Preso in Belgio l’artificiere del massacro di Parigi

Esperti ed ex-membri dell’intelligence transalpina ne sono convinti: tra i membri della cellula che ha insanguinato Parigi c’è anche un uomo chiave, l’artificiere che ha confezionato le cinture esplosive dei kamikaze. Secondo Dominique Rizet, esperto francese sempre informatissimo sulle questioni dell’intelligence transalpina, il bombarolo ha ora un nome: si chiama Mohamed Amri, 27 anni, tra gli individui fermati a Molenbeek, nell’agglomerato urbano di Bruxelles, nonché proprietario della Golf sequestrata a rue Dubois Thorn.  

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«A casa sua, a Molenbeek, è stata scoperta una grande quantità di nitrato, è lui che sa fabbricare delle bombe», ha assicurato Rizet intervenendo questa sera dagli studi della tv all news francese BFM-TV. L’esperto ha anche precisato che il ragazzo – attualmente in stato d’arresto in Belgio con l’accusa di attentato terroristico- è il proprietario nonché uno degli uomini a bordo della Golf 3 partiti nella notte dal Belgio per andare a recuperare il principale ricercato Salah Abdeslam a Montreuil, la banlieue di Parigi dove quest’ultimo avrebbe lasciato la Seat nera carica di kalashnikov dopo le stragi di venerdi’ sera e poi ritrovata dalla polizia. Un’auto, va precisato, che non va confusa con l’altra Seat nera segnalata in Italia.  

«Oltre a Salah Abdeslam, in giro c’è anche un artificiere», diceva questa mattina l’ex numero uno del controspionaggio francese, Bernard Squarcini. Sabato sera, il procuratore della Repubblica di Parigi, Francois Molins, rivelava che le cinture esplosive usate dai kamikaze erano composte di TATP (perossido di acetone). E soprattutto tutte identiche. «Chi dice cintura esplosiva dice artificiere: fabbricare un sistema esplosivo affidabile non è cosa da tutti», spiegava uno 007 francese. Secondo tre specialisti la cosa più probabile è che il tecnico non abbia partecipato direttamente agli assalti di venerdì sera ma sia rimasto nelle retrovie, magari fuggendo prima. «È una pedina troppo preziosa, non partecipa mai agli attentati”, spiega Alain Chouet, ex-capo dell’intelligence transalpina (Dgse). «Quindi è qui, da qualche parte…», aggiunge. Parole a cui aveva fatto eco anche un suo ex-collega, Pierre Martinet. «La figura dell’artificiere – ha detto – non è carne da cannone. E’ lì per fabbricare altre cinture e permettere ad altri terroristi di passare nuovamente all’azione» per causare altri morti. Ma se le notizie di Rizet saranno confermate quest’uomo ha già un nome: Mohamed Amry. Ed è già nelle mani della polizia. 

Redazione Papaboys (Fonte www.lastampa.it/Paolo Levi)

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