R. – Ho indetto questa preghiera perché mi pare che, in questa riflessione abbastanza sviluppata attraverso i media delle vicende di Roma capitale, sia necessario anche un approfondimento e una riflessione, soprattutto un’ invocazione. I fatti di cui si parla sono fatti seri, gravi, che portano dolore e inducono ad una profonda riflessione, perché non si tratta soltanto di reprimere gli abusi, ma di domandarci quale sia la cultura che oggi domina la mentalità corrente delle persone. Roma è una città profondamente cambiata: non c’è più un centro della città e – dicono i sociologi – i riferimenti unici sono le parrocchie. D’altra parte è una città multietnica, multireligiosa. Ci rendiamo conto che l’urgenza di una visione umano-cristiana sia quanto mai necessaria. I fatti, però, ci dicono che purtroppo c’è un degrado etico, morale e io penso che si fondi anche su una “anemia” o una debolezza spirituale. L’invito ai romani di unirsi a me, ai vescovi ausiliari e al clero, nell’invocare la Salus Populi Romani, la nostra Vergine protettrice, vuole essere proprio questo: il richiamo a guardare in alto, a stabilire con il Signore una luce, una strada quasi preferenziale per interpretare i fenomeni ed un invito anche alla conversione per questa città.
D. – Davanti a questi episodi di malaffare il popolo e la gente rischia di arrendersi alla sfiducia e al pessimismo già presenti per la crisi economica…
R. – No! Credo che il popolo ne soffra. La gente è addolorata, è amareggiata. Ma c’è come un sussulto di dignità, di rispetto, di giustizia, perché in fondo, poi, le radici di Roma sono queste. Però è anche vero che se c’è una debolezza, una fragilità dal punto di vista della visione della vita e quindi della spiritualità, della fede, siamo più deboli, siamo più fragili. Vorremmo chiedere al Signore e alla Madonna, affidando questa nostra città di Roma, di suscitare energie sane per lo sviluppo positivo del nostro popolo.
D. – Cardinale Vallini, pensa che episodi di questo genere possano favorire l’antipolitica?
R. – Sono convinto che tutto può aiutare e tutto può danneggiare. Certo, avremmo piacere di vedere una maggiore sollecitudine verso il bene comune. Talvolta si ha la sensazione che il bene comune sia come una bandiera proclamata, ma non sempre realizzata con pazienza, con lungimiranza e con onesta.
D. – Molte cooperative cercano le sovvenzioni statali: una delle caratteristiche della cooperazione cattolica è quella di prescindere dai soldi dello Stato…
R. – Sì, la cooperazione può avvenire a vari livelli: le iniziative di tanti, anche volontari, è certamente gratuita, dove invece le esigenze sono più emergenti – per esempio tutto il fenomeno degli immigrati – capisco che possano esistere delle iniziative anche sostenute da fondi pubblici. Il problema è di farlo nella rettitudine e nella onestà. Ecco, per questo è tanto necessario ritrovarsi come comunità cristiana a Santa Maria Maggiore, questo lunedì sera, alle 19.00, a pregare e intercedere la Vergine Maria Salus Populi Romani per la città di Roma
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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