Dalla stazione di Budapest a piedi fino al confine con l’Austria. Centinaia di profughi, in prevalenza siriani, stanno marciando in queste ore per le strade della capitale ungherese, decisi a oltrepassare il confine.
Dovranno camminare per 240 km (che equivalgono secondo i calcoli dei motori di ricerca a circa 49 ore) ma sono decisi a lasciare il paese e a non farsi identificare (secondo quanto previsto dal regolamento Dublino) per poter raggiungere la loro meta finale, la Germania o l’Austria. La marcia è stata decisa dopo il nuovo stop dato dalle autorità ungheresi questa mattina ai treni in partenza dalla stazione di Keleti. Per ora gli agenti di polizia non stanno intervenendo: i rifugiati (il numero esatto non si conosce ma si parla di diverse centinaia) stanno camminando sulla corsia d’emergenza dell’autostrada che porta a Vienna. Altre 300 persone sono fuggite a piedi dalla stazione di Bicske, per evitare di essere trasferiti in un campo profughi, e si sono messe in cammino.
E mentre le immagini straordinarie di questa marcia stanno catalizzando l’attenzione dei media di tutto il mondo, in Italia si susseguono in queste ore le adesioni per la marcia simbolica #Apiediscalzi che sfruttando i riflettori del Festival internazionale del cinema di Venezia, lancerà un messaggio di solidarietà in favore dei richiedenti asilo. Tra le prime città ad aderire c’è Milano. L’ appuntamento è per 11 settembre, alle ore 21: partenza da porta Genova e arrivo alla Darsena. Sono già una sessantina le associazioni che aderiscono oltre a numerosi cittadini. Si svolgerà in contemporanea con l’analoga marcia di Venezia (e in altre città), alla quale parteciperanno anche attori e registi presenti alla Mostra internazionale di arte cinematografica. “Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi. Di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere. È difficile poterlo capire se non hai mai dovuto viverlo”, scrivono sulla pagina Facebook gli organizzatori.
Oltre che a Venezia e a Milano, la Marcia delle donne e degli uomini scalzi si terrà a Genova, Palermo (il 10 settembre), Torino, Alessandria, Caltagirone. Lo scopo è quello di chiedere un radicale cambiamento delle politiche sull’immigrazione. In particolare, l’apertura di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature; accoglienza degna e rispettosa per tutti; chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti. E sempre a Milano lunedì 7 settembre, alle Colonne di San Lorenzo (ore 21), l’associazione La Libellula organizza una veglia laica con lettura pubblica del libro “Il Cavallo e il soldato” di Gek Tessaro. Un corteo partirà anche dal centro Baobab di via Cupa a Roma e si dirigerà verso la stazione Tiburtina della Capitale. “Da maggio 2015, con oltre 26.000 migranti in transito e una straordinaria esperienza di solidarietà diffusa, Via Cupa è divenuta il luogo-simbolo dell’accoglienza alle migranti e ai migranti nella Capitale e teatro di una delle più vaste mobilitazioni spontanee della società civile romana degli ultimi anni – spiegano i volontari del Baobab -Per questo motivo, ci candidiamo ad ospitare la ‘Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi’ di Roma – annuncia il coordinamento – invitando tutti i cittadini, le associazioni ed i movimenti della società civile ad aderire ad una grande manifestazione pacifica che, insieme alle migranti e ai migranti ospiti del Centro, raggiungerà la Stazione Tiburtina, luogo effettivo e simbolico del viaggio del migrante”.
Intanto crescono le adesioni anche da parte delle associazioni, tra queste quella dell’Arci: per fermare la “barbarie dei migranti” occorre muoversi, spiega l’associazione. “Ci impegneremo perche’ nella stessa giornata iniziative di analogo significato si tengano in quanti piu’ luoghi possibili del nostro paese”.
Redazione Papaboys (Fonte www.redattoresociale.it)
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