Andrea De Angelis – Città del Vaticano
L’abbraccio ad un padre il cui figlio oggi avrebbe avuto otto anni. Il Papa questa domenica – riferisce ai giornalisti il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni – ha voluto incontrare nel corso del suo viaggio in Iraq, nello Stadio “Franso Hariri” a Erbil, Abdullah Kurdi, il padre del piccolo Alan, naufragato con il fratello e la madre sulle coste turche nel settembre 2015, mentre con la famiglia tentava di raggiungere l’Europa. “Il Papa – spiega Bruni – si è intrattenuto a lungo con lui e con l’aiuto dell’interprete ha potuto ascoltare il dolore del padre per la perdita della famiglia ed esprimere la profonda partecipazione sua e del Signore alla sofferenza dell’uomo. Il sig. Abdullah ha manifestato gratitudine al Papa per le parole di vicinanza alla sua tragedia e a quella di tutti quei migranti che cercano comprensione, pace e sicurezza lasciando il proprio paese a rischio della vita”. Il papà del bambino ha regalato a Francesco un quadro nel quale si vede il figlio privo di vita.
Nella testa e nel cuore di tutti resta l’immagine di oltre un lustro fa, che ritrae un bambino di tre anni con una maglietta rossa e i pantaloncini blu, riverso su una spiaggia. Restituito dalle onde di un mare che gli ha strappato la speranza di un futuro migliore. Una foto drammatica, che alla fine dell’estate 2015 scuote le coscienze in ogni continente.
Alan e la sua famiglia, siriani di etnia curda, si trovavano a bordo di un piccolo gommone, che si capovolge poco dopo la partenza da Bodrum, in Turchia. Almeno venti le persone a bordo, intenzionate a raggiungere l’isola greca di Coo che dista circa 4 chilometri. È la notte del 2 settembre 2015. Il mattino seguente, le autorità turche ricevono la segnalazione di alcuni cadaveri a riva. A scoprire quello di Alan è un barista, in servizio presso un hotel nei pressi della spiaggia turca. È lui, insieme ad un altro uomo, a spostare i cadaveri sulla spiaggia, per evitare che siano allontanati dalle onde. Il giorno dopo il piccolo viene sepolto insieme alla mamma Rehana ed al fratello Galib, poco più grande di lui, anche loro vittime del naufragio. Una famiglia distrutta.
Il bambino è fotografato dalla fotoreporter turca Nilüfer Demir. Uno scatto che la zia di Alan, Tima Kurdi, commenta così: “C’è qualcosa in quell’immagine. Dio ha acceso la luce su di essa per svegliare il mondo”. La foto fa il giro del pianeta, arriva in tutte le case, apre uno squarcio sul dolore di tanti migranti. Nei mesi successivi, il corpo privo di vita di Alan, riverso sulla spiaggia, viene rappresentato da artisti di ogni continente per mantenerne vivo il ricordo.
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