Lei lo vedeva, pregavano insieme, e lui lasciava perfino che lei lo toccasse. Insomma, Santa Gemma considerava il suo Angelo Custode come un amico sempre presente. Egli le prestava ogni tipo di aiuto, addirittura portando messaggi al suo confessore, a Roma.
Questo sacerdote, don Germano di San Stanislao, dell’Ordine dei Passionisti, fondato da San Paolo della Croce, lasciò la narrazione della relazione di Santa Gemma con il suo celeste protettore: “Frequentemente quando le chiedevo se l’Angelo Custode rimanesse sempre al suo posto, al suo fianco, Gemma si volgeva verso di lui completamente a suo agio e subito cadeva in un’estasi di ammirazione per tutto il tempo in cui lo fissava“.
Lei lo vedeva per tutto il giorno. Prima di addormentarsi gli chiedeva di vegliare al capezzale del letto e di farle un segno della Croce sulla fronte. Quando si svegliava, al mattino, aveva l’immensa gioia di vederlo al suo fianco, come lei stessa raccontò al suo confessore: “Questa mattina, quando mi sono svegliata, lui era lì vicino a me”.
Quando andava a confessarsi e aveva bisogno di aiuto, senza indugio il suo Angelo l’aiutava, come racconta: “[Lui] mi richiama alla mente le idee, mi detta anche alcune parole, di modo che non sento difficoltà a scrivere”. Inoltre, il suo Angelo Custode era un sublime maestro di vita spirituale, e le insegnava come procedere rettamente: “Ricordati, figlia mia, che l’anima che ama Gesù parla poco e si abnega molto. Ti ordino, da parte di Gesù, di non dare mai il tuo parere se non ti è richiesto, e di non difendere mai la tua opinione, ma di cedere subito”. E aggiungeva ancora: “Quando commetti qualche mancanza, dillo subito senza aspettare che te lo chiedano. Infine, non dimenticarti di proteggere gli occhi, perché gli occhi mortificati vedranno le bellezze del Cielo“.
Sebbene non fosse una religiosa, e conducesse una vita comune, Santa Gemma Galgani desiderava, tuttavia, consacrarsi nel modo più perfetto al servizio di Nostro Signore Gesù Cristo. Però, come a volte può succedere, il semplice desiderio di santità non basta; è necessaria la saggia istruzione di chi ci guida, applicata con fermezza. E così succedeva a Santa Gemma.
Il suo soavissimo e celeste compagno, che in ogni momento stava sotto il suo sguardo, non metteva da parte la severità quando, per una qualsiasi scivolata, la sua protetta smetteva di seguire le vie della perfezione. Quando, per esempio, decise di mettersi alcuni gioielli d’oro, con un certo compiacimento, per far visita a un parente da cui li aveva ricevuti in regalo, sentì un salutare ammonimento dal suo Angelo, al ritorno a casa, che la guardava con severità: “Ricordati che le collane preziose, per abbellimento della sposa di un Re crocifisso, possono essere soltanto le sue spine e la sua Croce“.
Fosse quale fosse l’occasione in cui Santa Gemma deviasse dalla santità, subito un’angelica censura si faceva sentire: “Non ti vergogni di peccare in mia presenza?“. Oltre che a essere custode, si vede bene che l’Angelo Custode svolge l’eccellente compito di maestro di perfezione e di modello di santità.
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