La cornice della visita che Papa Francesco farà a Bari, il prossimo 7 luglio, dove si recherà assieme ad altri leader cristiani per una giornata di riflessione e preghiera per il Medio Oriente, sarà la basilica di San Nicola, il simbolo della città di Bari e un meraviglioso esempio di stile architettonico romanico pugliese. Il tempio ha una grandissima rilevanza per la cristianità in generale, in particolare per i cattolici e gli ortodossi russi e non solo. Per questo motivo la Basilica è considerata un vero e proprio ponte tra cristianesimo d’Oriente e Occidente.
Architettura
Lo stile che contraddistingue questo imponente edificio è quello tipico dell’architettura normanna dell’epoca. La facciata a salienti, semplice e maestosa, è tripartita da lesene, coronata da archetti e aperta in alto da bifore e in basso da tre portali, dei quali il mediano, a baldacchino su colonne, è riccamente scolpito. Due torri campanarie mozze, di diversa fattura, fiancheggiano la facciata sono note come torre del Catapano e delle Milizie, quesst’ultima collega la facciata nord con quella ovest della basilica.
I fianchi dell’edificio si caratterizzano per le profonde arcate cieche (sopra le quali corrono loggette a esafore) e le ricche porte.
Arcate cieche in basso e bifore in alto animano le alte testate del transetto e la parete continua absidale, ornata al centro da un grande finestrone. All’interno della basilica presenta uno sviluppo planimetrico a croce latina commissa. Il corpo longitudinale è diviso in tre navate da dodici colonne di spoglio (sei per lato, con le prime quattro binate, cioè affiancate a coppie).
Il ritmo della navata centrale, con copertura a capriate, è scandito da tre arconi trasversali, aggiunti nel XV secolo in seguito a un terremoto che aveva reso pericolante l’intera costruzione. Mentre i primi due si impostano sulle prime quattro coppie di colonne binate, l’ultimo arcone è retto da due massicci pilastri compositi, posti quasi a metà della navata stessa. Interno della basilica. Al di sopra degli archi c’è il piano del matroneo a trifore. Il soffitto è intagliato e dorato accompagnato con riquadri dipinti del XVII secolo.
Tre solenni arcate su graziose colonne dividono la navata centrale del presbiterio. L’altare maggiore è sormontato da un ciborio del XII secolo. Nell’abside centrale degno di nota è il pavimento con tarsie marmoree e con motivi orientaleggianti dei primi decenni del XII secolo assieme alla vigorosa sedia episcopale marmorea del 1105 e anche al monumento di Bona Sforza, regina di Polonia, di scultori del tardo Cinquecento.
Nell’altare dell’abside destro è presente un trittico di Andrea Rico da Candia del XV secolo; nella parete retrostante sono vari resti di affreschi trecenteschi. Sulla destra il ricco altare di San Nicola, in lamina d’argento sbalzato del 1684. Nell’abside sinistro campeggia una pala d’altare raffigurante la Madonna col Bambino in trono e i santi Giacomo, Ludovico, Nicola di Bari e Marco, sovrastata una cimasa che raffigura il Cristo in pietà fiancheggiato dai santi Gregorio e Francesco eseguita da Bartolomeo Vivarini nel 1476.
Ciborio
Il ciborio soprastante l’altare, realizzato prima del 1150, è il più antico della Puglia. Quattro colonne di marmo antico, le antistanti in breccia rossa, le posteriori in breccia viola, sostengono il baldacchino, composto da due tiburi piramidali a base ottagonale sovrapposti, sorretti da due serie di colonnine con articolati capitelli. L’elaborato riprende un motivo romano, affermando in tal modo esplicitamente richiami al classicismo. Splendidi sono i capitelli che concludono le colonne databili del terzo decennio del XII secolo. Quelli anteriori recano figure angolari di angeli, quelli posteriori sono ornati, uno da pròtomi di ariete e uccelli, l’altro da motivi vegetali.
La cattedra dell’abate Elia
Uno dei maggiori capolavori scultorei del romanico pugliese è conservato all’interno della basilica: si tratta di una cattedra episcopale realizzata al termine dell’XI secolo. La cattedra è ubicata dietro al ciborio, al centro del presbiterio e del mosaico che la riveste. Caratterizzata da un’ornamentazione molto curata, operata in parte a niello, ha il sedile elegantemente traforato negli alti braccioli, sostenuto da espressive figure in altorilievo e a tuttotondo, i telamoni. Sul dorso ci sono due leonesse intente a sbranare due uomini. Da un’iscrizione posta sul retro del sedile, che lega l’opera alla figura dell’abate Elia, arcivescovo di Bari e Canosa, si è fatto risalire il lavoro agli anni tra il 1098 e il 1105. Se tale datazione fosse accertata, la cattedra costituirebbe uno dei primi lavori del romanico pugliese. In realtà l’opera è da collocarsi più probabilmente nella prima metà del XII secolo per la vitalità e la maturità dei rilievi.
Cripta
Due scaloni al termine delle navate laterali conducono nella cripta triabsidata, vasta quanto il transetto e sostenuta da 26 colonne varie abbellite da capitelli romanici. Sotto l’altare centrale della cripta riposa il corpo di san Nicola. Uno degli absidi laterali è destinato al culto ortodosso. La zona dell’altare dove riposano le reliquie del santo è rivestita da un mosaico pavimentale di eccezionale ricchezza di materiali proveniente da diverse aree geografiche.
La lampada uniflamma, luce che arde di spirito ecumenico
Nella Basilica pontificia San Nicola, vicino alla custodia del Santissimo Sacramento si vede la bella lampada uniflamma (a forma di caravella) segno dell’unica fede cattolica ed ortodossa, alimentata da due tradizioni, quella orientale e quella occidentale. Accesa dal Papa Pio XI, fu donata nel 1936 dalla romana Associazione di S. Nicola alla Basilica nell’ambito della “IV settimana Pro Oriente Christiano”. In uno spirito ancora più ecumenico è stata accesa nel febbraio del 1984 da Papa Giovanni Paolo II e dal metropolita di Mira, Crisostomo Konstantinidis. A questo link è possibile approfondire la storia di questo importante simbolo di comunione tra chiesa d’Oriente e d’Occidente.
Fonte: Il Sismografo
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