Sono pieni di energie, però hanno bisogno di essere indirizzati nella giusta direzione. Hanno tanti interessi diversi e tante doti, che spesso restano nascoste. Hanno molti pregi, ma hanno sempre
bisogno di qualcuno che li scuota e gli apra la strada.La difficoltà maggiore che incontriamo in diocesi sta nel raggiungere quei ragazzi e giovani che sono al di fuori degli ambienti parrocchiali, per comunicare loro la bellezza della Parola di Dio e della Chiesa. Per affrontare il problema, al momento non abbiamo fatto quasi niente, le nostre poche energie sono rivolte a sostenere la pastorale ordinaria
.I giovani ci chiedono ascolto, onestà, coerenza e di non essere giudicati. Hanno bisogno di capire la propria strada, la propria vocazione, di conoscere veramente Dio. Hanno bisogno di luoghi in cui potersi esprimere, di capire la bellezza dello “stare insieme” come comunità.
In tal senso, un buon educatore è una persona di fede viva. Riconosce i propri limiti, si mette in discussione, si lascia aiutare nel suo servizio. Sa amare i giovani e farli sentire amati; è come un fratello maggiore, che condivide con loro la vita di tutti i giorni; li ascolta, li coinvolge, indicando loro una direzione chiara, mettendoli in crisi per scuoterli.
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