Pax et Justitia

Preghiera Ecumenica #ASSISI. La meditazione del Patriarca Bartolomeo I

(Assisi, Basilica Inferiore di S. Francesco, 20 Settembre 2016)
“Quale parola di pace potrà essere offerta all’altro, al diverso, al lontano, allo sconosciuto, a colui che si frappone tra noi, se quella parola di pace non sarà una reale esperienza di comunione con la Luce Radiosa del Mattino?”
“Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice e la stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino». Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!». E chi ascolta, ripeta: «Vieni!». Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita. A chiunque ascolta le parole della profezia di questo libro io dichiaro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro”. (Ap. 22,16-18)
Vostre Santità,
Vostra Grazia,
Eminenze, Eccellenze,
Illustri Autorità,
Fratelli e Sorelle, amati Figli in Cristo,
“Vieni, Vieni”, invoca lo scrittore dell’Apocalisse, e obbedienti a questo comando, siamo giunti in questa santa città dai vari angoli del mondo, e ci troviamo insieme, come cristiani, in questo sacro luogo per invocare dal Signore il più grande dei Suoi doni, la Pace, da Lui che è il Re della Pace.
Sì, perché il Signore ha testimoniato con la sua stessa vita l’amore incarnato – la pace degli uomini, l’amore interiore – la pace di Dio, l’amore della Croce e della Resurrezione – la pace cosmica.
L’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine, attraverso questi versetti della Rivelazione di Giovanni richiamano la Chiesa, alla sua grande responsabilità di annunciatrice della Salvezza per tutti e per tutto nel mondo, nell’oggi, dimensione profetica spazio-temporale della potenza di Dio. Ma la salvezza è stata annunciata non come un avvenimento, ma come una persona da conoscere, da vivere, da farne esperienza, da amare. Dalla stirpe di Davide infatti giunge la “stella del mattino”, la stella radiosa, piena di luce dell’Aurora, il Sole di Giustizia, Cristo Dio nostro. “Luce gioiosa della santa gloria, del Padre Immortale, celeste, santo beato, Cristo Gesù”, canta forse il più antico inno trinitario della Chiesa Nascente.
La salvezza universale che in Gesù, Dio dona all’umanità e la sconfitta definitiva del male e della morte, sono il cuore di questo annuncio. In Gesù si è compiuta tutta la attesa messianica, ed essa è stata testimoniata alla Chiesa, quella attesa e quel principio che si è compiuto viene oggi domandato a noi, per esserne testimoni previlegiati, non in attesa di una nuova parusia, ma nell’oggi, nel già e non ancora, nel passato che è presente e nel presente che è futuro. Oggi ai Cristiani è richiesta una “martyria”, una testimonianza di comunione: “Vi riconosceranno da come vi amerete” (Gv. 13, 35). Quale parola di pace potrà essere offerta all’altro, al diverso, al lontano, allo sconosciuto, a colui che si frappone tra noi, se quella parola di pace non sarà una reale esperienza di comunione con la Luce Radiosa del Mattino? Come offrire pace che è amore, senza la reale testimonianza che è martirio? Senza essere icone viventi della comunione Trinitaria in Dio e con il prossimo?
Siamo pertanto assetati, abbiamo sete, dobbiamo avere sete, simbolo del nostro bisogno e del nostro desiderio, dobbiamo essere assetati dell’acqua viva che sgorga continuamente per noi.  Ed è questo frutto ultimo e prezioso dell’acqua viva, manifestazione dell’amore nuziale che unisce in Gesù, Dio e l’intera umanità. La Sposa, che nel suo immediato significato è figura della Chiesa, proprio per questo è simbolo, dramma e speranza della vicenda di tutta l’umanità, chiamata alla salvezza dal sacrificio d’amore del Figlio di Dio che è Figlio dell’uomo. Per questo, lo Spirito che riempie e guida la Sposa, dice in Lei e con Lei a Gesù: “Vieni!”. In questa invocazione si raccolgono la fede, la speranza e l’amore della comunità credente che in nome di tutta l’umanità invoca la venuta e la presenza di Gesù.
E pertanto gridiamo “Vieni”, Vieni Acqua viva, Vieni Luce Radiosa, Tu che ti sei offerto gratuitamente per noi, e noi gratuitamente ti offriamo al mondo come segno d’amore, ti testimoniamo come comunione d’amore, ti presentiamo come estremo gesto di pace. “Marana-Thà” – “Vieni Signore Gesù” è la massima testimonianza di ogni cristiano. Nella Chiesa dei primi secoli questa affermazione risuonava nelle catacombe, nei luoghi del martirium, era incisa sulle tombe dei martiri, risuonava nelle ore del dolore e ha continuato a risuonare lungo la storia del Cristianesimo, e più che mai risuona oggi in troppe aree del mondo e soprattutto in Medio Oriente.
Ma per poter gridare anche noi “Vieni Signore Gesù” con i nostri fratelli assetati di pace, dobbiamo come Chiese attraversare una metànoia, una conversione intrinseca, un cambio radicale di mentalità, un profondo ravvedimento, ed essere capaci come cristiani di attuare ciò che in sintesi ci richiama il Libro dell’Apocalisse: Ascolto – Conversione – Testimonianza profetica.
– Ascolto:
ossia capacità di sentire il grido di Dio verso l’umanità, e udire il grido del nostro prossimo. Ma per ascoltare dobbiamo imparare ad assaporare il silenzio. Un silenzio dell’ascolto che deve permearci, che deve metterci in relazione con Dio e con i fratelli, che ci libera da ogni catena, da ogni inganno, da ogni inquietudine. Ascoltare non significa essere uditori distanti e distaccati, ma partecipi, intimi con Dio e col prossimo; significa aver accettato la promessa di Cristo, viverla in unione teandrica con Lui attraverso il Suo Corpo ed il Suo Sangue. Significa conversione, e non ci può essere conversione senza ascolto.

– Conversione: ossia capacità di portare il cuore e la mente a cambiare rotta, a convergere solamente su “Colui che è”, Ο ΩΝ, il Tutto e il null’altro ancora. La metànoia pertanto come passaggio obbligato per purificare la memoria, per vincere il male che affligge l’umanità, questa malattia spirituale, subdola, che vuole allontanare il tutto dal tutto, anziché offrire il rendimento di grazie eucaristico: “Il Tuo dal Tuo, a Te offriamo in tutto e per tutto” (Liturgia del Crisostomo). Conversione quindi per testimoniare che Gesù Cristo è la pienezza della rivelazione e che in Lui, Dio Padre ha detto tutto ciò che aveva da dire all’umanità in vista della salvezza.
– Testimonianza profetica: E siamo qui tutti insieme per offrire questa testimonianza, e perché la testimonianza dei Cristiani sia profetica, deve essere una vera κοινωνία, vera comunione. Allora possiamo offrire acqua viva a chi ha sete, acqua che non ha fine, acqua di pace in un mondo senza pace, acqua che è profezia e tutti ascolteranno Gesù che dirà tre volte: “Si, verrò presto!”. Nessuno aggiungerà o toglierà qualcosa, ma il Libro della vita sarà aperto per tutti. A noi essere Testimoni profetici della Sua Pace. Amen.

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di Redazione Papaboys – Fonte: Il Sismografo

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