1 – Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell’uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…” (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: “Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere” (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell’uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).
2 – La cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: “I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere” (Gio 3,5-
Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: “Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore” (Gdt 4,11).
La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di imposizione.
“Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai” e “Convertitevi, e credete al Vangelo“.
Il rito dell’imposizione delle ceneri, pur celebrato dopo l’omelia, sostituisce l’atto penitenziale della messa . Può essere compiuto anche senza la messa attraverso questo schema celebrativo: canto di ingresso, colletta, letture proprie, omelia, imposizione delle ceneri, preghiera dei fedeli, benedizione solenne del tempo di quaresima, congedo.
Le ceneri possono essere imposte in tutte le celebrazioni eucaristiche del Mercoledì ma sarà opportuno indicare una celebrazione comunitaria “privilegiata” nella quale sia posta ancor più in evidenza la dimensione ecclesiale del cammino di conversione che si sta iniziando.
Autore: Enrico Beraudo
Padre, che sei nei cieli, tu sei buono con me.
Tu mi hai dato la vita.
Mi hai circondato di persone che pensano a me.
Tu però non ami solo me, ma tutti gli uomini.
Noi tutti siamo fragili e siamo tutti fratelli.
Sento che dovrei ringraziarti per questo.
Dovrei anche compiere in tutto la tua volontà.
Dovrei imparare a essere sempre gentile e
servizievole nei confronti degli altri,
e soprattutto verso… (mio marito/di mia moglie),
(i miei figli e i miei parenti).
Riconosco di averlo dimenticato tante volte.
Ho agito male.
Ho pensato a me stesso e troppo poco a te e agli altri.
Ho peccato.
In questo momento ne sono consapevole.
Mi dispiace sinceramente. Vorrei non averlo mai fatto.
Ti prego, perdona le mie mancanze e i miei peccati.
Voglio rinnovare il mio proposito di essere buono.
In particolare mi propongo di….
Signore Gesù Cristo,
tu ti sei fatto uomo per mio amore.
Con la tua vita e con la tua morte
mi hai liberato dal male.
Tu mi insegni la via del bene.
Sii per me segno di riconciliazione con il Padre
e aiutami a ottenere il perdono
di …(mio marito/mia moglie) (e dei miei figli).
Fortificami con il dono del tuo Santo Spirito
e fa che la pace regni nuovamente tra di noi.
Amen
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