Quando un giovane scappa: che fare?

Tante volte purtroppo mi è capitato di veder scappare i giovani dalla fede, allontanarsi dalla Chiesa e talvolta anche dall’Associazione dei Papaboys della quale sono responsabile. Quali motivi? Chi sono? C’è un rimedio? Premetto che quelli che… scappano sono completamenti diversi, come esperienza di vita e sociale, oltre che spirituale, da quelli che invece ritornano. Ed è ovvio che quando un giovane torna alla fede, ed alla Chiesa (e di conseguenza a Gesù!) il Paradiso si commuove. Così come quando un giovane si allontana, è giorno triste anche fra i Santi. Ma in questa riflessione vorrei parlarvi di quelli che scappano. E provare a rifletterci un po’, analizzando alcuni aspetti e profili.

QUALI MOTIVI?

Innanzitutto cerchiamo di capire i motivi per i quali un giovane si allontana: troppe regole da rispettare? Troppe scelte da fare? Purtroppo si, troppe scelte da fare è la risposta esatta. E la maggior parte delle volte sono scelte difficili per i giovani, come ad esempio quella di pronunciare un ‘no’ a favore di un ‘si’ più grande. Oggi la cultura del secolo ha inculcato nelle menti della gioventù (non nei cuori, sia chiaro) la regola dei diritti, ma non dei doveri. Quindi un giovane si sente titolare di diritti, che nella maggior parte dei casi rappresentano il saper decidere da solo, il voler non rinunciare a vizi, passioni, obblighi – che neanche la famiglia di provenienza ha saputo curare o ‘guarire’ e che corrispondono purtroppo al fallimento educativo che già Giovanni Paolo II e poi Benedetto XVI hanno chiaramente denunciato. Oggi continua a dirlo a chiare lettere Papa Francesco.

I modelli ed i riferimenti educativi della gioventù in molti casi non sono più la famiglia, la scuola, la Chiesa, gli educatori, ma purtroppo la moda, la televisione, qualche sito internet ed ‘il branco’. Ed allora? “Preferisco una scelta ‘mondana’, che penso sia libera – ma che in realtà…  ‘mi sta legando e distruggendo la vita’ –  che non è una scelta di impegno che possa edificare e tenere stabile la mia fede e la mia conoscenza ed amicizia con Gesù”. Questo è quello che dice il giovane. Ed è anche un discorso che  la coscienza fa risuonare nel cuore. Ma tra coscienza e… tendenza, qualche volta vince quest’ultima.

Non essendo ‘noi più grandi’ stati abituati alle regole del compromesso in quanto generazione di adulti (grazie agli esempi di Pontefici, famiglie e persone perbene che hanno attraversato la nostra vita), cerchiamo come educatori di proporle anche ai giovani che incontriamo, prima con pazienza e bontà, poi ancora con pazienza e bontà, poi solo con bontà, ma poi purtroppo con sempre più determinazione, fino a non poter più permettere che un giovane resti in una condizione di ‘lontananza’, che nella maggior parte dei casi corrisponde ad una situazione di ‘peccato’ (talvolta mortale). In questo punto scatta la potenziale rottura. Quando si mette un giovane faccia a faccia con il problema, si vede veramente chi c’è dall’altra parte. E purtroppo, si scoprono anche i limiti di testimonianza che ciascuno di noi ha ed offre. Un solo piccolo appunto: non per forza si trattiene un giovane, ricordate il giovane ricco del Vangelo? Se ne andò, triste, anche dai consigli di Gesù!

Ho sentito ultimamente parlare di ‘misericordia che tutto permette’, poiché Dio abbraccia comunque tutti. E’ sempre valida la regola della misericordia? Accogliamo quindi tutti, anche quando ci sono situazioni gravissime? Certo! Ma la ‘teologia della misericordia’ non accetta comunque tutto e sempre. La misericordia è l’Amore di Dio per tutti noi peccatori che ci permette sempre di tornare a Lui, ma in ginocchio e chiedendo perdono. Se la misericordia diventa un pretesto, ma non un mezzo, niente fermerà la scelta di mollare.

CHI SONO?

Ma chi sono generalmente i giovani che mollano? Per quali reali motivi? Ho avuto personalmente l’esperienza di 3 tipi di gioventù.

– Quella fetta di giovani con una base di fede, mai approfondita realmente, quasi sempre proveniente dalla famiglia o dai gruppi di partecipazione dell’età pre e post adolescenziale, che non ha la forza di decidere tra ‘io’ o ‘Dio’. E quando arriva il momento decisivo della scelta non hanno chiarezza e possibilità. Questa tipologia di giovani ha solitamente anche la difficoltà ovvia di affrontare scelte di rinuncia personale a favore di un gruppo o di altri giovani. Diciamo che non ha conoscenza del ‘bene comune’ e del ‘sacrificio’.

– Quella fetta di giovani che scambia la Messa domenicale per un momento di incontro, ma non ha la minima realtà di vedere chi viene in Presenza al Centro dell’altare ed anche nel momento della Comunione ha semplicemente un appuntamento automatico da rispettare. Prima o poi passa la seduzione di turno e lasciano il passo.

– Quella fetta di giovani che – pescati ‘last minute’ dalla strada – o dal club di trasgressione di turno… non ha la forza della fede cresciuta per rispondere concretamente alle seduzioni del mondo: mode, manie, evoluzioni sessuali della società, onore, obbedienza, rispetto. Non hanno voglia di scoprire (perchè la società li ha già messi k.o. e vedono in chi prova a dare una visione cristiana della giornata (e della morale in genere) un ostacolo alle proprie passioni. Sia se a parlare è un sacerdote, una suora, un altro giovane o un educatore di turno. E cambiano percorso.

CHE COSA FARE?

Saper essere forti per la terapia del dolore di un abbandono. E continuare a pregare per ciascuno di loro, in ogni momento. Questa è la soluzione: chiedere costantemente a Gesù di seguirli, di parlare al loro cuore, di benedirli nella propria vita, di renderli uomini e donne che possano diventare sale e lievito. Non è importante che ritornino in quella parrocchia, in quell’Oratorio o in quella Associazione: è fondamentale che prima o poi possano ritornare nella Chiesa. Altra possibilità: se da un gruppo o Associazione, ritornano in una Parrocchia, e si impegnano, allora: Viva Dio! C’è solo da gioire!

Non deve essere un augurio: deve essere una preghiera costante fatta di fronte a Gesù Eucarestia e durante la Celebrazione Eucaristica portando dei nomi e dei cognomi. Francesco Rossi se ne è andato dalla Parrocchia, dall’Oratorio o dai Papaboys? Ecco una preghiera che puo’ essere utile:

“Signore Gesù, perdonaci per non essere stati in grado di far vedere te a… Francesco Rossi. Aiutaci a diventare sempre di più tuoi coerenti testimoni. In questa Eucarestia (o Adorazione Eucaristica) sono qui per chiederti di benedire e proteggere ogni giorno della sua vita Francesco Rossi, e di non fargli mai mancare la Tua voce, la Tua presenza, soprattutto nelle strade più difficili e nei momenti più dolorosi”. Una preghiera da fare realmente e costantemente, di fronte, lo ripeto, a Gesù Eucarestia o durante la Celebrazione Eucaristica.

Posso suggerire un consiglio, ma potrebbe essere un abuso liturgico e magari mi arriva una scomunica CHE NON DESIDERO AFFATTO! 🙂

Quando hai tempo, vai a Messa due volte la Domenica, e fai due volte la Comunione: una per la tua vita spirituale, ed una per il giovane che non è andato in Chiesa. Poi telefona al giovane che non è andato alla Messa e digli: “So che tu non sei andato a Messa oggi, ci sono andato io per te. Ed ho chiesto a Gesù di benedire questa scelta”. Prima della seconda Messa e della seconda Comunione, chiedi a Gesù di accettare il tuo gesto, e dopo (se non vuoi essere un esaltato o pazzoide di turno) conviene andare anche a confessarsi. Voglio essere sincero: Non ho mai trovato un confessore che mi ha sconsigliato questa Cristo-terapia a favore di un giovane. 

Chiudo dicendo a chiare lettere: non mi interessa affatto che un giovane sia dei Papaboys (siamo anche troppi!), mi interessa che un giovane sia di Cristo,  della Chiesa, e del Papa e segua la sana dottrina cattolica. Non un riadattamento della società di oggi, con aperture e modernismi. Proprio quella vera, coerente, lineare, anche talvolta rigida che porta dritti dritti in Paradiso, e che tanti Santi ha portato cuore a cuore nella Trinità di Dio! E se un giovane sarà così, allora vince Dio. E anche io. 🙂 di Daniele Venturi

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