Le grandi arti s’imparano alle grandi scuole. Nel campo dello spirito non c’è posto per gli autodidatti né per gli egoisti presuntuosi. Gesù è il vero Maestro. Le sue parole sono parole di vita. I suoi contemporanei che, spesse volte, cercavano di metterlo in difficoltà, riconoscevano che nessuno mai aveva parlato come Lui. Gesù si presenta anche come il nuovo e grande profeta mandato da Dio.
Nel momento finale della sua vita, prima di morire, mentre lavava i piedi agli apostoli, disse: “Voi mi chiamate Maestro e fate bene, perché lo sono”. Così lo chiamavano tutti; anche la folla che accorreva per ascoltarlo trascurando le personali necessità. Per giungere alla “conformità” è indispensabile porsi alla scuola dell’unico vero Maestro. Sant’Atanasio, quando parla della “restaurazione dell’uomo”, afferma che soltanto Colui che era la vera Immagine poteva restaurare le altre immagini.
Soltanto colui che ha in sé la natura divina può insegnare all’uomo come entrare e stabilirsi nella natura divina. Il processo di divinizzazione lo conosce soltanto Gesù. Quando egli ripete “io vi dico” è chiaro che lo fa con autorità somma che è certezza di verità. Lo stesso Gesù mette in guardia tutti dai falsi cristi e dai falsi profeti.
Quando egli mise alla prova i suoi discepoli dicendo “volete andarvene anche voi”, giustamente Pietro gli rispose: “Dove possiamo andare noi, Signore! Tu solo hai parole di vita eterna”. Il pericolo degli altri maestri è molto diffuso. Troppe verità circolano nella mente degli uomini. Tutti credono di essere maestri e giudici e non vogliono sottostare alla vera dottrina insegnata da Gesù. Tutti, però, abbiamo il dovere di stare e di crescere alla sua scuola.
Parlami, Signore: tu solo hai parole di vita eterna ed io non voglio ascoltare altri se non te, sommo ed unico bene.
(brano tratto dal libretto Quaresima – Il cammino di conformità a Cristo Gesù – di N.Giordano)
Sono Lazzaro anch’io, Signore,
ancora in cammino per le strade del mondo,
ma dentro morto già da tempo…
Sono qui, a casa tua, a scongiurarti
con gli ultimi frammenti della mia fede,
di gridare anche a me: “Fratello, vieni fuori!
ché a dirtelo sono io: il tuo Amico, Gesù!.”…
Non ti fermi, Signore, l’acre dolore di morte
ch’emano d’intorno;
Tu che dal fango fai sorridere i fiori…
Ridestami alla vita prima che all’orizzonte
muoia l’ultimo sole del mio tempo. (Enrico Bani)
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