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Quanto mi ami Signore?

CREDERE ALL’AMORE

Come Pietro, ti seguo «da lontano», Signore.

Sentimenti confusi nei tuoi confronti,

paura, attrazione e desiderio di nascondermi,

ripetendoti: «Allontanati da me.

Che sono un peccatore».

Che vedo continuamente i miei limiti ed errori.

Che non mi sazio mai dei tuoi ripetuti inviti

a «non temere».

 

E dimentico che «hai desiderato ardentemente»

di sederti a mensa con me.

Per amarmi.

Fino in fondo.

Fino alla fine.

Fino alla tua fine.

Così atrocemente abbandonata nelle nostre mani.

Ai piedi della croce,

una domanda mi martella il cuore:

«Se mi conosci davvero, possibile che mi ami?

E quanto mi ami?».

Le tue braccia spalancate

a indicarmi l’inaudita risposta:

«Tanto così».

 

Fammi capire qualcosa

dell’infinita ricchezza del tuo dono

per-dono continuo.

Dio esagerato nell’amore,

che doni con abbondanza

anche se già sai che sprecherò

e sporcherò i tuoi doni.

Fa’ che mi arrenda finalmente al tuo amore

per risorgere con te.

 

Da tutto quello che nella mia vita parla continuamente di morte.

Da tutto quello che dentro di me si oppone al bene, alla luce, alla pace.

Da tutto quello che è impossibile a me

trasformare ed eliminare.

 

Ma con te niente è impossibile.

Se ti seguo «da vicino».

Se alzo lo sguardo verso te.

Se rendo continuamente vera la tua resurrezione.

Fidandomi di te

in mezzo ai venti dell’anima

e agli e-venti della vita.

Ogni giorno.

 

 

«Sapere che mi ami tanto, mio Dio… e non sono impazzito?». San Josemaría Escrivá de Balaguer

 

«Quando si parla d’amore, Signore, forse gli uomini pensano ad una cosa sempre uguale. Ma quanto è vario l’amore! Ricordo che quando t’ho incontrato non mi preoccupavo d’amarti. Forse perché eri Tu che mi hai incontrato e Tu stesso pensavi a riempire il mio cuore. Ricordo che alle volte ero tutta fiamma, anche se il fardello della mia umanità mi dava noia e avevo l’impressione di trascinare il peso. Allora, già d’allora per grazia tua, capivo un po’ chi ero io e chi Tu, e vedendo quella fiamma come un dono tuo.

Poi mi hai indicato una via per trovarti. “Sotto la croce, sotto ogni croce – mi dicevi – ci sono io. Abbracciala e mi troverai”. Me l’hai detto molte volte e non ricordo le argomentazioni che adducevi. So che mi hai convinta. Allora, al sopravvivere d’ogni dolore, pensavo a te, e con volontà ti dicevo il mio sì… Ma la croce restava, il buio che incupiva l’anima, lo strazio che la dilaniava, o altro… Quante sono le croci della vita!

Ma Tu, più tardi, mi hai insegnato ad amarti nel fratello e allora, incontrato il dolore, non mi fermavo ad esso, ma accettatolo, pensavo a chi mi stava accanto, dimentica di me.

E dopo pochi istanti, tornata in me, trovavo il mio dolore dileguato. Così per anni e anni: ginnastica continua della croce, ascetica dell’amore. Sono passate tante prove e Tu lo sai: Tu che conti i capelli del mio capo, le hai annoverate nel tuo cuore. Ora l’amore è un altro: non è solo volontà.

Lo sapevo che Dio è Amore, ma non lo credevo così». Chiara Lubich

 

 
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La riflessione e preghiera è scritta da Stefania Perna ed è contenuta nel libro ’50 preghiere per cercatori di speranza’

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