All’origine del Santuario-Basilica Monumentale di Santa Maria delle Grazie in San Giovanni Valdarno, troviamo un intervento straordinario della Madonna che come prima Grazia fa crescere il latte in un seno inaridito per salvare la vita ad un neonato.
Il Castello di San Giovanni Valdarno è fondato nel 1296 dalla Repubblica di Firenze, contro gli Ubertini di Arezzo, su disegno di Arnolfo di Lapo, celebre architetto del tempo, con ventiquattro torri, «quattro porte di accesso sui lati e solide mura di cinta… Ma oggi non si vedono più le torri numerose, le quali furono demolite e trasformate in abitazioni civili e, con quelle, scomparvero anche le porte, di cui una sola, detta Porta di San Lorenzo, venne chiusa per l’erezione di un Oratorio che nel corso dei secoli, per la pietà dei fedeli, è divenuto l’attuale Basilica e Santuario di Nostra Signora delle Grazie».
Dal 1375 al 1478 Firenze è in progressiva espansione ed in continue guerre; la terra di San Giovanni, suddita ed alleata di Firenze, ne è di conseguenza coinvolta; ma con le guerre si abbattono sul territorio i flagelli della carestia, della fame e della peste. Particolarmente virulenta è la pestilenza del 1478 che distrugge gran parte della popolazione del paese. Tra i superstiti di così grande flagello è rimasto un bimbo innocente, di appena tre mesi, Lorenzo. La mamma Santa ed il papà Francesco sono stati portati via dalla peste; è rimasta solo la nonna paterna Mona Tancia, ultra settantenne, impotente a sostentare il neonato, nella estrema povertà in cui si trova. Ella cerca affannosamente una nutrice per il bambino, ma nessuno ha il coraggio di avere rapporti con persone superstiti del contagio.
La povera vecchia con il cuore in tumulto, tremante di spasimo per la notte imminente, il 22 dicembre correndo per le vie del paese, giunge alla Porta di San Lorenzo, ed alza gli occhi pieni di lacrime verso l’antica immagine della Madonna con il Bambino dipinta sull’unica Porta rimasta delle mura della Città. Ricordando le tante volte che si era rivolta con fiducia a quella benedetta immagine, si prostra piangendo ed implorando a braccia aperte:
“Provvedi Tu a questa creatura innocente!”.
Subito sente un misterioso conforto che rianima il suo cuore e l’apre ad una profonda speranza. Corre alla povera casa, stanca e sfinita, si butta sul letto con accanto il bambino che riprende a vagire e a gemere cercando con ansia il seno materno. La nonna, quasi inconsciamente, per acquietarlo porge alle sue labbra il proprio seno arido, avvizzito, nell’illusione di calmarlo, e sente misteriosamente fluire in sé un flusso vitale ed esuberante: il bambino si acquieta ed aderisce sempre più al seno della nonna. Stupita per il fatto straordinario, non può che attribuire il miracolo alla bontà della solitaria Madonna del Castello, ed alle prime luci del giorno comunica la sua riconoscenza a tutti i conoscenti. Il flusso del latte è copioso ed abbondante, come fosse di una giovane mamma, e tale continua per molti mesi.
La notizia del prodigio si sparge in un baleno, la gente accorre da ogni parte, tutti si prostrano davanti alla sacra immagine ardenti di fede e di riconoscenza. Le grazie e i prodigi si susseguono e si moltiplicano; il concorso dei fedeli cresce ogni giorno di più. Anche Lorenzo de’ Medici vuole essere testimone oculare del fatto ed accorre di persona. Viene eretta, attorno alla sacra immagine, una piccola Cappella che subito prende il nome di Madonna delle Grazie per i tanti fatti straordinari che vi si verificano. Con il passare dei secoli la Cappella si trasforma nell’attuale Santuario-Basilica Monumentale.
In seguito al suo primo miracolo viene ancora oggi ricordata anche come la Madonna del Latte, pur essendo raffigurata con Gesù Bambino che ammira un uccellino. Si tratta di una tipica opera toscana del 1300, artista sconosciuto. L’uccello sembra essere una rondine, simbolo della Resurrezione. La Madonna delle Grazie è stata incoronata il giorno della sua festa, l’ 8 settembre 1704.
1. O Celeste Tesoriera di tutte le grazie, Madre di Dio e Madre mia Maria, poiché sei la Figlia Primogenita dell’Eterno Padre e tieni in mano la Sua onnipotenza, muoviti a pietà dell’anima mia e concedimi la grazia di cui fervidamente Ti supplico.
Ave Maria
2. O Misericordiosa Dispensatrice delle grazie divine, Maria Santissima, Tu che sei la Madre dell’Eterno Verbo Incarnato, il quale Ti ha coronato della Sua immensa sapienza, considera la grandezza del mio dolore e concedimi la grazia di cui ho tanto bisogno.
Ave Maria
3. O Amorosissima Dispensatrice delle grazie divine, Immacolata Sposa dell’Eterno Spirito Santo, Maria Santissima, Tu che da Lui hai ricevuto un cuore che si muove a pietà delle umane sventure e non può resistere senza consolare chi soffre, muoviti a pietà dell’anima mia e concedimi la grazia che io aspetto con piena fiducia della Tua immensa bontà.
Ave Maria
Sì sì, o Madre mia, Tesoriera di tutte le grazie, Rifugio dei poveri peccatori, Consolatrice degli afflitti, Speranza di chi dispera e Aiuto potentissimo dei cristiani, io ripongo in Te ogni mia fiducia e sono sicuro che mi otterrai da Gesù la grazia che tanto desidero, qualora sia per il bene dell’anima mia.
Salve Regina
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