Categorie: Finis Mundi

Quando 400 anni fa il Samurai Hasekura Tsunenaga si convertì e andò in udienza dal Papa

In udienza dal Papa una delegazione di studenti e personalità di Sendai guidata dal vescovo Hiraga per ricordare la Missione Keicho che nel 1615 incontrò Paolo V. L’episodio a cui l’iniziativa fa riferimento è infatti la cosiddetta Missione Keicho, una pagina che allora avrebbe dovuto aprire al dialogo tra il Giappone, il Vaticano e le potenze europee e che invece finì soffocata dagli intrighi della politica. Con una storia che avrebbe preso una direzione esattamente opposta a quella desiderata, con la durissima persecuzione della comunità cattolica giapponese, iniziata proprio in quegli anni

Arrivano oggi a Roma e domani saranno in San Pietro. A 400 anni esatti dal 3 novembre 1615, il giorno in cui una delegazione giapponese guidata dal samurai Hasekura Tsunenaga fu ricevuta in udienza da papa Paolo V. Guarda alla storia travagliata degli inizi delle relazioni tra la Santa Sede e il Giappone lo speciale viaggio di una delegazione cattolica in arrivo in queste ore a Roma da Sendai, il capoluogo della regione del Tohoku. Si tratta di 47 studenti del locale Istituto Sant’Orsola che – guidati dal vescovo, monsignor Tetsuo Hiraga, e da Date Yasumune, il diciottesimo discendente di quello che quattro secoli fa era il signore feudale di Sendai – sono a Roma per lanciare un messaggio di «speranza nel futuro», come recita uno striscione che esporranno mercoledì durante l’udienza generale con papa Francesco in piazza san Pietro. Una speranza che affonda le sue radici proprio nella storia.

L’episodio a cui l’iniziativa fa riferimento è infatti la cosiddetta Missione Keicho, una pagina che allora avrebbe dovuto aprire al dialogo tra il Giappone, il Vaticano e le potenze europee e che invece finì soffocata dagli intrighi della politica. Con una storia che avrebbe preso una direzione esattamente opposta a quella desiderata, con la durissima persecuzione della comunità cattolica giapponese, iniziata proprio in quegli anni.

Fu il feudatario di Sendai – Date Masamune, simpatizzante del cristianesimo – a convincere lo shogun Tokugawa Hidetada ad acconsentire all’invio di una missione diplomatica nell’America spagnola e poi in Europa, con lo scopo di trattare un accordo commerciale con la Spagna e incontrare il Papa. Della missione Date Masamune incaricò Hasekura Tsunenaga, uno dei suoi samurai, che salpò da Sendai nell’ottobre 1613 alla guida di una delegazione composta da una ventina di altri samurai e 120 tra mercanti, marinai e servitori giapponesi. Con loro viaggiava anche il francescano spagnolo Luis Sotelo, l’ispiratore dell’operazione, futuro martire e beato. Prima tappa fu la Nuova Spagna (il Messico), da dove l’anno successivo la nave San Juan Bautista salpò per l’Europa. Giunto in Spagna, dopo aver incontrato il re Filippo III, il samurai Hasekura si fece anche battezzare prima di partire per l’Italia. A Roma nel novembre 1615 fu ricevuto con tutti gli onori e consegnò a Paolo V una lettera in latino – tuttora custodita in Vaticano – in cui Date Masamune chiedeva l’invio di missionari francescani a Sendai. «Garantisco che potrete costruire una chiesa e i vostri missionari saranno protetti» – scriveva – chiedendo al Papa in cambio di intercedere per l’accordo commerciale con la Spagna. Paolo V si disse favorevole all’invio dei missionari, ma rinviò alla corona spagnola la decisione sul trattato. Così Hasekura ripartì per Madrid; ma quando vi arrivò trovò un clima politico mutato: dal Giappone erano infatti cominciate ad arrivare le notizie sulla persecuzione scatenata dallo shogun Hidetada contro la comunità cattolica. Messo in guardia anche dalla «concorrenza» della Gran Bretagna e dell’Olanda, il Sovrano era infatti divenuto diffidente nei confronti dei missionari, legati alla Spagna e al Portogallo. Al punto da arrivare a espellerli con l’intenzione di sradicare del tutto il cristianesimo dal Giappone.

Così, quando nel 1620 la Missione Keicho – dopo una nuova sosta in Messico – fece definitivamente ritorno a Sendai, la situazione era profondamente mutata. Lo stesso Date Masamune, obbedendo alla nuova politica isolazionista imposta dallo shogun, aveva bandito il cristianesimo dalla sua città. Di quanto capitò al samurai Hasekura si sa solo che morì di malattia nel 1622; ma il fatto che alcuni discendenti della sua famiglia negli anni successivi siano stati uccisi nella persecuzione fa pensare che fosse rimasto segretamente fedele al battesimo ricevuto. Quanto alle relazioni tra il Giappone e l’Europa, invece, sarebbero riprese solo due secoli dopo.

Nel suo soggiorno in Italia la delegazione degli studenti di Sendai farà tappa anche a Civitavecchia, il luogo dove sbarcò il samurai Hasekura. Una città che significativamente oggi ospita anche una chiesa intitolata ai martiri giapponesi.



Redazione Papaboys (Fonte vaticaninsider.lastampa.it/Giorgio Bernardelli)

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