Categorie: Sancta Sedes

Presentato il logo della visita del Papa a Sarajevo

Una colomba con il ramoscello d’ulivo, simbolo della pace, e con la Croce: si presenta così il logo della visita pastorale che Papa Francesco compirà a Sarajevo, capitale della Bosnia ed Erzegovina, il prossimo 6 giugno. Una parte della croce disegnata nel simbolo, spiega l’agenzia Sir, rappresenta “un triangolo stilizzato che simboleggia i confini della Bosnia, i colori della luce, della bandiera bosniaca e quello della presenza dei croati in Bosnia, bianco, blu, giallo e rosso”.

Visita del Papa incoraggerà processo di pace nel Paese
Presentando alla stampa il logo ed il motto del viaggio, “La pace sia con voi”, il cardinale arcivescovo di Sarajevo, Vinko Puljic ha affermato che “questi sono stati ispirati dallo stesso Papa Francesco quando ha annunciato che l’obiettivo della sua visita è quello d’incoraggiare il processo della pace in Bosnia”.

Due artisti locali gli autori del logo
“‘Pace a voi’, inoltre, è l’espressione usata da Gesù per salutare i discepoli nella sua apparizione dopo la Resurrezione – ha sottolineato il porporato – Quelli che viviamo sono tempi incerti sul futuro e per questo tutti gli abitanti di questo Paese, in modo particolare noi cattolici, abbiamo bisogno di un simile incoraggiamento”. L’arcivescovo Puljic ha quindi ringraziato gli autori del logo, gli artisti Miroslav Šetka e Dragan Ivankovic, che hanno offerto gratuitamente la loro collaborazione.

Consolidare fraternità e dialogo interreligioso
L’annuncio del viaggio a Sarajevo era stato dato dallo stesso Papa Francesco all’Angelus del 1.mo febbraio scorso. “Sabato 6 giugno, a Dio piacendo – aveva detto il Pontefice – mi recherò a Sarajevo, capitale della Bosnia ed Erzegovina. Vi chiedo fin d’ora di pregare affinché la mia visita a quelle care popolazioni sia di incoraggiamento per i fedeli cattolici, susciti fermenti di bene e contribuisca al consolidamento della fraternità e della pace, del dialogo interreligioso, dell’amicizia”. Quello a Sarajevo sarà, secondo le previsioni attuali, l’ottavo viaggio apostolico internazionale di Papa Bergoglio.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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  • Francesco I, egli indice il Giubileo, che vuol dire esattamente il tempo della misericordia, l’anno della misericordia.
    “Fratelli e sorelle buonasera. Vi chiedo un favore, prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi pregate il Signore perché mi benedica. Facciamo in silenzio questa preghiera voi su di me”. L’abbiamo ascoltato quel lungo silenzio della folla in Piazza San Pietro, ha stupito subito tutti papa Francesco con quel gesto, la richiesta di una preghiera silenziosa che ha ripetuto più volte anche durante la celebrazione del Corpus Domini. A due anni esatti dalla sua elezione al Soglio Pontificio Papa Francesco è già riuscito ad imprimere dei forti cambiamenti nella Chiesa. Ci sono delle cose che papa Bergoglio ha detto fin dal principio, che sul momento non vennero capite, ma si sono capite dopo, o si stanno comprendendo solo ora, lì c’era già l’idea di una riforma del papato: il papa non solo rientrava tra i vescovi, come aveva detto il Concilio Vaticano II, ma tornava in mezzo al popolo come uno dei fedeli, come un pastore che non solo sta in testa al gregge, ma anche sta in mezzo e dietro al gregge, perché le pecore hanno il fiuto per capire la strada e per indicare il cammino. E ora si capisce che cosa volesse dire. «Fare misericordia» è il programma del suo pontificato. La misericordia gli sembra l’unica e ultima risorsa per la quale il mondo possa salvarsi e vivere. Nella persuasione che se si ritrova la misericordia di Dio, si può far nascere la misericordia anche nostra. Perciò, a cinquant’anni dal Concilio e come suo prolungamento dopo tanto deserto di Santa e Beata forgiatura dei Papi dal 1800 di Pio VII, Leone XII, Pio VIII, Gregorio XVI, Beato Pio IX, Leone XIII, San Pio X, Benedetto XV, Pio XI, Venerabile Pio XII, San Giovanni XXIII, Beato Paolo VI Giovanni Battista Montini, Giovanni Paolo I, cardinale Carlo Maria Martini, San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco I, egli indice il Giubileo, che vuol dire esattamente il tempo della misericordia, l’anno della misericordia. Non si tratta di incentivare i pellegrinaggi a Roma. Dove sarebbe la novità? Si tratta di proporre al mondo un nuovo paradigma. Intanto è chiaro che con i paradigmi in atto si va alla rovina, e in tempi brevi (c’è poco tempo, sembra dire il papa anche di sé); proviamo allora con un altro paradigma, quello della misericordia, che significa riconoscere il male, proprio ed altrui, chiedere perdono e perdonare, significa la riconciliazione. Ma la misericordia non sta solo nel perdono e nella remissione dei peccati, sta anche nella remissione dei debiti. Nell’antico Israele il Giubileo voleva dire anche la pacificazione del debitore, il rientrare in possesso delle terre perdute, riscattare beni dati in pegno o espropriati, voleva dire la liberazione degli schiavi e dalle colonizzazioni come metodo per civilizzare. Ed ora assistiamo “la vita è un boomerang, ti torna indietro”. Nel giudicare il mondo in cui viviamo papa Francesco usa il criterio della misericordia. E per questo lancia il Giubileo. L’economia che uccide, la società dell’esclusione, la globalizzazione dell’indifferenza, i poveri che invece di essere solamente sfruttati ed oppressi, oggi sono anche scartati e messi fuori perfino dalle periferie, sono tutti giudizi che papa Bergoglio dà di un mondo che è senza misericordia. Se avesse misericordia non lascerebbe che masse intere di uomini e donne, e una generazione intera di giovani, fossero escluse dal lavoro, disoccupati, licenziati, esuberi, precari. Se la misericordia fosse all’opera, il mondo non starebbe a trastullarsi davanti agli eccidi in Medio Oriente e in Africa, sarebbe una priorità mettere fine con tutti i mezzi legittimi, a guerre e stermini sacrificali, magari mistificati con motivazioni religiose, a cui il papa ha definitivamente tolto ogni legittimazione annunciando un Dio nonviolento. E cosa sarebbe un vero Giubileo della misericordia, un anno di vera liberazione e riconciliazione, di fronte alla tragedia dei migranti, di fronte a un’Europa senile, sterile, come Francesco l’ha definita, che ha finito per accettare di essere sponda di un mare diventato un cimitero? Qui si potrebbe azzardare una proposta, un sogno, o più ancora un progetto politico perché il Giubileo diventi l’anno di una misericordia reale. È la prospettiva politica di portare a compimento la marcia dei diritti inaugurata dall’illuminismo, e di abolire, a cominciare dall’Europa, l’ultima discriminazione che ancora divide gli esseri umani tra uomini e no: la discriminazione della cittadinanza, Deve finire il tempo in cui i diritti, anche i più «fondamentali» diritti umani, sono diritti del cittadino, gli altri, gli stranieri, gli extracomunitari, i profughi, i migranti, gli scarti ne sono esclusi. Come già avevano intuito i giuristi dopo la “scoperta” dell’America, il diritto di migrare, il diritto di stabilirsi in qualsiasi terra, dovunque si sia nati, è un diritto umano universale. Ti ricordi quando coloravamo le uova? Il tempo passa …ma la Santa Pasqua rimane e rimarrà sempre un’occasione dove l’amore, la pace al di sopra di tutte le frontiere. Sinceri Auguri. Mio Padre è lo Stato mia Madre è la Chiesa.
    Celso Vassalini.

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