Un uomo – un palestinese – ha accoltellato e ferito cinque persone a Tel Aviv ed è stato ucciso da un soldato presente alla scena. Il “terrorista” – come è definito dalla polizia e dai media – ha usato un cacciavite per ferire una soldatessa e altre tre persone mentre fuggiva. Un altro soldato lo ha rincorso e l’ha ucciso. Il fatto è avvenuto oggi all’incrocio fra Menahem Begin Boulevard e Moses Street, in una zona molto frequentata.
In precedenza, a Gerusalemme, un giovane israeliano di 25 anni è stato accoltellato alla fermata del tram di Bar Lev Boulevard. L’assalitore è stato bloccato da poliziotti e ferito e consegnato alle forze di Shin Bet per un interrogatorio.
Si tratta di Subhi Ibrahim Mohammed Abu Khalifa, 19 anni, palestinese del campo profughi di Shoafat, vicino a Gerusalemme. La polizia ha detto che l’arrestato non ha precedenti penali.
Con quelli di oggi, almeno sette accoltellamenti sono avvenuti a Gerusalemme e in Israele, dallo scorso 3 ottobre, quando un palestinese ha ucciso due israeliani nella città vecchia. Israele ha risposto con un potenziamento della sicurezza e la distruzione delle case degli assalitori. Ciò ha accresciuto la tensione con scontri fra i giovani, che lanciano pietre e bottiglie incendiarie, e l’esercito israeliano che usa granate, proiettili di gomma e gas lacrimogeno.
Anche quest’oggi vi sono stati scontri al posto di blocco di Bet El, all’uscita di Ramallah.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “i civili israeliani sono in prima linea nella guerra contro il terrorismo”. Alcuni sindaci, fra cui quello di Gerusalemme, ha incoraggiato i residenti a portare con sé armi da fuoco per difendersi.
Un video diffuso da France Presse ieri mostra anche lo stile con cui lavorano i militari israeliani: alcuni agenti d’Israele si sono infiltrati, mascherati con la keffiah, in un gruppo di palestinesi che lanciavano pietre. Ad un certo punto hanno tirato fuori le loro pistole e hanno ferito tre giovani, dei quali uno in modo grave.
Per calmare la tensione, Netanyahu ha proibito a tutti i parlamentari israeliani di visitare la Spianata delle moschee. Questa è da settimane fonte di scontri a causa della richiesta di coloni israeliani e dell’ultra-destra di poter visitare e pregare sulla spianata, che all’origine era la spianata del tempio ebraico. Il ministro dell’agricoltura Uri Ariel (del partito Focolare ebraico), si è recato varie volte sulla Spianata, insieme a membri nazionalisti religiosi e a eletti del Likud, il partito di Netanyahu. I musulmani temono che le continue visite di coloni e ebrei sulla spianata porti a un cambiamento dello status quo (che vieta la preghiera agli ebrei).
I parlamentari israeliani arabi hanno deciso di sfidare il veto di Netanyahu e domani vogliono partecipare alla preghiera del venerdì alla moschea di Al-Aqsa.
Redazione Papaboys (Fonte www.asianews.it)