violenza, ma anche la tenerezza. Dice infatti Francesco: “con zero violenza e 100 per cento di tenerezza, costruiamo la pace evangelica che non esclude nessuno. Preghiamo insieme perché il linguaggio del cuore e del dialogo prevalgano sempre sul linguaggio delle armi”.
Il Papa insiste sulla necessità di praticare la pace nelle piccole cose, nei gesti quotidiani, nei rapporti con gli altri, adattandosi ad ogni contesto, come faceva Gesù. La pace di fatto è un bene raro, costantemente minacciato e negato in molte parti del mondo. Secondo i dati dell’ONU inoltre, il 90% delle vittime civili nei conflitti armati è composto da donne e bambini, e il rapporto del giugno 2018 precisa che durante il 2017 sono stati registrati 21 mila atti di violenza grave contro i più piccoli. Dal canto suo, l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati stima che dal 1948 si sono registrati più di 52 milioni di rifugiati e sfollati a causa di conflitti armati.
Facendosi eco dell’invito del Papa il Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), ha lanciato la campagna “Abbiamo bisogno di tutti: Zero Violenza, 100% di Tenerezza”. La mobilitazione sociale di carattere ecumenico attraversa tutta l’America Latina e i Caraibi, dalla frontiera tra Messico e Stati Uniti alla Patagonia, denunciando le varie forme di violenza nei confronti dei bimbi e proponendo la tenerezza come via d’uscita per salvaguardare vita e dignità dei piccoli. Tra i sostenitori della campagna c’è anche il Movimento Eucaristico Giovanile in America Latina e nei Caraibi.
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Padre Frédéric Fornos SJ, direttore internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, che include pure il Movimento Eucaristico Giovanile, ha segnalato che “la pace tra i popoli inizia nei nostri rapporti quotidiani, quando per strada incontro l’altro, con il suo volto e il suo sguardo, e in particolare quando l’altro è diverso, per lingua e cultura, per atteggiamenti, e lo chiamiamo straniero”. “La pace e la concordia tra i popoli della Terra inizia così, nelle strade, nelle case, nelle mie attività e nella mia famiglia, rifiutando il timore dell’altro e rispettandolo”, ha aggiunto.
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