“Accendi una luce contro la tratta” è il titolo della Prima giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, voluta dal Papa, e fissata per questa domenica 8 settembre, festa di Santa Bakhita, una schiava che trovò la strada verso la libertà. La giornata, promossa dalle Unioni Internazionali femminili e maschili dei superiori e delle superiore Generali, è patrocinata anche dal Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti.
Fabio Colagrande della Radio Vaticana ha chiesto al presidente del dicastero, il card. Antonio Maria Vegliò, perché nel Magistero di Francesco il tema del contrasto della tratta sia così centrale:
R. – In linea di pensiero con i suoi predecessori, Papa Francesco è particolarmente attento al dramma della tratta di persone e cerca azioni concrete per contrastare questa piaga della schiavitù contemporanea in tutte le sue forme, che più volte ha definito come “un crimine contro l’umanità”. La tratta di persone è un vero allarme per tutta la società e vede coinvolti Paesi di tutti i continenti. 21 milioni di persone (secondo i dati dell’organizzazione internazionale del lavoro) sono vittime della tratta di persone a scopo di sfruttamento sessuale o di lavoro forzato, espianto di organi, accattonaggio, servitù domestica, matrimonio forzato e adozione illegale. Oltre il 60% sono donne e minori. Il Santo Padre chiede a ciascuno di lottare contro l’indifferenza e contro la cultura dello scarto “per non essere più schiavi, ma fratelli”, come esorta nel messaggio per la 48.ma Giornata mondiale della pace. I suoi appelli sono diretti ai governanti e alle istituzioni e a ciascuno ricorda una responsabilità sociale per contrastare questo fenomeno criminale che coinvolge anche le imprese, le catene di distribuzione, affinché nessuno si renda complice con l’omertà o con l’indifferenza di queste organizzazioni criminali che sfruttano per miliardi di euro l’anno la vita di uomini, donne e bambini in stato di schiavitù.
D. – Quanto il fenomeno della tratta di persone è connesso con quello delle migrazioni?
R. – Le organizzazioni criminali hanno fatto della tratta di persone un vero business e trovano terreno fertile nelle migrazioni. Le vittime adescate per sfruttamento lavorativo e per sfruttamento sessuale, vengono spesso trasferite in Paesi vicini o in altri continenti con viaggi regolari (ad esempio con visto turistico e voli aerei). Altre volte le vittime vengono portate a bordo delle carrette del mare o nascoste. Se esse sopravvivono al viaggio vengono schiavizzate nel Paese di destinazione. Nella migrazione irregolare, drammatica è anche la situazione dei migranti economici che fuggono la povertà o dei richiedenti asilo che fuggono persecuzioni o guerre. Anche nei Paesi industrializzati, l’arrivo di migranti e di rifugiati è un facile lucro per i malavitosi che fanno leva sulla disperazione di queste persone molto vulnerabili (la maggioranza sono donne sole o con i figli, oppure bambini soli). Numerose sono queste persone che cadono vittime di sfruttamento in mano ad organizzazioni criminali capaci di avvicinarli e di renderli invisibili. È per questo fondamentale: rafforzare le attività di informazione sui diritti e doveri dei migranti, individuando le persone vulnerabili, bisognose di particolare assistenza (minori non accompagnati, vittime di tratta, migranti a rischio sfruttamento) Aiutare le forze dell’ordine per individuare le persone a rischio. E poi informare migranti e profughi sui rischi legati alla migrazione irregolare, alla tratta di esseri umani ed alla riduzione in schiavitù a scopo di sfruttamento nonché alla permanenza irregolare sul territorio nazionale
D. – Qual è sul territorio il contributo che la Chiesa già offre nel mondo per contrastare la tratta e cosa può fare di più?
R. – La Chiesa offre da anni il suo contributo sia in istanza internazionale, partecipando a Riunioni di Alto Livello presso le Istituzioni delle Nazioni Unite in favore della protezione delle vittime, per dare loro voce e per sensibilizzare sul tema della tratta di persone. A livello locale, i vescovi delle Conferenze Episcopali interagiscono con le isitituzioni dei Governi per sensibilizzarli al fenomeno della tratta di persone. Come avviene per esempio nelle Filippine, in Svizzera e negli Stati Uniti.
R. – Ci sono organizzazioni cristiane della società civile che lavorano in rete. Penso ad esempio al COATNET (la Rete di Organizzazioni Cristiani contro la Tratta di Persone) coadiuvato dalla Caritas Internationalis, organismo al quale questo Pontificio Consiglio partecipa in qualità di Osservatore. Le numerose Caritas sparse sul territorio attraverso il mondo offrono poi progetti di assistenza, protezione e di reinserzione delle vittime. Vi è, inoltre, una fitta rete internazionale di suore che salvano vite di innocenti e ridanno loro la dignità di persona. La Chiesa continua continuerà a denunciare questa piaga dell’umanità e sarà importante incentivare il dialogo e le tavole rotonde che si possono stabilire con le Istituzioni governative di ogni Paese per dare vita a un quadro legislativo importante, come fu il caso in Italia qualche anno fa.
Servizio di Fabio Colagrande per la Radio Vaticana