Un miracolo avvenuto durante il Concilio Lateranense del 1215. Mentre celebrava la Messa in presenza del papa accadde un miracolo: abbassò le mani, ma l’ostia rimase sospesa in aria. Il patriarca Geremia di Amchit nacque ad Amchit, in Libano, dove rimase fino a quando Dio lo chiamò per il servizio nella vita religiosa.
Divenne monaco, e con l’aiuto dei fratelli David e Joseph visse per un periodo da eremita negli eremi di Amchit.
Tra gli eremi c’erano e tre chiese: Nostra Signora del Mare, Santa Zakhia e San Giovanni. I tre templi sono noti come le chiese di Santa Zakhia e vengono considerate tra le rovine antiche più importanti di Amchit.
Nel 1199 Geremia venne eletto patriarca di Antiochia della Chiesa maronita. In seguito papa Innocenzo III lo invitò a partecipare al Concilio ecumenico che si sarebbe svolto in Laterano, a Roma, nel 1215.
Il patriarca andò e partecipò all’incontro. Mentre celebrava la Messa alla presenza del papa e dei membri del Concilio avvenne un miracolo.
Alzò il pane sacramentale dopo la consacrazione perché venisse onorato e adorato dai presenti, come stabilisce la liturgia. Poi abbassò le mani, ma l’ostia rimase sospesa nell’aria, senza che niente o nessuno la sostenesse.
Il papa e la folla presente rimasero estremamente stupiti da quello che si svolgeva davanti ai loro occhi, soprattutto tenendo conto del fatto che il Concilio del Laterano aveva l’obiettivo di definire la dottrina della conversione del pane e del vino dell’Eucaristia nel corpo e sangue di Cristo.
Il vescovo Ibn AlQileii afferma in relazione al miracolo che “i presenti rimasero meravigliati dal patriarca Geremia, e da allora lo considerarono un santo”.
Ancora oggi si può ammirare nella basilica romana di San Giovanni in Laterano il dipinto che mostra il patriarca mentre officia la Messa con l’ostia sopra la sua testa. Il miracolo viene menzionato anche nel rapporto del Laterano.
Il patriarca tornò poi in Libano e rimase fino alla morte, avvenuta nel 1230, nel monastero di Santa Ilige.
di Tony Assaf per Aleteia
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]