Il Santuario di Montegrazie si trova a pochi chilometri dall’omonimo paese e vanta una tradizione lontana nel tempo.
La storia narra che nel XIII secolo, la Madonna con il bimbo in braccio apparì ad una giovane ragazza sordomuta, chiedendole di costruire una chiesa in Suo onore.
La ragazza guarì miracolosamente dalla sua infermità ed il padre della fanciulla si fece promotore per l’edificazione della chiesa.
L’apparizione avvenne su di una nuda pietra sulla quale venne eretto l’altare del primitivo Santuario.
Fu costruito così un piccolo Santuario, del quale oggi resta solo la Cappella dell’Apparizione e la metà inferiore del Campanile.
Successivamente, nel 1450, fu edificata una nuova e più ampia Chiesa, di fianco alla preesistente cappella.
L’interno del Santuario è in stile tardogotico e presenta una pianta a tre navate, divisa da colonne in pietra scura con archi a sesto acuto.
Gli affreschi risalgono al quattrocento, periodo in cui gli autori Tomaso e Matteo Biazaci, lavorarono tra Piemonte e Liguria.
Nella navata sinistra e nella corrispondente abside, troviamo così le opere dei due pittori: il Giudizio Finale, Le pene dei dannati e le Storie del Battista.
Questi sono gli affreschi più importanti, ma se ne trovano anche altri particolarmente belli, tra questi: la Passione di Gesù dipinto di Pietro Guidi da Ranzo e le Storie di San Giacomo Maggiore dipinte da Gabriele della Cella.
Dopo il Concilio di Trento furono costruiti cinque altari.
Nella nicchia dell’altare maggiore, quello centrale ed unico sopravvissuto al Concilio di Trento, si può ammirare la miracolosa statua in marmo finissimo della Madonna delle Grazie, incoronata l’8 settembre 1896.
La Chiesa è da secoli meta di pellegrinaggio e di processioni votive in occasione di ricorrenze, di feste in onore della Madonna e non solo.
Si possono notare infatti voto portati da persone che hanno navigato per mare. Tra i molti spicca quello che raffigura la Madonna che salva una barca dalla tempesta e San Bernardino da Feltre, creatore dei Monti di Pietà.
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Gli affreschi dell’abside di San Giacomo, dipinti nel 1498 dal pittore Gabriele de Cella di Finale Ligure, raffigurano i principali miracoli tradizionalmente attribuiti a San Giacomo Maggiore e costituiscono un testimonianza unica, in tutto il ponente ligure, della devozione “Jacobea”. Tra questi il “MIRACOLO DEI POLLI“.
La tradizione narra che un giovane tedesco intraprende con i genitori il cammino verso Compostela. Giunto a Santo Domingo de la Calzada il gruppo alloggia in una locanda dove la figlia dell’oste, innamorata ma respinta dal giovane, decide di vendicarsi nascondendogli un prezioso vaso nella borsa e denunciandolo del furto.
Il pellegrino viene arrestato e condannato a morte per impiccagione ma i genitori, pur disperati, decidono di completare comunque il pellegrinaggio sino a Compostela. Sulla strada del ritorno passano nuovamente a Santo Domingo de la Calzada e, meraviglia,trovano il giovane impiccato, sorretto da San Giacomo, ancora vivo che si rivolge al padre dicendo “O padre levateme de qui Santo Jhacobo ma’ scampato”.
I genitori corrono dal giudice del villaggio, che in quel momento sta pranzando, per chiedere l’autorizzazione a liberare il figlio ancora vivo! . “Vivo ?” li schernisce il giudice,” Si ma come questi polli arrosto che ho nel piatto!” ma…, ecco il secondo miracolo , i polli si rianimano e spiccano il volo. I genitori così liberano il giovane e riprendono il cammino di ritorno in compagnia del diletto figlio.
Con il completamento della condotta che porta l’acqua dalla fonte dei Canielli “mezzo miglio discosta” alla piazza del Santuario si è ultimato sabato 4 ottobre 2014 il laborioso restauro dei ruderi della Cappella della Madonna dell’ Acqua.
Alle 10,25 si è ascoltato per la prima volta il suggestivo sgocciolio nella cisterna ed il monumento ha come ripreso vita; le persone rivivono l’entusiasmo e la suggestione di quando, nel 4 maggio 1632 , per la prima volta l’acqua, dal “vivo fonte”, venne condotta fino alla piazza.
Negli anni successivi si completò la costruzione della cappella ed infine l’11 agosto 1635 vi fu collocata la statua della Madonna che ancora oggi viene conservata nella chiesa parrocchiale di Montegrazie.
Sicuramente si trattò di un evento epocale, quale cambiamento per un Santuario costruito su di un promontorio arido ed assolato, dove per quasi duecento anni l’unica magra fonte di approvvigionamento di acqua era stata la cisterna ,sottostante il campanile, alimentata dalle acque piovane; ora vi era acqua corrente, fresca a cui il pellegrino poteva attingere per lavarsi e rinfrescarsi ; acqua che evocava la rinascita ed il rinnovamento che egli era venuto a cercare, con il conforto della Vergine, per la propria vita.
Ad oggi non conosciamo quando venne realizzato l’altare maggiore del Santuario di Montegrazie.
I libri dei conti dei Massari riportano che il nicchio in marmo della Madonna che sta sopra l’altare centrale (e forse lo stesso altare) venne realizzato nel 1678 dal maestro scultore Alberto Carbone con una spesa complessiva di oltre 400 lire genovesi ( a quel tempo una giornata di un manovale generico veniva retribuita 10 soldi ca. cioè mezza lira ed una giornata di mastro scultore 2 lire ca,).
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