Il 6 agosto 1945, alle 8.15 ora locale, il bombardiere Enola Gay sganciò su Hiroshima la bomba “Little boy”. Gran parte della città fu immediatamente distrutta. Entro la fine di quell’anno morirono 140mila persone. Molte altre hanno continuato a portare le ferite sul corpo e nella memoria per il resto della loro vita. Tre giorni più tardi gli americani lanciarono una seconda bomba, la cosiddetta “Fat man”, sulla città di Nagasaki. Due armi tra loro completamente differenti: una all’uranio 235, l’altra al plutonio 239, sostanzialmente uguale a ‘The Gadget’, la prima bomba atomica esplosa ad Alamogordo nel famoso Trinity Test tre settimane prima, il 16 luglio, dell’olocausto di Hiroshima.
70 anni fa, Hiroshima (Giappone) è stata colpita dalla bomba atomica in uno degli episodi più drammatici nella storia dell’umanità. Il 6 agosto 1945, festa della Trasfigurazione, molto vicino al luogo in cui cadde la bomba
Little Boy, quattro sacerdoti gesuiti tedeschi sono sopravvissuti alla catastrofe, e le radiazioni – che hanno ucciso migliaia di persone nei mesi successivi – non hanno avuto alcun effetto su di loro.Questa storia, documentata da storici e medici, è nota come “Il miracolo del Rosario di Hiroshima”.
I gesuiti Hugo Lassalle, superiore in Giappone, Hubert Schiffer, Wilhelm Kleinsorge e Hubert Cieslik si trovavano nella casa parrocchiale della chiesa gesuita di Nostra Signora dell’Assunzione, uno dei pochi edifici che hanno resistito alla bomba. Al momento dell’esplosione, uno dei gesuiti stava celebrando l’Eucaristia, un altro stava facendo colazione e gli altri erano nei pressi della parrocchia.
In base a quanto ha scritto padre Hubert Cieslik, hanno riportato solo ferite di poco conto a causa dei vetri rotti, ma nessun effetto delle radiazioni né perdita dell’udito o qualsiasi altro danno.
I medici che hanno assistito i gesuiti alcuni giorni dopo l’esplosione li hanno avvertiti che le radiazioni avrebbero potuto provocare loro gravi lesioni, nonché malattie e morte prematura, ma questa diagnosi non si è mai realizzata.
Non hanno sviluppato alcun disturbo, e nel 1976, 31 anni dopo l’esplosione della bomba, padre Schiffer si è recato al Congresso Eucaristico a Philadelphia, ha raccontato la sua storia e ha detto che tutti e quattro i gesuiti erano ancora vivi e non avevano alcuna malattia.
I sacerdoti sono stati esaminati da decine di medici circa 200 volte negli anni successivi, e sul loro corpo non è mai stata rinvenuta alcuna conseguenza delle radiazioni.
I quattro religiosi non hanno mai dubitato del fatto di aver goduto della protezione divina, e in particolare della Madonna: “Crediamo di essere sopravvissuti perché stavamo vivendo il Messaggio di Fatima. Vivevamo e recitavamo il Rosario quotidianamente in quella casa”, hanno spiegato.
Padre Schiffer ha scritto “Il Rosario di Hiroshima”, un libro in cui racconta tutto ciò che ha vissuto.
In occasione dei 70 anni dell’esplosione della bomba atomica a Hiroshima, il vescovo di Niigata e Presidente di Caritas Asia, monsignor Tarcisius Isao Kikuchi, ha diffuso un messaggio in cui sottolinea che il Giappone può contribuire alla pace “non con nuove armi, ma con le sue attività di nobiltà e grande storia nella crescita mondiale, in particolare nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo”.
Il presule ha aggiunto che “con questo contributo allo sviluppo, che porta al pieno rispetto e alla realizzazione della dignità umana, sarebbe molto apprezzato e rispettato dalla comunità internazionale”. Ogni anno, tra il 5 e il 15 agosto, il Paese celebra una Preghiera per la Pace.
A Hiroshima e Nagasaki (l’altra città sulla quale è stata sganciata la bomba atomica) sono morte circa 246.000 persone, la metà delle quali al momento dell’impatto e il resto qualche settimana dopo per gli effetti delle radiazioni.
La bomba di Hiroshima ha coinciso con la solennità della Trasfigurazione del Signore, e la resa del Giappone è avvenuta il 15 agosto, solennità dell’Assunzione della Vergine Maria.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Alteia
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