Nella Solennità di Cristo Re dell’Universo termina l’Anno della Fede, aperto ed indetto da Benedetto XVI e portato a termine da Papa Francesco. Un anno di grazia, gioia e rinnovamento per la Chiesa Cattolica ed anche per ogni singolo fedele che si è recato a Roma da ogni parte del mondo. Ma anche le Chiese locali hanno vissuto questi 12 mesi con grazie forza spirituale.
Papa Francesco presiederà questa domenica in Piazza San Pietro, a partire dalle 10.30, la Santa Messa per la chiusura della Anno della Fede. Prima dell’inizio della celebrazione verranno esposte le reliquie di San Pietro e sarà effettuata la colletta in favore delle popolazioni colpite dal tifone nelle Filippine. Al termine della Messa, il Papa consegnerà simbolicamente l’Esortazione Apostolica “Evangelii gaudium” a vari rappresentanti della Chiesa e della società e della cultura. Il documento sarà presentato e pubblicato martedì prossimo. Per un bilancio dell’Anno della Fede, Sergio Centofanti della Radio Vaticana ha sentito mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione: (cliccando sui link le interviste anche in audio)
R. – E’ stata, direi, innanzitutto un’esperienza di grazia che abbiamo ricevuto. La fede, intanto, è Dio che ci viene incontro e chiede la nostra risposta. Penso che quest’anno abbia mostrato che c’è stata una grande risposta positiva, entusiasta e carica di significato, che è stata data a questo momento. Noi, normalmente, siamo abituati a sottolineare gli aspetti più negativi, gli aspetti della crisi. Non che non ci sia una crisi di fede: c’è ed è anche profonda. Però, quest’anno ci ha fatto anche comprendere e ci ha reso visibile che insieme ad essa c’è ugualmente tanto entusiasmo, tanto desiderio di riprendere il cammino che il Signore ci ha affidato.
D. – E’ stato un anno particolare, anche perché è stato aperto da Benedetto XVI e chiuso da Papa Francesco …
R. – Sì: certamente è stato pensato e voluto da Papa Benedetto che, con la sua Lettera “Porta fidei” ci diceva che l’incontro con il Signore è un cammino, è una porta sempre aperta. Papa Francesco ci ha detto che questa porta dev’essere anche varcata. Io penso che il cammino tra Papa Francesco, che lo ha segnato con la sua testimonianza, e Papa Benedetto che lo ha desiderato, in quest’Anno della Fede sia proprio questo: la dimensione, cioè, di un coraggio nel non venire meno nella fede.
D. – Papa Francesco sta chiedendo una Chiesa più accogliente, una Chiesa con le porte aperte. In questo senso, sta scuotendo noi cristiani e sta avvicinando tanti cosiddetti lontani…
R. – Questa è la testimonianza che ci sta dando e che provocherà ancora di più la riflessione e l’azione pastorale con la Lettera apostolica “Evangelii gaudium” che consegnerà in rappresentanza ad alcune categorie di persone: da un vescovo fino ai ragazzi che hanno ricevuto la Cresima. Devo dire che non solo il Papa ci dice che dobbiamo attraversare quella porta, ma ci dice che dobbiamo anche fattivamente, concretamente, andare incontro agli altri. Papa Francesco ci richiama alla cultura dell’incontro: io credo che questo sia molto importante.
D. – E questo cambierà anche l’atteggiamento di noi cristiani …
R. – Ma, credo che questo debba provocare ancora di più noi credenti. La nostra storia – dobbiamo essere anche sinceri, in questo – è la storia di venti secoli di un annuncio e anche di una prassi permanente dell’avere riconosciuto l’apporto che noi potevamo dare a questo mondo. Lo abbiamo fatto con le nostre contraddizioni, ma lo abbiamo fatto anche con tanti segni che esprimono la santità della Chiesa e la sua azione di carità, di vero amore e anche di solidarietà. La storia dei Santi, dopotutto, ma non solo la storia dei Santi: forse quella dei Santi emerge di più perché vengono ricordati nel corso dei secoli e sono stati in tanti momenti una vera rivoluzione culturale; ma la storia di tanti cristiani il cui nome è conosciuto soltanto da Dio, è quella di un impegno quotidiano a favore dei più poveri, a favore degli emarginati, dei sofferenti … Quindi, una testimonianza di fede genuina.
D. – Le rimane qualche immagine di quest’Anno, che magari i mass media non hanno sottolineato?
R. – Mi rimangono veramente tante immagini che mi fanno commuovere realmente. L’immagine che personalmente porto nel cuore è quella che per un’ora, il giorno del Corpus Domini, in tutti i continenti, in tutti i luoghi il Cristo è stato davvero il cuore del mondo, quando c’è stato il sincronizzarsi sull’ora di Roma, dalle 17 alle 18, con l’adorazione dell’Eucaristia. L’Eucaristia, per noi cristiani, è il fondamento della fede, è il cuore dell’evangelizzazione, è – direi così – la provocazione prima e ultima, perché parte da lì e ritorna di nuovo lì per annunciare che abbiamo incontrato Gesù Cristo: lì lo avevamo davanti, lì la fede significava tenere fissi i nostri occhi sul Suo Volto, benché nascosto nella specie eucaristica; lì noi abbiamo scoperto che da qualsiasi parte del mondo, possiamo essere distanti nel tempo e nello spazio, ma c’è stato un momento in cui eravamo tutti uniti. Perché Cristo ci teneva uniti, perché la contemplazione, l’adorazione del suo Volto ci teneva uniti!
(Fonte: Radio Vaticana)
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