Non è un caso che sia proprio il tema della Comunione ai divorziati risposati a costituire la “chiave di volta” dello scardinamento dei principi dell’ordine naturale e dell’insegnamento che per secoli la Chiesa ha svolto nei confronti delle persone affidate alla sua custodia. Si continua da dove si è iniziato. Marco Pannella, intervistato da “Vatican Insider”, ricorda così quel 13 maggio di quarant’anni fa: «Sembra ieri: eravamo quattro gatti, ci venne dietro il Paese. Eppure avevamo nemici insospettabili, come oggi (…) Abbiamo avuto in Roncalli un interlocutore attento, come poi, fuori da ogni protocollo, in Wojtyla e oggi in Francesco. Due settimane fa la sua telefonata mi ha riacceso la speranza di non essere solo a combattere contro la disumana condizione nelle carceri. Ora parliamo attraverso la sua voce (…) Come allora la religiosità vera non ha niente a che vedere con i confessionalismi. La campagna antidivorzista fu politica, non religiosa. Si opponevano a noi gli eredi di coloro che fecero coincidere la missione della Chiesa con la difesa del potere temporale dello Stato pontificio e che scomunicarono il Risorgimento, condotto in gran parte da cattolici. Insomma avevamo contro i seguaci del “Sillabo” sconfitti dal Vaticano II. (…) Dopo essere stati messi fuori gioco dalla primavera conciliare di Giovanni XXIII, le frange più clericali cercarono nella difesa del loro potere sullo Stato l’ultima trincea contro l’evoluzione della Chiesa secondo la coscienza dell’immensa maggioranza dei fedeli. Volevano far coincidere la sacralità di un sacramento, che deve vincolare la coscienza dei credenti, con l’uso dei carabinieri per imporre fedeltà confessionali. Come se fossimo regolati dal diritto canonico e non da un diritto laico e statuale». Sembra di rileggere la “coscienza” di Eugenio Scalfari, quando registra su “Repubblica” le parole dell’attuale Pontefice, che gli dice: «Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo».
Com’è migliorata l’Italia da quel 13 maggio? Ogni due matrimoni che si celebrano, uno viene meno. Aumentano i bambini che nascono fuori del matrimonio e si vogliono ridurre i tempi dell’attesa per il divorzio. Per l’aborto, siamo nella media europea: uno ogni 25 secondi. L’età media della maternità è ritardata quasi fino ai 30 anni e la pillola ru486 sta divenendo il più formidabile sistema di controllo delle nascite. Diminuisce la natalità, consolidando la prospettiva che più volte si è determinata nella storia: la morte delle società che non fanno figli. Si fa nascere la vita nei laboratori. Si maltratta l’istituto della famiglia, equiparata a una qualunque delle scelte delle relazioni intersociali, che sono considerate in riferimento ai gusti, alle opzioni e ai liberi arrangiamenti privati. Cresce il desiderio di tutelare improbabili unioni tra persone dello stesso sesso, alle quali si vorrebbero affidare i bambini. Si sdogana l’omosessualità come propensione “naturale” dell’essere umano e, di pari passo, ci si appresta ad aprire un grande dibattito sull’eutanasia e sulla pedofilia. C’è chi ha compreso quello che sta avvenendo. È ancora una volta Marco Pannella. «Oggi» – ha detto il leader radicale lo scorso 4 maggio a “Radio Radicale” – «hanno fatto la Marcia per la Vita. I quarantamila, ecc… Questa a me pare la reazione assolutamente inevitabile delle basi vaticane e clericali di questi ultimi cinquant’anni, che con questo Papa sentono che devono fare i conti con quanto ha esclamato due mesi fa: “Basta con le ossessioni su aborto, divorzio e non so cos’altro”». Così come il demonio non si stanca, anche l’affermazione della Verità ha bisogno di persone che non si stanchino. Nonostante tutto. di Danilo Quinto