Il gesto di bruciare i libri rappresenta una negazione della libertà di pensiero e di espressione, fondamentali per la crescita della cultura e del sapere. La distruzione di libri significa anche la perdita di conoscenza, di storia e di idee che potrebbero aver contribuito allo sviluppo della società e della cultura.
Per questo motivo, il bruciare i libri è stato considerato un atto barbaramente ignorante, disumano e antidemocratico. Un gesto ignobile, dittatoriale!
“Dove si bruciano i libri si finisce presto per bruciare anche gli uomini” (Heinrich Heine)
Bücherverbrennungen (“roghi di libri”) sono stati dei roghi organizzati nel 1933 in Germania, durante i quali vennero bruciati tutti i libri non corrispondenti all’ideologia nazista. Sono ormai passati 90 anni da questo gesto atroce, e dobbiamo ricordarlo, deunciando, perché mai più accada!
Il più grande rogo avvenne il 10 maggio 1933: vennero bruciati circa 25.000 volumi.
Quella notte, a Berlino e nella maggior parte delle città tedesche, i nazisti marciarono in fiaccolate e organizzarono falò per bruciare i libri. Tra i libri bruciati vi erano autori considerati sovversivi come Bertolt Brecht e Thomas Mann, autori di origine ebraica come Albert Einstein e la maggior parte della letteratura americana, inglese e francese.
Anche nella nostra epoca digitale, bruciare i libri può sembrare un gesto obsoleto, ma la sua portata distruttiva rimane comunque reale.
La distruzione di libri è una minaccia per la libertà e la democrazia, e deve essere combattuta con tutte le forze per garantire la preservazione della conoscenza e della cultura per le generazioni future.
Non dimentichiamoci che anche in questi nostri mesi tormentati dalla guerra nell’est dell’Europa, abbiamo assistito a distruzioni di biblioteche con le bombe, ‘assedi’ agli uomini ed alla cultura in più direzioni. Un incubo ed un vuoto che non sembrano finire mai, e che si ripetono ciclicamente nella storia degli uomini.